Quando l'Università non c'è, di Riccardo Lera

Quando l'Università non c'è, di Riccardo Lera

Un gruppo di pediatri diabetologi piemontesi da qualche anno accompagna adolescenti affetti da diabete di tipo 1 in un'esperienza sportiva in montagna. Titolo dell'iniziativa Diab3king. Oltre alla presenza dei medici, capitanati, per conto di JADA, dal Dr. Franco Fontana e dalla Dr.ssa Valeria De Donno, accompagnano i ragazzi una dietista, alcune guide del CAI e alcuni alpinisti diabetici con alle spalle esperienze alpine e himalajane. Nel 2017, l'evento è si è svolto nel mese di settembre, con un bel giro di tre giorni intorno al Monviso.
Gestire il diabete è spesso difficile, farlo in alta quota un bel compito, sia se affrontato con un'insulinizzazione tradizionale multi iniettiva, sia avvalendosi di un microinfusore. Tutti i ragazzi ricorrono ad un costante controllo delle proprie glicemie grazie ad un sensore. Queste esperienze condotte in aerobiosi richiedono un gran consumo di energia e di glucosio e necessitano di una forte riduzione delle dosi di insulinizzazione abituali.
Per farla breve: il nocciolo del Diab3king è prevedere e gestire la comparsa di un'ipoglicemia, utilizzando tutte le risorse e gli accorgimenti disponibili.

Avendo appreso dalla recentissima bibliografia internazionale di come uno sforzo in anaerobiosi, immediatamente condotto al termine di quello prodotto in aerobiosi, preserva un soggetto diabetico dalla comparsa di un'ipoglicemia nelle due ore successive, ci siamo avvalsi della collaborazione di una studentessa all'ultimo anno di scienze motorie per raccogliere tutti i dati necessari a confermare un simile comportamento, strutturandoli in una tesi di laurea. Una bellissima tesi, assolutamente sperimentale e moderna. Tuttavia il confronto con i docenti della sua Università ha riservato risvolti inaspettati.
La relatrice ha mantenuto con la laureanda un atteggiamento di sufficienza, non riuscendo a comprendere che cosa le stesse proponendo. Raggiunta telefonicamente dal sottoscritto, la docente ha manifestato molte incertezze, giustificando le proprie perplessità col fatto che, a suo dire, la studentessa non si era spiegata bene. Ma visti i dati raccolti, confermanti la bontà di questo nuovo approccio motorio, posso garantire che la studentessa si era spiegata invece molto chiaramente. L'epilogo è stato sconfortante.
Il giorno della discussione della tesi la relatrice non si è presentata e, poiché nessuno dei commissari di esame aveva evidentemente letto il lavoro, la ragazza si è laureata con un semplice 110. Uno dei docenti si è premurato di apostrofare la neolaureata così "Non ti abbiamo dato la lode perché, sai, questi lavori con gli obesi, sono banali".
Come commentare questo episodio. Non vogliamo fare di tutta un'erba un fascio e siamo certi che l'Università di Genova non sempre riservi ai propri giovani simili insegnamenti, ma l'impressione maturata sia da professionista che da semplice cittadino è quella di un'Università con poche risorse e molto lontana dal mondo del lavoro, quest'ultimo spesso alla ricerca di competenze purtroppo non presenti durante i corsi universitari. Tutto ciò nel silenzio assordante della nostra classe politica.

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