L'incontro, Michela De Liquori

by, Michela De Liquori
L'incontro
Sembrava che tutto il nero della notte si fosse concentrato nei suoi occhi, una notte di pioggia battente, aveva gli occhi lucidi, come se fosse sempre sul punto di piangere.
C'era qualcosa in lei di struggente, di malinconico, un miscuglio di dolcezza e tristezza, veniva voglia di toccarla, di stringerla al petto come una bambina.
Teneva gli occhi incollati al finestrino ma si capiva che non guardava per niente il paesaggio che le passava davanti veloce, lei era tutta concentrata in un punto lontano, sembrava irraggiungibile. Io avrei tanto voluto raggiungere quel punto.
- "Sei stanca?", le chiesi.
Fece un cenno con la testa e abbassò di nuovo gli occhi allontanandosi ancora, infilandosi meglio le cuffiette, stringendosi ancora di più sul sedile.
Non voleva essere raggiunta, questo era chiaro, non voleva parlare. C'era qualcosa in lei che mi attraeva come una calamita, non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.
Provo più volte senza successo una conversazione, lei si toglie una cuffietta, fa un cenno con la mano, abozza un sorriso piccolo piccolo ma niente... finchè alla parola "libri", "biblioteca", mi guarda, si toglie le cuffiette. Era ora, finalmente. Spalanca gli occhi e mi dice...
- "In una biblioteca? Lavori in una biblioteca? E' fantastico, deve essere bello lavorare circondati dai libri, mi piace leggere."
Sono felice di ascoltare la sua voce, non so perché ma sono felice, mi viene voglia di sapere cosa stava ascoltando prima, qualunque cosa fosse la rendeva triste. Ho visto una lacrima scendere, una lacrima che lei ha subito fermato con gesto deciso, quasi brusco. Mi faccio coraggio, glielo chiedo.
- "Scusa ma cosa stavi ascoltando prima?"
Mi risponde, sembra emozionata mentre mi risponde.
- "I have nohting di Whitney Houston, l'ho ascoltata almeno dieci volte, mi piace da morire questa canzone."
Parliamo di libri, parliamo senza fermarci, ogni tanto le nostre voci si sovrappongono, lei mi fissa con i suoi occhi neri, sono così strani, sono così lucidi, ma la sua voce è dolce.
La guardo e sento che voglio che faccia parte della mia vita, che vorrei baciarle gli occhi, proprio in quel punto che va tra le palpebre e le ciglia, sembra così indifesa, così fragile, ho voglia di abbracciarla.
E' qui a meno di un metro da me , dal mio campo visivo, vorrei azzerare questa distanza e sentire ancora più da vicino il suo profumo, ma lei si alza, si prepara, la prossima fermata del treno è la sua, si prepara a scendere.
E' una sconosciuta. Non so quasi nulla di lei, so che non può vivere senza i libri e la musica, so che ama la poesia, me l'ha detto prima, so che passa dal pianto al sorriso con la grazia e la leggerezza di una bambina, so che è intensa, lo so da come ha riempito questo spazio, questo scompartimento solo con la sua presenza.
Mentre ascoltava la canzone sentivo di amarla e più la guardavo più diventava bella, com'era possibile?
Ho visto le sue mani e mi è sembrato di vedere due fiori muoversi con misurata lentezza.
Non riesco più a trattenere le parole, ho solo una busta bianca e lì scrivo per lei la mia prima poesia
Adesso sta per andarsene, non la vedrò più, ho paura che non la vedrò più, mi prende il panico che questo possa succedere davvero, sta per accadere.
La vedo ferma sul binario che guarda verso di me, con i capelli che le vanno da tutte le parti coprendole il viso, ha un'aria stupita e un pochino severa.
Non la vedrò più? Le ho scritto il mio numero di telefono sulla busta bianca, proprio sotto la poesia dedicata a lei, le ho detto in tre minuti che mi sono innamorato di lei, che non posso vivere senza di lei, le ho chiesto di chiamarmi almeno dieci volte, le ho detto tutto questo in tre minuti... ora lei è un puntino sempre più piccolo e lontano ma, dentro di me in un'ora e mezza ha riempito tutti gli spazi.
So il suo nome e lo ripeto come se da questo dipendesse tutta la mia vita, come se ripetendolo potessi magicamente riportarla qui.


Michela De Liquori - autunno 2014

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