Osservazioni assurde 13 (di Davide Morelli)


 Volevano entrambi vivere una esperienza totalizzante. Si unirono e finirono per nullificarsi a vicenda.



Non chiamate imprenditori coloro che per aumentare l'8% della produzione avevano manomesso un macchinario. Questi sono al contempo avventurieri di infimo grado e criminali.



Tanti citano a sproposito Adriano Olivetti, ma si scordano che Olivetti aveva messo una regola nelle sue aziende: i più alti dirigenti  potevano guadagnare al massimo  5 volte l'operaio generico e non una lira di più.


Sono passati molti anni. Adesso sono tutti morti. Gli chiesero di decidere tra la figlia neonata e la moglie. Lui scelse la moglie, che si salvò. Il medico gli disse che quella figlia era un mostro. Cercava di mettersi il cuore in pace ma non ci riusciva. Adesso sono tutti seppelliti vicini in un piccolo cimitero di paese. 



In una società liberale vengono  premiati soprattutto il rischio di impresa e la costanza nel rischio di impresa. Gli operai invece non vengono mai premiati per il loro rischio di morire, a causa delle troppe aziende non in regola, dell'inflazione legislativa, dei pochi ispettori del lavoro e dei mancati controlli.



Un tempo gli facevano paura le persone che soffrivano di ipertimesia o che erano ipermnestiche. Poi aveva scoperto che neanche chi si ricorda apparentemente tutto tiene a  mente ciò che conta veramente nella vita.



C'erano donne sedotte ed abbandonate che lo odiavano. C'erano escort e ragazze di night che avrebbero potuto spubblicarlo. Così aveva evitato a tutti i costi di diventare personaggio pubblico, ma anche se avesse voluto ai mass media non sarebbe interessato. In ogni modo si godeva come se nulla fosse l'anonimato e rideva quando leggeva la scritta su un muro: "la visibilità è il cancro del secolo". 




In un piccolo paese vicino c'era scritto "W Stalin" sul muro di un ponte in aperta campagna. Erano passati decenni, si erano avvicendate amministrazioni comunali ma quella scritta restava indenne, nessuno l'aveva cancellata. Ormai faceva parte del folclore, era addirittura parte del paesaggio.




Adesso era ottuagenaria. Si ricordava sempre di quella volta che salutò suo padre e se ne andò a lavorare  dall'avvocato come segretaria. Sua zia chiamò in ufficio e le disse che suo padre non aveva risposto non  perché stava dormendo, come lei erroneamente pensava, ma perché era morto davvero.



Non l'aveva mai conosciuta di persona. Quella sua parente si era suicidata lo stesso anno in cui era nato. Si era suicidata perché lasciata dal marito. Allora gli psicofarmaci contro la depressione erano poco efficaci. Restavano le sue poesie. Le sue due raccolte di versi da lei pubblicate molti anni addietro erano una sorta di oggetti transizionali, univano momentaneamente quelle due loro vite. Un poeta che aveva letto quelle sue poesie aveva detto: "era una donna di cultura, ma era tanto triste".



Vendeva macchine da scrivere. Viveva con una sua parente ed un amico pittore in una viareggina di un paese. Era cavaliere della Repubblica.  Era un autodidatta. Soffriva di cuore e ciò nonostante fumava. Morì di infarto alla stazione di Pisa. Lasciò ai pochi parenti un libro di poesie in cui si definiva un povero uomo. Passarono gli anni e su di lui cadde interamente l'oblio,  come per quasi tutti del resto. Era come se non fosse mai esistito.



Aveva un rapporto ambiguo con la parola poesia. Alcune volte la utilizzava per definire qualcosa di troppo astruso ed inutile. Altre volte la utilizzava per esprimere a tavola la bontà di una prelibatezza. Questo forse perché suo figlio un tempo scriveva poesie o aspiranti tali. Stimava il figlio ma non vedeva quell'attività di buon occhio.




Soffriva di diabete. Quando morì gli trovarono i cioccolatini che aveva nascosto in ogni angolo della casa. Solo allora capirono che più che essere geloso delle sue cose non voleva che gli altri vi frugassero e scoprissero i cioccolatini. 




