Navalny di nuovo in manette per i cortei anti-Putin
Il blogger
dell’opposizione voleva tornare in piazza: non ci è riuscito ma ha già vinto.
731 fermi nella capitale, ma le proteste (e gli arresti) hanno contagiato molte
altre città
Centinaia di fermi a Mosca e Pietroburgo (731 nella
capitale, secondo gli ultimi dati, circa un manifestante su 5 se bisogna
attenersi ai numeri ufficiali), fotografie di ragazze e ragazzi armati solo di
t-shirt provocatorie trascinati via da robusti poliziotti con elmetti e
manganelli, interrogazioni a pioggia da Bruxelles e Washington. Alexey Navalny
ha vinto di nuovo una partita contro il Cremlino, e il fatto di essere stato
arrestato sui gradini di casa, mentre usciva per andare alla manifestazione anti-corruzione
che aveva indetto, non sminuisce minimamente l’impatto del suo successo. Anzi,
ormai l’assenza di Navalny in piazza è più assordante della sua presenza, e il
merito (o demerito) della sua proposta politica passa in secondo piano rispetto
alle sue brillanti mosse di gran maestro mediatico. Ora il blogger anti-corruzione, e principale
candidato anti-Putin alle presidenziali 2018, rischia fino a 30 giorni di
carcere per ripetuta “violazione delle regole delle manifestazioni pubbliche”.
Probabilmente se li farà tutti, e questo ennesimo arresto non farà che
consacrarlo come il nemico numero uno del Cremlino, e l’unico leader
d’opposizione in grado di preoccupare seriamente Putin. Che lui affronta non
sui giornali o nei salotti di analisti, ma nel terreno meno favorevole al capo
del Cremlino, la piazza. Non è il classico dissidente pronto a subire il
martirio: attacca, aggredisce, cambia le carte, evita alleanze e soprattutto
utilizza le stesse armi del sistema per farlo cadere sempre nella stessa trappola. Continua a leggere……
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