A quest’ora si combatte in 22 Paesi


Scontri con i militanti islamici dall’Iraq al Daghestan, dalla Libia alla Nigeria Guerriglia in Messico, in Colombia e nelle Filippine e guerra civile in Siria
(Maurizio Gallo - iltempo.it) - È dal 1945 che noi occidentali abbiamo la «percezione» di vivere in un mondo pacifico. Ma non è vero. In questi ultimi sette decenni siamo stati testimoni (spesso a distanza) del susseguirsi quasi senza sosta di guerre, guerriglie, scontri tribali o a sfondo religioso, invasioni da parte di superpotenze e, più di recente, tentativi di conquista del territorio iracheno e siriano dei terroristi dell’Isis che hanno come obiettivo finale la crezione di un «Califfato». Nell’ultimo anno, conflitti di vario tipo hanno interessato Palestina, Siria, Libia, Iraq, Afghanistan, Yemen. Ma anche Ucraina, Nigeria, Repubblica Centraficana, Somalia, Sudan, Congo, Colombia, Messico, Birmania, Filippine, Thailandia. In molti di questi Paesi si continua a morire falciati da raffiche di mitragliatrice, mutilati da bombe «intelligenti», uccisi da missili e da razzi più o meno
sofisticati, le carni martoriate da schegge d’acciaio che non fanno differenza fra uomini, donne, bambini e vecchi inermi. In alcuni imperversa la guerriglia, la guerra a bande ribelli o alle organizzazioni di narcotrafficanti. In altri ancora, si susseguono colpi di Stato, repressione, sistematiche violazioni dei diritti civili.

MEDIO ORIENTE
In Medio Oriente la morte è sorella e madre di molti. Nella Striscia c’è stata l'operazione israeliana avviata a luglio 2014 e da Gaza hanno risposto con un costante lancio di razzi contro Israele. Lo Stato ebraico ha colpito oltre 4.000 obiettivi nell’enclave palestinese; dalla Striscia sono partiti più di 2.600 razzi contro Israele. A Gaza, secondo il bilancio del locale ministero della Salute, i morti sono stati almeno 1.283, i feriti 7.150. Per l’Unicef tra le vittime ci sono stati 239 minori palestinesi, 166 dei quali avevano meno di 12 anni. Bombe, razzi e artiglieria hanno costretto 240mila persone a lasciare le proprie case nella Striscia e a rifugiarsi nelle scuole gestite dall'Unrwa. Nell'enclave palestinese, secondo l'Ocha, sono state almeno 747 le case distrutte. Da parte israeliana, dall'avvio dell'offensiva, 53 soldati e due civili sono rimasti uccisi. Per i siriani non c’è pace ormai da quattro anni. Il conflitto scoppiato nel 2011 nel Paese arabo, dopo l'esplosione nel marzo di quell'anno di inedite proteste antigovernative, ha fatto decine e decine di migliaia di morti. Il bilancio dell'Osservatorio siriano per i diritti umani parla di oltre 170mila, un terzo civili. Secondo la Rete siriana per i diritti umani, solo durante il mese di Ramadan dell’anno scorso sono rimaste uccise 2.378 persone. Più di un milione di siriani si sono rifugiati nel vicino Libano.


ASIA
Il sangue scorre anche nell'Afghanistan martoriato da decenni di guerre. L’anno passato Hashmat Karzai, cugino del presidente afghano Hamid Karzai e membro del consiglio provinciale di Kandahar, è stato ucciso nella sua casa di Kandahar dall’abbraccio mortale di «auguri» di un attentatore suicida con una carica esplosiva sotto al turbante. In Iraq attacchi e autobombe sono all'ordine del giorno. Ma anche le esecuzioni «segrete». Intanto prosegue l'avanzata nel nord dei miliziani sunniti dell’Isis, che hanno stabilito la loro «capitale» provvisoria a Raqqa e hanno conquistato ampie porzioni di territorio siriano e iracheno sotto la guida del «califfo» Abu Bakr al Baghdadi. Secondo l'Iraq Body Count, solo a luglio del 2014 sono morti 1.387 civili. Nel Paese una volta di Saddam Hussein c’è stata la fuga dei cristiani da Mosul occupata dagli integralisti. Negli ultimi dodici mesi la situazione è peggiorata, con la conquista e la devastazione da parte degli jihadisti di importanti siti archeologici, fra i quali l’antica città di Palmira. In Birmania-Myanmar continua, strisciante, la guerra contro i gruppi ribelli, nelle Filippine quella contro i militanti islamici che si nascondono nella giungla. Così anche in Pakistan, martoriato in continuazione da attentati dinamitardi e da uccisioni di esponenti politici non «graditi» agli estremisti musulmani, mentre in Thailandia a maggio 2014 c’è stato l’ennesimo golpe dell’esercito.


AFRICA
La Libia, a quattro anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, è ormai precipitata nel caos ed è preda di bande in guerra tra loro. Oltre ai conflitti tribali e alla formazione di almeno quattro governi «indipendenti», c’è da registrare l’infiltrazione dell’Isis in alcune bande e sul territorio. Ma anche in Egitto la situazione non è tranquilla e serpeggia ancora la rivolta contro il Governo. In Mali si combatte contro tuareg e militanti islamici, in Nigeria imperversano i feroci integralisti muslmani di Boko Haram, nella Repubblica Centrafricana e in Sud Sudan è guerra civile, in quella Democratica del Congo e in Sudan il problema sono le bande ribelli, in Somalia i conflitti vedono protagonisti i militanti islamici.


EUROPA
Finita la guerra in Cecenia, anzi le due guerre cecene, resta la guerriglia dei militanti islamici in Daghestan ma, soprattutto, si è registrata un’escalation del confronto armato in Ucraina dopo la secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e di quella di Lugansk. I morti sono stati già migliaia. E il futuro è preoccupante.

AMERICHE
Anche se non sono vere e proprie guerre, in Colombia ci sono spesso combattimenti fra governativi e gruppi ribelli e in Messico la battaglia è contro i cartelli dei narcos.



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