#CriticaNera - Di cosa parliamo quando parliamo di noir (2^ parte)

L'indagine continua... Foto di ©Nicola Campostori
Prosegue il dialogo tra Alessio Piras e Nicola Campostori sul noir. Qui trovate la prima parte.
(NICOLA CAMPOSTORI)
Nelle tue riflessioni sul noir è centrale il concetto di disincanto, che ti serve anche a sgombrare il campo da alcune definizioni fuorvianti: mi dicevi ad esempio che una delle etichette che vanno più di moda, quella di noir mediterraneo (categoria nella quale potrebbe rientrare anche il tuo romanzo), secondo te “non sta in piedi”; nell'articolo«Cronache del disincanto. Una comparazione traManuel Vázquez Montalbán e Bruno Morchio», scritto per la rivista Altre modernità, condividi infatti le riflessioni di Javier Sánchez Zapatero e Alex Martín Escribà, i quali affermano che:
[…] il criterio geografico è per sua natura limitante vista la pretesa totalizzante di questo tipo di narrazioni” e che sia perciò “più opportuno basare le comparazioni che portano alla definizione delle etichette e alla classificazione dei generi letterari su elementi strutturali e narrativi più solidi”. Anziché dinoir mediterraneo bisognerebbe allora parlare di “cronaca del disincanto”, definizione che arriva ad includere “le narrazioni di un intero continente, l’Europa, che dalle coste del Mediterraneo a quelle del Mare del Nord è attraversato da una comune necessità di critica sociale e politica che metta in discussione lo status quo su cui si fondamenta l’attuale Unione Europea.
Vogliamo approfondire questa riflessione sulla definizione restrittiva di noir mediterraneo?





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