Ad una festa di laurea celebrata in un luogo chic ai partecipanti ubriachi cascarono tre bicchieri. Fu così che i titolari chiamarono i carabinieri. Uno dei partecipanti che aveva una idiosincrasia nei confronti delle forze dell'ordine si rifiutò stupidamente di dare i documenti. I carabinieri volevano portarlo in centrale. Allora gli amici si opposero. Vennero chiamati altri carabinieri e la polizia. C'erano più di una decina di pattuglie. Neanche fossero pericolosi stragisti e tutto era iniziato per tre bicchieri rotti! Mai festeggiare in gruppo in un luogo troppo chic! 




L'onorevole, il grande industriale, l'alto magistrato andavano insieme con escort fidate. Era molto più stringente di un rito massonico. Era un modo ricattatorio di fare pseudomassoneria.




Un amico fisse: "sono curioso di morire per vedere la sorte che mi tocca, cosa c'è  o non c'è". Un altro amico disse: "mi mandi pure all'inferno Dio, ma appena morto voglio dirgli tutto quello che penso di lui". Poi giunse il prete che benedì tutti e affermò: "si sa quello che si lascia ma non si sa quello che si trova". 




Il bambino pianse quando scoprì che era nato da un amplesso. Pianse come quando aveva scoperto che lui e i suoi familiari erano tutti mortali. Erano quelle le vere rivelazioni sconvolgenti. Tutto il resto veniva dopo, ne era una diretta conseguenza.









Ogni volta che la vedeva la ringraziava e diceva a tutti che l'aveva aiutata molto. In realtà aveva solo sveltito una pratica, che andava per le lunghe. Ma a distanza di anni essere una impiegata indefessa e vincere  la burocrazia veniva considerato un grande merito. 



Odiava le feste perché non aveva soldi per fare i regali e anche perché lo facevano sentire davvero solo.



Viveva in simbiosi col cane. Anche quando era a caccia se si fermava a mangiare due chicchi di uva il cane li voleva anche lui e quando lui pisciava anche il cane pisciava. 




Diceva che suo figlio era stato un bravissimo ragazzo, quasi un beato. Lei pregava sempre per lui e da donna bigotta giudicava in modo severo tutto il vicinato. In realtà suo figlio aveva bevuto troppo quella sera quando si era messo alla guida, si era schiantato con la macchina ed aveva ucciso anche un'altra persona. Ma questo né lei né il vicinato lo ricordava, forse anche perché se lo erano tutti dimenticato.




Il suo amico uccise un guardiacaccia. Fu interrogato dai carabinieri e rispose loro che con lui ci andava a donne, ma non sapeva niente dell'accaduto e non sapeva minimamente dove avesse nascosto la pistola.  L'amico poi venne condannato. Scontò una lunga pena ed in carcere divenne comunista. L'amico assassino morì mentre lavorava nell'orto a causa di un rinculo del motocoltivatore.




Andava dal parrucchiere anche per rimanere aggiornata dei fatti e dei pettegolezzi del paese. 



Si era fatto una villa con il terreno e con i soldi che gli aveva donato una vecchia nobildonna, sua amante, che negli anni quaranta era stata a suo tempo amante di nazisti, fascisti ed americani per opportunità,  per salvare le sue proprietà. 





Si sentiva in diritto ed in dovere di giudicare l'intelligenza altrui quando non ne era assolutamente competente e si dimenticava che anche le persone competenti avevano il dovere della privacy a riguardo.



Oggi molti precari vengono definiti dalle organizzazioni consulenti per incentivarli,  per dare loro un contentino. In realtà nella stragrande maggioranza dei casi sono solo precari e non consulenti. Ma molti sono felici nell'essere definiti professionalmente una cosa che non sono e dicono bugie a sé stessi prima ancora che agli altri.



Si invidia persone vicine o qualità che hanno cose che non abbiamo e siamo invidiati da persone vicine che non hanno cose o qualità che noi abbiamo. Ma poi è tutto un darselo ad intendere perché nessuno dice di essere invidioso e tutti dicono di essere invidiati. In ogni caso è meglio non stare troppo vicini se non ci si vuole bene...






Suo padre voleva che fosse un donnaiolo ma lui non lo accontentava e viveva castamente. Quando morì iniziò a fare lo sciupafemmine, ma non era più giovane. Cercava comunque una specie di consenso tardivo dall'aldilà. 





