Dettati e riassunti? L’importante è insegnare un metodo ai ragazzi
27/09/2015 Caro Direttore,
dettati, riassunti, poesie a memoria... Il dibattito è interessante.
È migliore la scuola dei tempi di Edmondo De Amicis o quella del terzo millennio? Anche questi sono corsi e ricorsi della storia, dilemmi. Che avesse ragione allora san Pio X, il papa del «nuovo» catechismo, impostato con il metodo delle domande e risposte: anche la Chiesa d’inizio Novecento, anti modernista, recitava le preghiere a memoria e organizzava le gare catechistiche.
I nostri vecchi le ricorderanno. Perfino Eugenio Scalfari, fondatore de La Repubblica e dichiarato non credente, ha ricordato nel suo libro «Dialogo tra credenti e non credenti» di avervi partecipato da piccolo, vincendone addirittura una. Scalfari ha confessato inoltre a Papa Francesco, suo primo interlocutore nel volume citato, di aver preso parte a esercizi spirituali della durata di una settimana.
La verità è che la scuola, nel bene e nel male, non ha fatto altro che adeguarsi ai tempi. Oggi gli studenti, e gli italiani in generale, sono senz’altro più somari dei loro antenati, ma hanno una fortuna
dalla loro parte: la tecnologia e l’informatica. Non sai il significato di una parola? Devi tradurre un testo dall’italiano in altra lingua e viceversa? Nessun problema. Basta digitare la parola o il testo su Google (per citare uno dei più usati motori di ricerca su internet) et voilà: magicamente e all’istante esce fuori la spiegazione o la traduzione.
La fatica maggiore dello studente, in questo caso, è quella di verificare e approfondire il contenuto della ricerca effettuata.
Stefano Masino, Asti
MARIO CALABRESI
Ognuno di noi ha nostalgia della scuola che ha frequentato (ma forse abbiamo semplicemente nostalgia per gli anni in cui eravamo bambini o ragazzi) ed è portato a pensare che fosse la migliore. Ogni generazione è convinta di aver studiato di più di coloro che sono venuti dopo e rimpiange i bei tempi antichi delle poesie a memoria, delle versioni dall’italiano al latino e della Divina Commedia recitata ad alta voce.
Di certo la scuola oggi è meno severa, dura e mnemonica di quella del passato, ma è più aperta al mondo, alle esperienze esterne e si preoccupa di dialogare con una società in velocissimo cambiamento. Si sperimenta, spesso con fatica e con il fiato grosso, e la tecnologia non è sempre la risposta più giusta come ci racconta oggi Andrea Gavosto a pagina 17. In questa settimana abbiamo rivalutato il dettato, il riassunto e le poesie a memoria, ma più di tutto dobbiamo rimettere al centro la necessità di insegnare un metodo.
da: La Stampa
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