PREFAZIONE DEL MIO LIBRO Quel che rimane di una donna felice... DI BRUNO NAVONI (ITA-ENG-FRA)
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PREFAZIONE DEL MIO LIBRO
Quel che rimane di una donna felice
DI BRUNO NAVONI
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Che cos’è una Prefazione? L’invito alla lettura di un autore, è come dire: ascolta questa voce. Dare quindi la parola al vero contenuto del testo. A chi l’ha scritto. E con Natalia è come fare una chiacchierata. Perché? Perché il suo stile comunicativo è quello che si crea durante l’interazione fra amici. Opinione personale, via, ma in tutto quel che scrive è come se ti dicesse: siediti, mettiti comodo (che poi a volte comodo è eccessivo, visto che ti può far scattare dalla poltrona): ti racconto alcune cose mie. Magari ti piaceranno, magari no, ma io questa sono. E cominciate, quasi da subito, ad accorgervi che Natalia vi ha teso un tranello: quella poltrona non è sempre comodissima.
I temi delle poesie sono suggeriti a Natalia da tre divinità che lei si porta dentro: quella del cuore, quella della testa, quella della voce. (E’ stato detto da altri e per altri, ma calza bene anche in questo caso). Comunque, con la prima ti racconta i moti dell’anima, si affida alla seconda per destabilizzare le convenzioni, e con la terza traduce tutto con un linguaggio semplice e diretto. Ok, che suono ha quella voce? Il suono del dolore e il suono della gioia. Ognuno di noi sa del dolore e della gioia, vero, ma Natalia li sa pure raccontare in un modo particolare: ha trovato un modo diretto per parlarvene: e che vive sull’importanza della naturalità quotidiana delle parole, del loro valore coinvolgente, insomma un benevolo sequestro linguistico.
La sua poesia è come il cibo del giorno. Che si mangia oggi? Ah, sì, e che faccio dopo? Oggi Voglio guardare il cielo, e…e quindi? Ecco:
Voglio liberamente volare e
l’aria pura respirare.
Voglio guardare il cielo
Voglio visitare la casa del vento e
assistere alla nascita del bel tempo.
Voglio guardare il cielo
Voglio immaginare, fantasticare e
e ancora, ancora più forte, sperare.
Ecco che fa oggi Natalia. Domani? Domani non ci voglio pensare, ti dice, e te lo dice in sei versi che portano come titolo Il Domani, ma che include l’invito a tenerlo lontano. Certo che il domani arriverà: bene, io ci sarò. Accogliente, se sarà il caso, magari un po’ chiusa se capiterà così, mai però indifferente, perché la vita è qui ed ora.
Non solo, ma può anche essere tutto falso e te lo dice apertamente nella chiusa di Tu, scritta all’inizio di quest’anno:
(…)
Accarezzami
anche se non mi ami
Accarezzami
anche se non è vero
C’è illusione? Disillusione? Le due cose insieme. Ma accarezzami, e mi basterà. Sembra anticipare un tema importante affrontato dalla Postorino in Mi limitavo ad amare te. Come si legge nella quarta di copertina: “…indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel bel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti”.
Forse non è corretto affermare che Natalia Castelluccio anticipa, forse scorre meglio se si dice chela poesia di Natalia continua…tiene vivo il bisogno di riconoscere se stessi dentro miliardi di voci e milioni di conflitti. È la nostra vita privata che deve resistere alle prove con tutto ciò che è fuori (e ci minaccia); è la nostra vita privata che ci permette, quando ne è capace, di reggere l’oblio, l’abbandono, il disprezzo o anche semplicemente la nostalgia di ciò che era e che ora…già che ora… chissà! E comunque
…Non voglio essere spettatrice
Ma attrice e insieme artefici
del nostro destino…
E lo dice dichiarando che non può fare altro progetto se non amandoti, in Offrimi il tuo cuore (ultimo dell’anno del 2021).
