«2 novembre: che tempi sono questi?» di Mimmo Mòllica
«2 novembre: che tempi sono questi?» di Mimmo Mòllica
Martedì 2 novembre è il giorno della commemorazione dei defunti. Tornano alla mente i versi di Ugo Foscolo e la conversazione con Ippolito Pindemonte sulla sepoltura dei morti. Tra aforismi e citazioni, tra il serio e il faceto, Mimmo Mòllica affronta il dibattito in maniera ‘elementare’.
“Che tempi sono questi, in cui bisogna invidiare i sepolti”, scriveva Wolfgang Goethe nel 1833. Martedì 2 novembre è il giorno della commemorazione dei defunti, il «giorno dei morti», ricorrenza che fa seguito alla solennità di Tutti i Santi, 1 novembre. Tornano alla mente e in cuore il carme “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo (1806 o 1807) e i versi che seguirono alla conversazione con Ippolito Pindemonte nella casa di Isabella Teotochi Albrizzi, sulla sepoltura dei morti. L’editto di Saint Cloud (1804) era stato adottato ormai pure in Italia (1806), per cui la tumulazione dei defunti non poteva più avvenire all’interno delle chiese, ma lontano dall’abitato, per ragioni di natura igienica. C’era poi la questione delle lapidi apposte sulle tombe che ‘democraticamente parlando’ dovevano essere tutte uguali per dimensioni e tipologia. Il dibattito in casa Teotochi Albrizzi indusse il Foscolo a scrivere «Dei Sepolcri»:
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto / è forse il sonno della morte men duro? / Ove più il Sole per me alla terra non fecondi / questa bella d’erbe famiglia e d’animali, / e quando vaghe di lusinghe innanzi a me / non danzeran l’ore future, / nè da te, dolce amico, udrò più il verso / e la mesta armonia che lo governa…
Dibattito che ha coinvolto e coinvolge tutt’oggi studiosi, letterati, pensatori e interi popoli, sulla questione della sepoltura dei morti: inumazione, tumulazione, cremazione? Ma non è solo questo, anzi. Questa è solo una maniera grossolana di ‘ridurre’ il dibattito ad una questione ‘elementare’.
Una sepoltura semplice e pulita
Inumazione: la bara di legno viene sepolta nella nuda terra, senza cassa ermetica di zinco. Tumulazione: il feretro (bara di legno con cassa interna ermetica di zinco) viene murato dentro un loculo in muratura di calcestruzzo. Cremazione: i resti mortali vengono inceneriti col fuoco, pratica antica, oggi sempre più adottata pure nel mondo occidentale e in Italia.
Per il grande regista britannico-statunitense Alfred Hitchcock: “Non vi è nulla di meglio di una sepoltura in mare. È semplice, pulita, e non molto incriminante”.
Per Luigi Pintor, giornalista, scrittore e politico: “La cremazione nelle civiltà occidentali non ha nulla di purificatore, com'è forse in altre civiltà. È solo una pratica più sbrigativa e meno ingombrante della sepoltura, che a sua volta non è più un ritorno alla terra ma una cementazione”.
Dacia Maraini: “Allungo un poco la strada per passare accanto al Verano, dov'è sepolto mio padre. Nella penombra delle cinque si vedevano i lumini rossi accesi davanti ad ogni loculo. ‘Un vero spettacolo a luci rosse’, mi era venuto da pensare; l'oscenità di uno spiare, al di là di una parete sottile, un corpo che va in sfacelo, non è una perversione? Non è meglio farsi cremare come fanno gli indiani? Una lettiga trasportata a braccia dai parenti, il morto stretto dentro le fasce candide, una pira di legni profumati, una rapida fiammata, il crepitio dei rami, il fumo che sale a volute schiumose verso il cielo, in un quarto d'ora è tutto finito. Due mani pietose raccolgono le ceneri e le spargono nel Gange”.
L’ora d’aria
Mecenate (citato in Seneca): “Non mi curo del sepolcro; quelli che non l’hanno sono sepolti dalla natura”.
Mario Andrea Rigoni, saggista, scrittore e poeta: “Sono contrario all'inumazione: segregati quanto si vuole, anche i morti hanno diritto ad un minimo di aria, di apertura, di luce. Paradossale sensazione di sollievo alla visita della Cripta dei Cappuccini di Palermo”.
Jerome David Salinger, scrittore statunitense, divenuto celebre col romanzo Il giovane Holden (1951): “Spero con tutta l’anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.”
Norman Parkinson, fotografo inglese: “Non potrei mai sopportare di essere sepolto con gente alla quale non sono stato prima presentato”.
Woody Allen in Effetti collaterali: “Preferisco la cremazione alla sepoltura e tutte e due a un week-end con mia moglie”.
Magari me ne andrò più soddisfatto,
ridendo a squarciagola come un matto.
Forse agognando il mare tanto amato
e là scomparirò, morto abbronzato.
Forse non saprò mai l'ora e la data,
o forse mi verrà comunicata
da un messo, un ufficiale o un avvocato
che mi consegnerà il certificato:
«Il morto è morto in fondo in buono stato
col desiderio d'essere cremato,
e però il saldo poi non l’ha pagato,
sarà perciò parzialmente scremato,
ma se per i congiunti è sconveniente
leggasi “è solo una morte a parente”».
Meglio in pasto agli avvoltoi che essere sepolti nei loculi di cemento armato, nei cimiteri. Meglio!
Mimmo Mòllica
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