“La Cirinnà va approvata subito così com’è”: dice Marco Travaglio

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – "C’era molta gente ieri al Family Day - esordisce Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 31 gennaio 2016, dal titolo “I piccioni e la fava” -. Non i 2 milioni sbandierati dagli organizzatori, ma tanti. Tutti omofobi, fanatici, oscurantisti, sanfedisti? No di certo, anche se la presenza dei Gasparri, dei Giovanardi, dei Brunetta (ma non era socialista?) e dei Galletti (ministro del governo che dice di volere le unioni civili) lo faceva pensare. Tutti ignoranti? In parte no, ma in parte anche sì a giudicare dagli slogan contro l’utero in affitto e l’eugenetica (non solo non previsti, ma esclusi e vietati dalla legge Cirinnà). Ora si dice che il Parlamento non può ignorare e deve ascoltare quella piazza. Giusto, anche se a dirlo sono quelli che non hanno mai ascoltato le piazze altrettanto affollate che chiedevano una legge sul conflitto d’interessi, una Rai senza partiti, una seria lotta a corruzione ed evasione, e urlavano No all’abolizione dell’art. 18, alla cosiddetta “Buona scuola”, al Tav Torino-Lione, alle trivelle e ai
gasdotti nei paradisi naturali. Ma ascoltare non significa ubbidire. La politica è l’arte della scelta e il momento della decisione, purchè in sintonia con il diritto e con il volere della maggioranza degli elettori. Ora, il diritto – italiano e internazionale – è a favore delle unioni civili: ce lo dicono la Consulta, dunque la Costituzione, e la Corte europea di Strasburgo. E le ultime elezioni le hanno vinte Pd+Sel e M5S, favorevoli alle unioni civili, mentre i contrari (centro e destra) le hanno rovinosamente perse e il cardinal Bagnasco sventuratamente non era candidato."
"Quindi, Family Day o meno - continua Marco Travaglio -, la Cirinnà va approvata subito così com’è senza tante storie: quando andrà sulla Gazzetta Ufficiale sarà sempre troppo tardi, visto che siamo rimasti l’unico paese d’Europa a negare i diritti elementari alle coppie gay. Diritti che non tolgono nulla a quelle tradizionali: realizzano il principio di eguaglianza senza danneggiare nessuno."
"Come si fa - aggiunge Travaglio - ad ascoltare la piazza di ieri senza ubbidirle? Si parte dalle ragioni più serie delle famiglie tradizionali, che sfogano su un falso obiettivo (le coppie gay) la sacrosanta rabbia contro una politica che le ignora. L’Italia, quasi sempre governata da cattolici veri o presunti (gli unici premier repubblicani dichiaratamente agnostici in 70 anni furono Spadolini, Craxi, Amato e D’Alema), è il fanalino di coda in Europa per le politiche a sostegno della famiglia. Vi investe appena l’1% del Pil contro l’1,7% della media europea. Meno del 12% dei bimbi da 0 a 2 anni usufruisce di un asilo nido comunale. Le madri con figli (tasso di attività del 63%) hanno molta più difficoltà a lavorare di quelle senza (82%). Una donna incinta su 4 perde il lavoro dopo il parto. Del resto, la spesa pubblica per i disoccupati è metà della media europea: 2,9% del Pil contro 5,6. Nessuno stupore se metter su famiglia è un lusso per pochi e se, con 8,5 bambini ogni mille abitanti, siamo in fondo pure alla classifica Ue della natalità. Anziché negare i diritti alle coppie di fatto, sarebbe doveroso allargare le opportunità per quelle sposate. E, anziché lanciare allarmi terroristici sull’utero in affitto, snellire le procedure per le adozioni, talmente difficili in Italia da essersi dimezzate in 10 anni. Dopodichè, su questa litania di “ascoltare la piazza”, bisognerà intendersi una volta per tutte. Da tre anni prima Napolitano, poi Letta e infine Renzi ci rompono i timpani e le palle con la Grande Riforma Costituzionale che “gli italiani attendono da 30 anni”, o forse “da 70” (come dicono Renzi e la Boschi, ignari del fatto che la Costituzione entrò in vigore 68 anni fa). Ammesso e non concesso che milioni di italiani da decenni cingano d’assedio il Parlamento invocando un bel Senato pieno di sindaci e consiglieri regionali, nominati dalle Regioni cioè dal peggio della partitocrazia italiota, che ogni tanto vanno a Roma a fare il dopolavoro a nome di non si sa bene chi, in aggiunta a una Camera farcita di nominati dalle segreterie dei partiti, ora finalmente la Grande Riforma ha passato l’ultima lettura e può essere valutata a bocce ferme. Il primo sondaggio, sul Corriere di ieri, è quello dell’Ipsos di Nando Pagnoncelli: il 21% è per il Sì, il 16 per il No, il 9 indeciso e il 54 non vota e/o non ha un’idea." (...)






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