Il truffatore (racconto brevissimo di Davide Morelli)



Abitava in un paesino sperduto e ridente nella campagna toscana, situato su un cocuzzolo. Da lì si poteva gustare una bella panoramica, tutti gli sprofondi ed una bella vallata. Non riusciva a trovare un lavoro. Era un disoccupato cronico e tutti i giorni doveva mettere insieme il pranzo con la cena. L’unica cosa positiva era che la padrona di casa era la sua amante. Non gli chiedeva i soldi dell’affitto. Si faceva pagare in natura. Anzi molto spesso lo aiutava a pagargli le bollette. Ma per il resto il piatto piangeva. Era in miseria o quasi. Era in condizioni di indigenza. Era pregiudicato e nessuno voleva dargli una seconda opportunità. Ne aveva sentiti tanti di bei discorsi sul reinserimento e sulla solidarietà, ma tutti i notabili del paese e delle zone limitrofe ce l’avevano con lui. Se l’erano legata al dito. Un tempo era stato un truffatore. Tante persone erano rimaste vittime dei suoi raggiri. Non venivano mai risarcite perché lui era pieno di debiti. Lasciava da pagare il dentista, i negozi, i bar. Nel giro di pochi giorni lui spendeva tutti i soldi ottenuti con le truffe. Poi ritornava la miseria. Non sempre le truffe andavano a buon fine. Le persone erano diventate sempre più accorte. Ai tempi dei tempi bastava rubare i libretti degli assegni nelle ditte, per vie traverse sapere le firme dei titolari e riuscire a falsificarle. Ma si trattava di decenni fa. Poi era tutto diventato più difficile.  Prima di passare all’incasso dell’assegno dovevi essere conosciuto dalla banca, potevano chiedere la perizia calligrafica, l’incasso poteva non andare a buon fine ed in quel caso si pagavano anche le spese dell’operazione bancaria. Oramai con l’informatica la truffa degli assegni non era più possibile. Era tutto più complesso. Un tempo bastava sapere le coordinate bancarie, il numero di conto corrente e qualche truffa si poteva fare, ma ora era quasi impossibile. La gente poi lasciava ormai ben poco sul conto corrente. I soldi li investiva in titoli di stato e fondi comuni, le cose più sicure. Altri facevano investimenti più rischiosi in azioni ed obbligazioni. Una esigua minoranza investiva modiche cifre in criptovalute. Oramai i soldi non erano sicuri neanche in banca. Le banche potevano anche fallire. Si poteva essere raggirati anche dalle banche. Ma accedere a risparmi importanti oggi era quasi impossibile. Bisognava tenere in ostaggio la famiglia, minacciarla di morte e costringere un ricco signore a fare un grande prelievo di soldi. Insomma ci voleva una organizzazione criminale dietro. Ma l’informatica da una parte aveva eliminato alcune vecchie truffe e dall’altra ne aveva permesse di nuove. Bastava rubare un portafogli. Spesso alcune persone incaute tenevano la tessera del bancomat con un biglietto dove era scritto il codice invece di ricordarselo a mente. Rubare un portafogli spesso significava rubare la carta di credito. Certo bisognava essere veloci. Bisognava agire più rapidamente dei derubati che potevano fare una telefonata e bloccare tutto. Certo c’erano anche le truffe telematiche. C’era il phishing. Ma ci voleva una organizzazione dietro. Una organizzazione di cui lui non disponeva. Le truffe erano diventate troppo sofisticate per lui. Non gli restava che fare il ladro di galline! Un suo amico più esperto gli aveva chiesto se era disposto a rubare negli appartamenti. Rubare nelle ville era impossibile perché quei colpi  li facevano solo gli appartenenti a certe bande di professionisti. Viveva di espedienti insomma. Gli si era presentata anche l’occasione di fare il riscossore di denaro per un giro di usurai, di fare lo spacciatore, di far parte del racket della prostituzione. Ma lui aveva ormai la sua professionalità e la sua etica. Non gli piaceva nemmeno fare le truffe dello specchietto oppure andare di casa in casa e fare le truffe agli anziani, facendo il raggiro del denaro prelevato, del finto pacco, dell’acqua contaminata (signora metta tutto l’oro in frigo), fingendosi di volta in volta un carabiniere o un amico del figlio che aveva avuto un incidente. Ma un bel giorno al bar del paese trovò la madre anziana di un noto regista americano milionario. Il truffatore aveva vissuto dieci anni negli Stati Uniti e se la cavava con le lingue. Sapeva intendere e farsi intendere. Riuscì a circuirla. Si aproffittava di lei. Ogni giorno andava al supermercato con lei e comprava ciò che voleva. Andava al mercato e comprava ogni cosa con i soldi dell’anziana. Non aveva più bisogno di rubare. La donna non era pienamente capace di intendere e di volere. A lei bastava la sua compagnia. Lui faceva la bella vita. Per un anno fece la bella vita. Riuscì a prendere molti soldi. Il noto regista di fama internazionale sopportava tutto a malincuore e suo malgrado. Ma la anziana donna morì. Lui si fece una bella villa in città. Ormai l’ex truffatore poteva vivere di rendita e si mise con una bella venticinquenne, che prima lo sposò e poi lo truffò. Lui non era uno sprovveduto, ma era accecato dall’amore. Le aveva intestato tutti i beni. Si fidava totalmente di lei. Ma la giovane donna l’aveva sposato solo per interesse. Non c’era neanche bisogno che lei lo facesse fuori o facesse da mandante per poi ereditare come in moltissimi film. Lui si era rivelato più ingenuo e sprovveduto di un bambino. Ritornò povero scannato e decise di smetterla di ingannare il prossimo. Pensò che forse era meglio non avere nulla da perdere perché nessuno ti poteva ingannare ed i rapporti con le persone erano più autentici. Fu così che visse tutto il resto della vita da nullatenente, stazionava e pernottava sotto i portici del palazzo in cui risiedeva la sua ex moglie che lo aveva truffato. Viveva delle sue elemosina. Lui l’amava ancora e non le portava rancore. Ogni volta che lei passava con il suo nuovo marito l’ex truffatore aveva il batticuore. 

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