Ed allora il tema dell’amore che travolge, gratifica, offende, delude, e lascia sfiniti. S’è scritto tanto dell’amore. Tantissimo, e su ogni argomento appena citato si son fatte carriere illustri. Ottimi scritti, poesie, saggi, romanzi, dibattiti, e si potrebbe affermare (prendendo a prestito le parole di Gabriella Turanturi, dal suo bellissimo Immaginazione sociologica e immaginazione letteraria, dove, secondo l’autrice, e anche secondo chi scrive, esiste un primato della seconda sulla prima, ed è ciò che potremmo definire il paradosso letterario) che “…nella letteratura non vengono mai presentati in astratto i temi della vita, ma interpretati da questo o quel personaggio, da un individui che, benché frutto di immaginazione, ci si presenta come reale. L’emarginazione, ad esempio, diventa la storia di quel particolare emarginato; l’ingiustizia è la storia di quell’individuo preciso che subisce l’ingiustizia…eccetera…e quindi l’immaginazione letteraria induce a una individualizzazione di questioni che rimarrebbero astratte”…come lo sono nel linguaggio della sociologia, aggiunta personale al testo.
Ecco quindi la poesia di Natalia:
Sono ciò che rimane di una donna felice
Quando la vita ti regala l’amore vero
con tanta generosità
e poi…
questo amore te lo toglie senza avere pietà
Ciò che resta di te è solo
un’interezza di ricordi
e briciole di serenità.
Anelo a ciò che non ritornerà più e
ansimo per un desiderio non manifesto.
Sono ciò che rimane di una donna felice.
Qui le parole si fanno persona, e non ipotesi sociali, pure nobili, ma da costruire sulle cifre e poi da verificare con un lungo processo di validazione.
Le parole della poesia, e nello specifico, quelle di Natalia, non lasciano scampo ad elaborazioni astratte.
E poi c’è il dolore. Quello grande della solitudine. Quello incolmabile delle perdite. Ma non esiste mai in Natalia la rinuncia, anche se sa di essere in qualche modo su una strada che non ti risparmia più nulla. Lo dice bene così:
Le ali
sono pesanti che non so più volare
e mi trascino a fatica da non poter più vedere.
Testa bassa
mangio con gli occhi il nero dell’asfalto
senza rialzare lo sguardo né il petto.
(…)
E la chiusa straordinaria:
Occhi grandi
pieni di lacrime e senza speranza
Ecco l’urlo di un Clochard. Che è un po’ la voce di qualsiasi poeta in cerca di un fratello. Ché di questo vivono i poeti: sentire che esiste ancora qualcuno che ti prende per mano, e ti accompagna…ti accompagna ancora per un po’, quanto basta per cogliere il tuo ultimo battito di ciglia.
(p.s.)
Magari il lettore potrebbe anche pensare che questa prefazione è breve. Ha pensato bene. Ma…ma la funzione di un prefatore è un po’ come quella di una guida turistica. E cioè? Aprirvi la porta su una particolare ricchezza. Ecco, il patrimonio però non sta nelle cose di chi vi dice: ‘guardate là’, ma in ciò che là troverete…e quel che troverete dipenderà anche un po’ da voi.
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PREFACE OF MY BOOK
What remains of a happy woman
BY BRUNO NAVONI
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What is a Preface? An invitation to read an author is like saying: listen to this voice. Then give the floor to the true content of the text. To whoever wrote it. And with Natalia it's like having a chat. Why? Because his communication style is the one created during interactions between friends. Personal opinion, come on, but in everything he writes it's as if he's telling you: sit down, make yourself comfortable (which sometimes comfortable is excessive, given that it can make you jump out of your armchair): I'll tell you some things of mine. Maybe you'll like them, maybe you won't, but that's who I am. And you begin, almost immediately, to realize that Natalia has set a trap for you: that armchair isn't always very comfortable.
