Racconti: La Dimora del Pensiero, di Antonino Salsone

 

La Dimora del Pensiero.

“Un’antica leggenda indiana narra che un Serpente senza scrupoli, individuata una Lucciola, iniziò a seguirla con l’intento di nutrirsene. La piccola creatura, in preda alla paura, cercò in tutti i modi di sfuggire alla cattura, finché, dopo tre giorni di persecuzione, allo stremo delle forze, decise di porre fine ad un’insostenibile agonia, affrontando il proprio destino. Fermatasi davanti al suo carnefice, prima che potesse avventarsi sul suo corpo, gli chiese di rispondere a 3 interrogativi.

– Non è mia abitudine dare risposte al mio “pasto”, tuttavia, con te, farò un’eccezione – esclamò la serpe affamata.

– Appartengo alla tua catena alimentare? – fu il primo quesito.

– No – la risposta secca.

– Ti ho fatto qualcosa di male? – il secondo.

– No, assolutamente no! – continuò a rispondere.

– Spiegami, allora, perché vuoi divorarmi? – incalzò, la Lucciola, con il terzo.

– Non posso sopportare il tuo brillare! – concluse la serpe, ponendo fine alla sua vita”.

La morale di questa leggenda orientale è chiara. Il serpente rappresenta l’invidia che avvolge l’uomo in una velenosa spirale allorchè, in relazione ad un bene o ad una qualità posseduta da un altro uomo (la luce, rappresentata dalla lucciola), si insinua nel suo animo il dispiacere, che può trasformarsi anche in astio, prima, e in odio, poi, di non possedere anche lui quel bene o quella qualità. Tanto da desiderare il male di colui che lo possiede e fare che ció accada. 

Questa è l’Invidia, uno dei sette vizi capitali!

A ciascun uomo spetta liberamente scegliere se, nei rapporti con il proprio simile, vuole essere serpente o lucciola. 

Io ho scelto: desidero essere la lucciola perchè non voglio che nella mia coscienza dimori il peso insostenibile di essere stato serpe verso un altro uomo.

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