Renato Balduzzi: Recensione “Crescere insieme – Scritti di Sergio Mattarella”
Lo scorso settembre è uscito nelle librerie il volume “Crescere insieme – Scritti di Sergio Mattarella”, curato da Luciano Pazzaglia (già ordinario di Storia dell’educazione nell’Università Cattolica), che raccoglie una selezione di scritti e discorsi dell’attuale Capo dello Stato sui problemi educativi e scolastici, ripercorrendone il pensiero sul tema dal primo impegno giovanile in Azione Cattolica fino all’assunzione delle funzioni presidenziali.
Il Popolo, storico settimanale della diocesi tortonese, ha ospitato una recensione del volume a firma di Renato Balduzzi. Riportiamo di seguito il testo dell’articolo, che può leggersi anche a questo link: Il Popolo 29ott2015.
Ufficio stampa del prof. Renato Balduzzi
da Il Popolo del 29 ottobre 2015
“Crescere insieme: gli scritti di Sergio Mattarella”
“Crescere insieme” è il titolo che l’editrice “La scuola” di Brescia ha dato a una raccolta di scritti e discorsi di Sergio Mattarella, appena uscita a cura del professor Luciano Pazzaglia, per molti anni pedagogista di punta all’Università Cattolica.
Si tratta di un insieme di interventi su problemi educativi e scolastici che l’attuale Capo dello Stato ha avuto modo di compiere soprattutto nelle sue funzioni di ministro della Pubblica Istruzione, ma non
mancano riflessioni originate da circostanze meno “ufficiali”, come l’intervista da lui concessa per i cent’anni del Movimento Studenti di Azione Cattolica.
Il volume è di grande interesse per comprendere il pensiero e l’esperienza di vita del presidente, in ciò aiutati anche dall’articolata introduzione del curatore.
Tra i testi raccolti, è stato opportunamente inserito un intervento pronunciato nel marzo 1999 a Preganziol di Treviso in occasione del 25.o anniversario della fondazione dell’Istituto internazionale Jacques Maritain, recentemente pubblicato anche nella rivista dell’Istituto stesso, “Notes et documents“.
L’intervento è dedicato al pensiero di Maritain ed è a mio parere fondamentale per ricostruire le coordinate politico-culturali di Sergio Mattarella.
Già nelle prime battute del testo, che conserva tutta l’immediatezza dell’intervento orale, il tema di fondo è posto con chiarezza: “chi si sente dentro la storia politica del cattolicesimo democratico non può non sentire per Maritain un debito di riconoscenza che non si è esaurito”.
È Maritain, sottolinea Mattarella, che ha disegnato il quadro concettuale dell’autonomia del temporale non come disattenzione ai riferimenti valoriali della politica, ma come luogo della mediazione tra fede e storia, dove poter dare concretezza, senza impegnare la Chiesa istituzione, ai principi ispiratori del personalismo comunitario: centralità della persona, rilevanza forte delle autonomie locali, valore e ruolo dei corpi intermedi, sussidiarietà come forma più incisiva e concreta di solidarietà.
Da leggere con particolare attenzione sono poi le riflessioni dedicate alla nozione di “terza via” tra liberismo e statalismo, che secondo Mattarella va intesa come il possibile approdo di una politica capace di scrollarsi di dosso non soltanto vecchi residui ideologici, ma anche nuovi oppressivi miti, come quelli che derivano dalla “dittatura” di un mercato dei capitali “assunto come regola assoluta che segna i rapporti tra gli Stati e i popoli e che mette in secondo piano ogni motivazione etica”. Proprio sulla scia di Maritain, viene qui affermata e argomentata la specificità della cultura politica dei cattolici democratici, caratterizzata dal nesso tra persona e comunità: “la prima è legata alla seconda per il suo sviluppo sociale, ma non si esaurisce in essa; la comunità mira a realizzare il bene comune, superiore al vantaggio dell’individuo.
Si tratta, tuttavia, di prendere atto (e siamo nel 1999!) dell’”angosciante divario tra l’attualità, la potenzialità di questo patrimonio culturale e la realtà dei fatti”: per Mattarella il divario può essere colmato ripartendo dal nesso che lega la laicità, come senso di universalità dei valori propri delle realtà temporali e l’ispirazione cristiana. Un rapporto da ricostruire sempre, senza mai smettere di ricercarlo: “ritenendolo acquisito in una definizione teorica e astratta, si è scaduti nella separatezza, e così la laicità è diventata indifferenza, quando non alibi per mancanza di coerenza”.
Mattarella è consapevole che occorre avviare “una semina che probabilmente non è per l’oggi” e che “richiede il coraggio di una speranza che si spinga oltre la soglia di quello che può apparire il realismo necessario”: ma, citando Maritain, conclude che per concepire un realismo autentico (e non eccessivo come in tanti progetti di terza via), “l’uomo ha bisogno che la fede gli insegni la saggezza e gli insegni a contare il tempo non a ore e a giorni, ma a settimane ed anni”.
Certo, ha ragione Luciano Pazzaglia nel sottolineare che è inimmaginabile che Mattarella, con il senso profondo che egli ha della rappresentanza delle istituzioni e dello Stato, possa pensare di valersi del suo ruolo in funzione di una particolare cultura politica.
È però forse ugualmente esatto affermare che, per tutti coloro che iscrivono la propria presenza pubblica, a qualunque livello, dentro le coordinate culturali del movimento dei cattolici democratici, sapere che ad esse consapevolmente e intenzionalmente si riannoda l’esperienza umana e politica del presidente Mattarella è motivo di conforto per le biografie individuali e di ulteriore stimolo per seguire il suo mandato di primo cittadino della Repubblica.
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