Andava molto raramente ai funerali e si recava molto di rado al cimitero. Pregava molto raramente. Ciò nonostante aveva un rapporto quasi quotidiano col sacro e con la morte tramite la meditazione.




Avevano ristrutturato tutta la casa tranne il tetto. Erano soddisfatti della loro casa e del nuovo vicinato. A volte riflettevano che erano fortunati ad avere salute ed un poco di soldi, quelli che bastavano per tirare avanti. Avevano sempre paura che un evento irreparabile spezzasse la serenità,  l'equilibrio, la pace familiare.





Non si ricordavano più per quale motivo avessero litigato. Da allora avevano deciso di non vedersi né sentirsi più. In realtà erano fatti in modo troppo diverso o comunque si consideravano troppo diversi. Alcune persone però credevano che fossero ancora amici.




Gli restava nella sua libreria quel suo unico libro pubblicato dalla Rebellato. L'autore era morto ormai, rovinato dalle sigarette. I giornali quando morì non rammentarono il suo esordio poetico. Scrissero solo della sua professione. Erano trafiletti comuni. Eppure gli stessi giornali a volte davano più importanza ai premi letterari di nessuna importanza e ai loro vincitori. Era morto un poeta e solo qualche amico e conoscente se lo era ricordato questo fatto. 





Limonava con la tipa in minigonna in pieno centro, incurante dei bambini. Ma non era un maleducato. Era solo un esibizionista, che voleva fare invidia ai vecchietti e suscitare ammirazione nei più giovani. La gente in realtà continuava a guardare le vetrine incurante ed indifferente.



Tutti ormai sapevano che era stato fatto un disastro ambientale, ma esisteva una rete clientelare che teneva saldi i legami e qualora questa non fosse stata sufficiente bastava trovare consenso appellandosi alla fede ideologica. In ogni modo la popolazione era sempre con loro.




Viene portato dalla badante al circolo Arci. Lì fuma e gioca a carte. Ha una pensione da commerciante e non è sufficiente per mantenersi. Il resto lo aggiungono i figli e l'ex moglie. Eppure un tempo ha avuto ricchezza, beni immobili e donne! Adesso gli sono rimasti il decoro, la dignità e gli amici del circolo che ascoltano con interesse le storie che racconta.




Era un Capo Officina, ormai prossimo alla pensione con moglie e già nonno. Però si era invaghito di una giovane operaia separata e con figli, che aiutava economicamente. Non erano amanti. A lui bastava l'amicizia, bastava la sua presenza. 




Era un dirigente pubblico e si era innamorato di una giudice. Lui era totalmente convinto che la donna contraccambiasse. La giudice in realtà stava con un poliziotto. La moglie del dirigente andava alle udienze per controllare la situazione. Poi la donna magistrato fu trasferita. Lasciò il poliziotto. Il dirigente accettò a malincuore di non vederla più. Quindi si misero tutti l'animo in pace. La moglie del dirigente fu felice.



Decise di non curare più l'orto perché si affaticava troppo. Si affaticava a vangare, a stare troppo accucciato per terra. Certo non raccoglieva i frutti della terra. Ma era stato un ex fumatore accanito. Aveva fatto i controlli medici e non era risultato niente di grave. Ma non si fidava di quegli sforzi troppo prolungati. La cosa più saggia era comprare i pomodori al supermercato. Non tutti capirono questa sua scelta, di fatto obbligata, e lo ritennero un signorino viziato. Ma con la salute e con la vita non si scherza e non va mai messa in alcun modo a repentaglio, bisogna stare attenti al minimo segnale, alla prima avvisaglia.




Per essere considerati poeti dalla gente al mondo di oggi molto spesso basta definirsi tali e spesso non c'è bisogno di esserlo veramente.






Suo marito ritornò dal lavoro in bicicletta, mentre fuori imperversava un temporale. Gli chiese di andare a prendere il vino in garage, visto che era già bagnato. Allora lui andò in bagno a riempire una tinozza e la rovesciò addosso alla moglie;  poi le disse che adesso poteva andarci anche lei in garage a prendere il vino, visto che anche lei era bagnata.





