“Quello che non”, Angelo Marinoni
Angelo Marinoni. Alessandria
I commenti a caldo sono sempre da evitarsi, seppure si esploda dalla voglia di esprimere la propria opinione si corre il rischio di fare analisi precipitose e seguire l’onda e non la rotta del buon senso.
Su queste pagine mi sono espresso più volte in merito a provvedimenti inerenti la mia competenza professionale, il pianeta trasporti, adottati dell’Amministrazione Rossa proponendo commenti tecnici, spesso positivi, senza avventurarmi nel dibattito politico.
In questo caso una analisi politica credo vada fatta e per fortuna non sono il primo a provarci e non sarò l’ultimo.
Nei vari commenti finora divulgati si legge di “distacco dell’elettorato” dalla politica dimostrato da una affluenza alle urne inferiore alla metà degli aventi diritto, di “voto di protesta” e varie disamine sociologiche fotocopiate dagli editoriali del giorno dopo di ogni elezione.
E’ opportuno cominciare a chiedersi cosa non sia questo voto, prima di interpretarlo politicamente e per questo ho preso a prestito il titolo di un brano molto appropriato di Francesco Guccini.
Comincerei con il dire che non è un voto di protesta, se lo fosse stato avrebbe stravinto il Movimento Cinque Stelle che invece ha avuto un risultato mediocre, nonostante alcuni commenti entusiastici per aver vinto 8 ballottaggi sui 10 in cui è stato coinvolto dimenticandosi di non essere arrivati nemmeno vicino a tutti gli altri e avrebbero ottenuto buoni risultati movimenti e liste che invece non si sono mosse dall’inconsistenza e, soprattutto, non avrebbe vinto la riedizione della coalizione che ha amministrato per anni quasi tutte le città in cui si è votato.
A questo proposito i migliori auguri al neo sindaco a cinque stelle di Acqui Terme.
A parte i casi di Genova e Sesto San Giovanni, di notevole portata, ad Asti il candidato a cinque stelle ha affrontato un coraggioso ballottaggio e ha perso con un candidato di una coalizione che ha governato la città di Alfieri varie volte e che ha fra i più forti sostenitori un politico di lungo corso che ha governato la città nella cosiddetta prima repubblica.
E’ innegabile che le ultime amministrazioni di Asti non abbiano eccelso e una piccola dimostrazione sta nell’alternanza perfetta fra centrodestra e centrosinistra da trent’anni: nessuno è mai stato riconfermato. Per la prima volta la città di Alfieri avrebbe potuto sperimentare la terza via, peraltro rappresentata da un candidato sindaco interessante, preparato e con tante idee, ma ha massicciamente preferito non modificare l’andamento sinusoidale delle sue elezioni comunali. Auguri, quindi, al neosindaco astigiano.
Ad Alessandria il caso è anomalo, perché una Amministrazione uscente che ha portato in equilibrio una città fallita in meno di quattro anni ed ha affrontato due fallimenti di ex-municipalizzate creando una efficiente multiutility ha perso vistosamente e i vincitori non possono definirsi volti nuovi rappresentando gli stessi partiti che governavano prima.
Il nuovo Sindaco di Alessandria parte da una città risanata con cantieri avviati e a lui e al suo staff va l’augurio di un buon lavoro e di poter realizzare e costruire in maniera partecipata ciò che serve a una città che avrebbe bisogno di stabilità e di idee.
Queste elezioni amministrative, poi, non sono solamente elezioni amministrative. E’ del tutto evidente che in molte città hanno pesato responsabilità diverse da quelle dell’amministratore giudicato dagli elettori per la conferma o l’elezione.
Abbiamo assistito a una frammentazione politica senza precedenti con decine di liste civiche o semipolitiche, ci sono casi eclatanti come Mondovì’ dove il neosindaco gode di una maggioranza composta da 8 liste che non sono arrivate al 6%.
Viene da pensare che in molte realtà i partiti maggiori abbiano preferito non coinvolgere il simbolo e il nome direttamente dimostrando l’esistenza di timori circa il significato politico di un voto teoricamente solo amministrativo.
Visto che i timori si sono rilevati fondati occorrerebbe prudenza, intelligenza politica e umiltà nel raccoglierei dati e pensare come rimettere insieme i cocci. E’ la seconda volta che un momento elettorale viene privato del suo senso per trasformarsi in un referendum su una linea politica: al 4 dicembre si aggiunge il 25 giugno.
Queste elezioni, infine, non sono un giudizio sul governo Gentiloni, i cui risultati sono buoni, le idee spesso condivisibili e la cui fiducia nel paese e in Europa è relativamente alta.
Precipitare a elezioni anticipate, oltre ad essere incostituzionale essendo l’Italia una Repubblica parlamentare nel cui Parlamento democraticamente eletto sussiste una maggioranza, non risolverebbe nulla e interromperebbe l’attività di governo nel modo sbagliato al tempo sbagliato.
Il carattere politico di questa tornata elettorale è quasi tutta interna alle dinamiche interne e ai conflitti irrisolti dell’area di centrosinistra, la quale ha chiaramente bisogna di ripensarsi e riaggregarsi in modo ragionato superando l’attuale modello dominante i cui risultati non possono dirsi buoni.
Una riflessione analoga dovrebbe farla, anche se più rilassata, il Movimento Cinque Stelle. In Piemonte, per esempio, i risultati di Mondovì’ e Cuneo sono enormemente sottodimensionati rispetto alla consistenza e alla proposta dei candidati.
All’interno della vasta area di centrosinistra è’ opportuno che quella Politica ideale e progettuale cui, ormai, faccio spesso riferimento parlando anche di temi tencici, torni presto e velocemente a rendersi protagonista superando i limiti di una parte della classe dirigente autoreferenziale, la quale ha un grosso lavoro di riprogettazione e rinnovo da fare.
Il centrodestra riaggregato funziona elettoralmente e chiudendo gli occhi potremmo sovrapporre la giornata del 26 giugno 2017 con una omologa del 1994, evidentemente Giambattista Vico aveva ragione.
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