The themes of the poems are suggested to Natalia by three divinities that she carries within: that of the heart, that of the head, that of the voice. (It has been said by others and for others, but it fits well in this case too). However, with the first he tells you the movements of the soul, he relies on the second to destabilize conventions, and with the third he translates everything with simple and direct language. Okay, what does that voice sound like? The sound of pain and the sound of joy. Each of us knows about pain and joy, true, but Natalia also knows how to tell them in a particular way: she has found a direct way to talk to you about them: and which lives on the importance of the daily naturalness of words, of their engaging value, in short a benevolent linguistic seizure.
His poetry is like the food of the day. What are we eating today? Ah, yes, and what do I do next? Today I want to look at the sky, and...so what? Here you are:
I want to freely fly and
breathe pure air.
I want to look at the sky
I want to visit the house of the wind and
witness the birth of good weather.
I want to look at the sky
I want to imagine, fantasize and
and again, even stronger, to hope.
Here's what Natalia is doing today. Tomorrow? I don't want to think about it tomorrow, he tells you, and he tells you in six verses which bear the title Tomorrow, but which includes the invitation to keep him away. Of course tomorrow will come: good, I'll be there. Welcoming, if necessary, perhaps a little closed if it happens like this, but never indifferent, because life is here and now.
Not only that, but it can also all be false and he tells you this openly in the end of Tu, written at the beginning of this year:
(…)
Caress me
even if you don't love me
Caress me
even if it's not true
Is there an illusion? Disillusionment? The two things together. But caress me, and that will be enough for me. It seems to anticipate an important theme addressed by Postorino in I limited myself to loving you. As we read on the back cover: "...investigate our private questions, those that end up occupying the center of the thoughts and actions of human beings even in the midst of the most shocking historical upheavals."
Perhaps it is not correct to say that Natalia Castelluccio anticipates, perhaps it flows better if it is said that Natalia's poetry continues... it keeps alive the need to recognize oneself within billions of voices and millions of conflicts. It is our private life that must withstand the tests of everything that is outside (and threatens us); it is our private life that allows us, when it is capable of it, to withstand oblivion, abandonment, contempt or even simply nostalgia for what was and what time... yes, what time... who knows! And in any case
…I don't want to be a spectator
But an actress and creators at the same time
of our destiny...
And he says it by declaring that he cannot make any other plan other than loving you, in Offer me your heart (New Year's Eve 2021).
And then the theme of love that overwhelms, gratifies, offends, disappoints, and leaves you exhausted. Much has been written about love. A lot, and illustrious careers have been made on each topic just mentioned. Excellent writings, poems, essays, novels, debates, and one could say (borrowing the words of Gabriella Turanturi, from her beautiful Sociological Imagination and Literary Imagination, where, according to the author, and also according to the writer, there is a primacy of the second on the first, and it is what we could define as the literary paradox) that "...in literature the themes of life are never presented in the abstract, but interpreted by this or that character, by an individual who, although the fruit of imagination, gives us It presents itself as real. Marginalization, for example, becomes the story of that particular marginalized person; injustice is the story of that specific individual who suffers the injustice...etc....and therefore the literary imagination leads to an individualization of issues that would remain abstract"...as they are in the language of sociology, a personal addition to the text.
So here is Natalia's poem:
I am what remains of a happy woman
When life gives you true love
with such generosity
and then…
He takes this love away from you without mercy
What's left of you is alone
an entirety of memories
and crumbs of serenity.
I long for what will never return and
I gasp for an undisclosed desire.
I am what remains of a happy woman.
Here words become a person, and not social hypotheses, noble as they are, but to be built on figures and then verified with a long validation process.
The words of the poem, and specifically, those of Natalia, leave no room for abstract elaborations.
And then there is the pain. The great one of loneliness. The unbridgeable loss. But giving up never exists in Natalia, even if she knows she is somehow on a path that no longer spares you anything. He says it well like this:
Wings
they are so heavy that I no longer know how to fly
and I drag myself so hard that I can no longer see.
Head down
I eat the black asphalt with my eyes
without raising your gaze or your chest.
