La mostra
Gli anni venti in Italia furono anni complessi, tanto ruggenti e
sfavillanti quanto inquieti. Anni cruciali di passaggio tra la Grande
Guerra, con la fine dell’ottimismo e delle certezze che avevano
caratterizzato la Belle Époque, e la crisi mondiale del
decennio successivo. Una crisi che, annunciata nel 1929 dal crollo di
Wall Street e seguita dalla progressiva affermazione di regimi
dittatoriali sullo scacchiere internazionale, si concluse poi con la
tragedia della seconda guerra mondiale.
Il clima generale di incertezza, determinato dagli effetti del
conflitto, dalla difficile transizione economica e dalle rilevanti
trasformazioni sociali e culturali, si riflette in pieno nelle ricerche
artistiche di quegli anni. Caratterizzate da una straordinaria varietà
linguistica, esse rappresentano il termometro di un’epoca convulsa,
complessa e indeterminata, nella quale possiamo ritrovare dirette
corrispondenze con la nostra.
La mostra intende offrire uno sguardo
originale sul decennio, mettendone in luce non tanto gli aspetti
esteriori del glamour, nei quali si incarnarono il desiderio di evasione
e di appagamento sensoriale, quanto piuttosto i lati più oscuri,
inquieti e irrazionali.
Undici capitoli scandiscono il racconto espositivo: a partire dalla sezione Volti del tempo,
un vero e proprio spaccato della società dell’epoca, da cui emerge
quella “moderna classicità” che connotò le esperienze stilistiche del
Novecento e del Realismo Magico.
La modernità di Severini, Casorati, Oppi e Arturo Martini appare
differente da quella promossa dall’avanguardia futurista: una modernità
in cui passato e presente convergono, creando una stretta connessione
tra tradizione e rinnovamento, ma che diventa anche espressione di uno
spaesato distacco dalla realtà quotidiana, come nelle opere di Carrà,
Guidi, Donghi e Ferrazzi, o di nostalgia per un passato mitico e ideale,
come nel caso di Funi e Sironi.
Il racconto di quegli anni non tralascia
di documentare il senso di alienazione e le visioni distopiche prodotti
dalle angosciose distorsioni della modernità, come reso evidente dalle
opere di Sexto Canegallo, e di mettere pure in risalto l’affermazione
dell’autonomia e dell’indipendenza della figura femminile, scaturita
nata dal suo inedito ruolo sociale durante la Grande Guerra.
L’ultimo capitolo è dedicato infine all’altro, meraviglioso, volto degli
anni venti: quello più noto del gusto déco, come fondamentale
espressione di un prepotente desiderio di eleganza, lusso ed edonismo.
In mostra tra le altre opere di Carlo Carrà, Felice Casorati, Galileo Chini, Giorgio de Chirico, Fortunato Depero, Achille Funi, Virgilio Guidi, Alberto Martini, Arturo Martini, Fausto Pirandello, Enrico Prampolini, Alberto Savinio, Scipione, Gino Severini, Mario Sironi, Adolfo Wildt.
Le oltre 100 opere esposte, tra pittura e
scultura, provengono da importanti collezioni pubbliche, tra le quali
ricordiamo La Galleria Nazionale di Roma, Galleria d’Arte Moderna e
Contemporanea di Torino, Palazzo Pitti a Firenze, il MART di Rovereto,
l’Istituto Matteucci di Viareggio, La Fondazione Il Vittoriale degli
Italiani a Gardone Riviera, la Collezione Giuseppe Iannaccone di Milano –
e altrettanto importanti collezioni private.
La mostra è a cura di Matteo Fochessati e Gianni Franzone
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