Gipsy, di Stefania Pellegrini

Ricordo d’allora una sera
nel vento accalorato dell’estate
ricordo la festa che m’abbagliò
curiosa.
Ai vortici allucinati di suoni
vidi falò nella notte
sotto impronta di luna
umori di cielo negli occhi.
Fruscio di labbra
e lunghe collane
roteare ondeggiando
sgargianti sottane.
Giunte, le stelle
ballarono anche loro
al frastuono travolgente
di chitarre.
Saliva intorno
un odore pungente di mare
e di polvere di strade dalle vesti.
Sono gipsy,
disse mia madre:
cuori liberi come il vento.
Solo dopo capii
il significato di quelle parole.

Stefania Pellegrini ©

(Raccolta Isole-END-Edizioni)

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