(…)
And the extraordinary ending:
Big eyes
full of tears and without hope
Here is the scream of a Clochard. Which is a bit like the voice of any poet looking for a brother. Because this is what poets live for: feeling that there is still someone who takes you by the hand, and accompanies you... accompanies you for a while longer, just enough to catch your last blink of an eye.
(p.s.)
Perhaps the reader might even think that this preface is short. He thought well. But...but the function of a preface is a bit like that of a tourist guide. And that is? Open the door to a particular wealth. Well, the heritage, however, does not lie in the things of those who tell you: 'look there', but in what you will find there... and what you will find will also depend a little on you.
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PRÉFACE DE MON LIVRE
Que reste-t-il d'une femme heureuse
PAR BRUNO NAVONI
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Qu'est-ce qu'une préface ? Inviter à lire un auteur, c'est comme dire : écoutez cette voix. Donnez ensuite la parole au véritable contenu du texte. À celui qui l'a écrit. Et avec Natalia, c'est comme discuter. Pouquoi? Parce que son style de communication est celui créé lors des interactions entre amis. Avis personnel, allez, mais dans tout ce qu'il écrit, c'est comme s'il vous disait : asseyez-vous, installez-vous confortablement (ce qui est parfois excessif, étant donné que cela peut vous faire sauter de votre fauteuil) : je vais vous en dire mes choses. Peut-être que vous les aimerez, peut-être pas, mais c'est qui je suis. Et vous commencez presque immédiatement à comprendre que Natalia vous a tendu un piège : ce fauteuil n'est pas toujours très confortable.
Les thèmes des poèmes sont suggérés à Natalia par trois divinités qu'elle porte en elle : celle du cœur, celle de la tête, celle de la voix. (Cela a été dit par d'autres et pour d'autres, mais cela convient aussi dans ce cas). Cependant, avec le premier il raconte les mouvements de l'âme, il s'appuie sur le second pour déstabiliser les conventions, et avec le troisième il traduit tout avec un langage simple et direct. D'accord, à quoi ressemble cette voix ? Le son de la douleur et le son de la joie. Chacun de nous connaît la douleur et la joie, c'est vrai, mais Natalia sait aussi les raconter d'une manière particulière : elle a trouvé une manière directe de vous en parler : et qui vit de l'importance du naturel quotidien des mots, de leur valeur engageante, bref une saisie linguistique bienveillante.
Sa poésie est comme la nourriture du jour. Que mange-t-on aujourd'hui ? Ah oui, et que dois-je faire ensuite ? Aujourd'hui, je veux regarder le ciel, et... et alors ? Voici:
Je veux voler librement et
respirer de l'air pur.
Je veux regarder le ciel
Je veux visiter la maison du vent et
assistez à la naissance du beau temps.
Je veux regarder le ciel
Je veux imaginer, fantasmer et
et encore, plus fort encore, espérer.
Voici ce que fait Natalia aujourd'hui. Demain? Je ne veux pas y penser demain, vous dit-il, et il vous le raconte en six vers qui portent le titre Demain, mais qui comportent l'invitation à l'éloigner. Bien sûr, demain viendra : bien, je serai là. Accueillant, s'il le faut, peut-être un peu fermé si cela se passe ainsi, mais jamais indifférent, car la vie est ici et maintenant.
Non seulement cela, mais tout cela peut aussi être faux et il vous le dit ouvertement à la fin de Tu, écrit au début de cette année :
(…)
Caresse-moi
même si tu ne m'aimes pas
Caresse-moi
même si ce n'est pas vrai
Y a-t-il une illusion ? Désillusion? Les deux choses ensemble. Mais caresse-moi, et cela me suffira. Il semble anticiper un thème important abordé par Postorino dans Je me suis limité à t'aimer. Comme on peut le lire au dos de la couverture : "...enquêtez sur nos questions privées, celles qui finissent par occuper le centre des pensées et des actions des êtres humains, même au milieu des bouleversements historiques les plus choquants."
