Campanello d’allarme o laboratorio?, Carlo Baviera

by, Carlo Baviera
Tanto tuonò che piovve. Le previsioni, che in alcuni casi (soprattutto) esteri erano state sovvertite, questa volta hanno avuto conferma: alle elezioni in Sicilia i 5 stelle diventano primo partito con percentuali apprezzabili, la destra vince ottenendo il Governatore e la maggioranza, centro sinistra e sinistre sono sconfitte e divise (ma se pur unite non avrebbero ribaltato il risultato).
Poche considerazioni.
La prima riguarda, ancora una volta, la percentuale di votanti. Sotto al 50% (e per il Municipio X di Ostia è stato del 36,15% !). Preoccupante sotto tanti punti di vista. Disaffezione, rifiuto di sentirsi  cittadini partecipi e attivi, inutilità del voto, considerare tutte le proposte e tutti i partiti abbastanza simili tanto da non esprimere preferenze? Difficile rispondere, anche se l’esempio fornito a tanti livelli dalla politica non agevola l’interessamento degli elettori.
Mi permetto di pensare, al di là del voto siciliano e al di là di chi ha vinto, che quando non si esprime oltre il 50% degli elettori la malattia della democrazia sia più che una piccola indisposizione. Lasciando da parte la Sicilia e ragionando a livello generale, penso che nel caso di votanti al di sotto del 50%, la regolarità del voto non sia in discussione, gli eletti e i responsabili istituzionali siano legittimamente operativi con la possibilità di amministrare o legiferare, ma mi chiedo altresì se in un caso del genere la democrazia sia piena e rispettosa della volontà dei cittadini.

Mi si obietterà che, a cominciare dagli USA (la più grande democrazia esistente), si è verificato più volte che un’elezione di un Presidente è avvenuta senza la maggioranza degli aventi diritto al voto, e di conseguenza l’eletto rappresentava a malapena neanche il 30% dei cittadini. Però, ripeto, a me  non quadra molto la cosa. Significa democrazia malata; significa che le istituzioni possono essere prese in ostaggio da gruppi di potere che non hanno neanche il consenso del popolo; significa scardinare l’impianto che garantisce che la maggioranza (la maggioranza del popolo!) sia rappresentata e possa governare, e non viceversa che lo passa fare una minoranza. La colpa è sempre degli assenti, si dice. E’ vero; ma si dovranno pur capire i motivi delle pesanti e ripetute assenze. Perciò, sempre secondo me, si  dovrebbe prevedere sempre (referendum compresi, mentre mi sembra che si sia recentemente deciso il contrario, per “amputare” il gioco di chi i referendum voleva farli fallire) la partecipazione al voto della maggioranza degli elettori perché questa sia valida.
Seconda considerazione: ha vinto la destra, ma quale espressione? Quella più moderata, disponibile al dialogo con le opposizioni, con una visione europeista? Oppure avranno più voce in capitolo gli anti europeisti, le destre radicali, i nazionalisti, la parte più “texana” della giustizia fai da te, i <padroni a casa nostra>? Se laboratorio la Sicilia deve essere (come è sembrata esserlo ad esempio con la primavera di Orlando) è importante capire quale impasto verrà confezionato per il livello nazionale. Ed è importante se l’avversario di cui bisogna conquistare lo scalpo è, per i 5stelle, ancora e sempre il PD renziano o se il tiro si sposta sul centrodestra.
Terza e ultima considerazione. Il futuro del campo riformatore e progressista. Peggio di quanto si è registrato in questo passaggio elettorale è difficile pensare. Sia in Sicilia che al Municipio di Ostia il PD è poco sopra al 13%, e le sinistre che sostenevano Fava sono appena sopra al 5%. Messi assieme non avrebbero neanche impensierito gli altri due contendenti. Il campanello d’allarme per chi vuole un’Italia solidale, che si sviluppa in modo equilibrato e includente, che mantenga uno spirito europeo innovativo superando burocrazie e vincoli eccessivi o inutili, che favorisca l’equità la giustizia sociale un modo nuovo di produrre nel rispetto dei  territori e dell’ambiente, che agevoli il diffondersi della cultura come dialogo e incontro delle differenze, è suonato. E’ il campanello dell’ultimo giro? Possibile.
Ragionevolezza vorrebbe che tutti i protagonisti si confrontino e trovino argomenti e progetti e valori di riferimento comuni, per mettere a disposizione degli elettori un’offerta alternativa a quelle che sono risultate largamente vincenti in Sicilia; evitando una debacle storica, una Caporetto politica letale.
Oppure decidere subito che le prospettive e gli ideali, il disegno dell’Italia futura, sono inconciliabili. E senza perdere tempo dedicarsi, ognuna delle formazioni del campo social popolare, al lavoro di assemblaggio di una proposta, di una squadra, di una leadership la quale lasci intravvedere aspetti allettanti e attrattivi. Ciò che, sempre secondo il pensiero di un semplice cittadino anonimo, è indispensabile per questo <campo> è essere vera alternativa di sistema sia alle destre che ai 5stelle, l’essere riferimento per un cambiamento radicale delle politiche liberiste imposte in questi anni, diventare veri interlocutori dei movimenti popolari che si battono per i diritti di casa lavoro e servizi sociali/sanitari/formativi, ritornare ad essere esempi lineari di correttezza istituzionale, di moralità pubblica, di trasparenza gestionale, di riprendere la bandiera delle autonomie e della partecipazione. E in caso di sconfitta, essere reale opposizione, rappresentativa di esclusi e di politiche sociali, di sussidiarietà e di  solidarismo, senza cedere a facili richiami di fette di consociativismo.
L’altro aspetto indispensabile sta nel sostenere la costruzione dell’unità europea; un’Europa federale, dei popoli e non dei governi, con istituzioni sovrannazionali a cui cedere sovranità; un’Europa che ritrovi la sua missione originaria, rappresentata dalla convivenza pacifica, dall’uguaglianza, della giustizia sociale, dalla fraternità comunitaria.




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