Era il suo datore di lavoro. La sera lo portava a teatro quando erano in fiera a Milano. Aveva macchine di lusso. Andavano assieme a donne. Poi si licenziò. Il suo datore di lavoro, ormai vecchio, morì suicida per non dare disturbo ai familiari, visto che era ormai cieco.




Era amico di Sandra Milo da bambino quando abitava a Vicopisano. Si era sposato giovanissimo. Erano andati in Brasile e poi a Vicenza prima di ritornare definitivamente a casa. Lavorava in una base Nato. Era anticomunista. Ormai anziano parlava a raffica, raccontando sempre episodi della sua vita. La moglie faceva finta di niente. Erano entrambi assidui frequentatori dell'università della terza età. Erano grandi risparmiatori dopo una vita di sacrifici. Hanno lasciato dei bei risparmi alle eredi. 



Erano legati a doppio filo sul lavoro e sulla vita per molti anni. Poi il filo fu reciso dal destino. Il legame si dissolse. Restarono solo ricordi e aneddoti nella memoria del figlio. 




L'alba è spesso l'inizio dei mattinieri e la fine dei nottambuli.



Molti che vorrebbero essere al centro del mondo finiscono per accontentarsi di abitare nel centro di un qualsiasi paese. 




Perché scrivere un romanzo, che al massimo è una storia incastrata in altre poche storie quando poteva scrivere una quantità inenarrabile di storie e situazioni? Scrivere un romanzo significa essere ossessionati da pochi personaggi e da una sola storia madre. Questo era quello che pensava a torto o a ragione.



Aveva smesso di temere la morte. Non la considerava orribile. Se la aspettava come una amica che lo avrebbe preso per mano. Non ne faceva  mistero a nessuno. Lo diceva anche al bar ad amici e conoscenti. Eppure cercava di non pensarci. Diceva di aspettare la morte. In realtà come tutti cercava di rimandarla, di rinviarla più in là possibile. 




Lei si ricordava ancora a distanza di molti anni di quella volta con sua cugina in cui tutti in Piazza Maggiore avevano il fazzoletto rosso al collo ed avevano in mano o in tasca l'Unità. Lei era l'unica democristiana in quella piazza. 




Kenneth Patchen scriveva che il prossimo anno l'erba ci coprirà la tomba, mentre adesso siamo qui a guardare le ragazze. Anche Patchen era morto da decenni. Erano rimasti i suoi versi. L'uomo si chiese che cosa sarebbe rimasto di lui dopo la sua scomparsa. Forse niente. Così pensò. Ma non era questo importante. Contava di più la sua sorte ultraterrena,  la sorte terrena ed ultraterrena di sua sorella. Non gli importava niente di come sarebbe andato il mondo. Importante era essere vivi, amare il presente, non sprecare niente e guardare come Patchen le ragazze.



Era col figlio a fare un giro sulle colline pisane quando gli arrivò un messaggio di una sua cugina di secondo grado, in cui c'era scritto: "babbo oggi ci ha lasciato". Il suo cugino più anziano era morto. Fu così che ritornarono subito a casa a spron battuto. Nessuno dei due fiatò.




L'uomo era omofobo ed ossessionato dal timore di avere approcci omosessuali. Così disse ad un suo conoscente che presumeva che fosse  gay di non provarci con lui. In realtà sua moglie lo tradiva con questo suo conoscente che non era gay.






Alcune persone confondono una cosa drammatica con una davvero tragica. Sono fatti loro ma vanno incontro ad equivoci e malintesi.



A venti anni si sta male per una delusione sentimentale. A trenta anni per la morte di un nonno. A quaranta anni si sta male per il divorzio. A cinquanta per la morte dei genitori. Così va spesso la vita. Importante è che questi eventi classificati dalla psicologia come molto stressanti non si addensino,  non si concentrino tutti insieme nello stesso periodo.




Sono passati molti anni. Adesso è ottuagenaria. Ma si ricorda ancora di quando già orfana di padre una infermiera dell'ospedale le disse molto freddamente che sua madre era morta senza alcuna sensibilità né empatia. Oramai quell'infermiera era morta e lei se la immaginava divorata dalle fiamme dell'inferno.



Importante nella vita non è evitare di pungersi o di essere morsi, ma essenziale è sputare via il veleno.




Andava sempre a dormire molto presto "because the night belongs to lovers".





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