Il n'est peut-être pas exact de dire que Natalia Castelluccio anticipe, peut-être que cela coule mieux si l'on dit que la poésie de Natalia continue... elle maintient vivant le besoin de se reconnaître parmi des milliards de voix et des millions de conflits. C'est notre vie privée qui doit résister aux épreuves de tout ce qui est extérieur (et nous menace) ; c'est notre vie privée qui nous permet, quand elle en est capable, de résister à l'oubli, à l'abandon, au mépris ou même simplement à la nostalgie de ce qui fut et à quelle heure... oui, à quelle heure... qui sait ! Et en tout cas
…Je ne veux pas être un spectateur
Mais actrice et créatrice à la fois
de notre destin...
Et il le dit en déclarant qu'il ne peut faire d'autre projet que de t'aimer, dans Offre-moi ton cœur (Réveillon 2021).
Et puis le thème de l’amour qui bouleverse, gratifie, offense, déçoit et laisse épuisé. On a beaucoup écrit sur l'amour. De nombreuses et illustres carrières ont été réalisées sur chacun des sujets que nous venons de mentionner. Excellents écrits, poèmes, essais, romans, débats, et on pourrait dire (en empruntant les mots de Gabriella Turanturi, de sa belle Imagination Sociologique et Imagination Littéraire, où, selon l'auteur, et aussi selon l'écrivain, il y a une primauté du second sur le premier, et c'est ce qu'on pourrait définir comme le paradoxe littéraire) que "... dans la littérature les thèmes de la vie ne sont jamais présentés de manière abstraite, mais interprétés par tel ou tel personnage, par un individu qui, bien que le fruit de l'imagination nous le donne Il se présente comme réel. La marginalisation, par exemple, devient l’histoire de cette personne marginalisée en particulier ; L'injustice est l'histoire de cet individu spécifique qui subit l'injustice... etc... et donc l'imagination littéraire conduit à une individualisation de problèmes qui resteraient abstraits "... comme ils le sont dans le langage de la sociologie, une ajout au texte.
Voici donc le poème de Natalia :
Je suis ce qui reste d'une femme heureuse
Quand la vie te donne le véritable amour
avec une telle générosité
et puis…
Il t'enlève cet amour sans pitié
Ce qui reste de toi est seul
tout un souvenir
et des miettes de sérénité.
J'aspire à ce qui ne reviendra jamais et
J'ai le souffle coupé par un désir non divulgué.
Je suis ce qui reste d'une femme heureuse.
Ici les mots deviennent une personne, et non des hypothèses sociales, aussi nobles soient-elles, mais à construire sur des chiffres puis à vérifier par un long processus de validation.
Les paroles du poème, et plus particulièrement celles de Natalia, ne laissent aucune place aux élaborations abstraites.
Et puis il y a la douleur. Le grand de la solitude. La perte insurmontable. Mais l'abandon n'existe jamais chez Natalia, même si elle sait qu'elle est en quelque sorte sur un chemin qui ne vous épargne plus rien. Il le dit bien ainsi :
Ailes
ils sont si lourds que je ne sais plus voler
et je me traîne si fort que je ne vois plus.
Tête baissée
Je mange l'asphalte noir avec mes yeux
sans lever le regard ni la poitrine.
(…)
Et la fin extraordinaire :
Gros yeux
plein de larmes et sans espoir
Voici le cri d'un Clochard. C’est un peu la voix de n’importe quel poète qui cherche un frère. Car c'est pour cela que vivent les poètes : sentir qu'il y a encore quelqu'un qui vous prend par la main, et qui vous accompagne... vous accompagne encore un moment, juste le temps d'entendre votre dernier clin d'œil.
(ps.)
Peut-être même le lecteur pourrait-il penser que cette préface est courte. Il a bien pensé. Mais... mais la fonction d'une préface, c'est un peu celle d'un guide touristique. Et c'est? Ouvrez la porte à une richesse particulière. Eh bien, le patrimoine pourtant n'est pas dans les choses de ceux qui vous disent : « regardez là-bas », mais dans ce que vous y trouverez... et ce que vous y trouverez dépendra aussi un peu de vous.
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