Basta chiudere gli occhi 30
Basta chiudere gli occhi 30.
E di natura mi nasce nostalgia. Ch’io amo l’acqua così come anche le solitudini silvane. Mentre ancora soffermo lo sguardo sugli alberi divelti, sui marmi freddi che fanno da giaciglio al barbone smarrito, penso fortemente che questo freddo lo scalda il mare. Quel mare che evapora in respiro donando di salsedine il maestrale che spazza via il grigiore urbano e che regala selvaggio al paesaggio dei palazzi il sibilo della sua purezza. Questo pensiero m’accompagna verso altre solitudini. Eh si! Questo vagare mi fa smarrito. Alzo gli occhi al cielo a cercare il bagliore delle prime stelle, ma l’oscena illuminazione al quarzo tra il castello e la piazza mi obnubila la vista. E penso ad altro mare, ad un mare verde tra pascoli e faggeti, ad un fruscio di foglie che somiglia al soffio ruvido della battigia.
LA MIA VALLE.
Vedi, figlio mio, quella è l’orsa minore,
dice mio padre…
-osserva la coda, l’ultimo brillore,
quella è la stella polare,
chiamala, se vuoi piccolo carro.
E mi figuro campi celesti,
lì su su in alto, osservando la volta
lì dal mio giardino di montagna.
-Se un giorno andrai per mare
e la bussola perderai…
segui quella luce, ti darà il nord.
Io vedo nei suoi occhi lo stesso bagliore,
penserò a quelli, al loro nitore,
quando, per terra o per mare,
smarrirò della via l’ardore.
Indicibile
stellare
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