IL VENTO E LA POLVERE, by Vittoriano Borrelli


Le strade si popolano di venditori ambulanti che mostrano in bella vista mazzi di crisantemi, gladioli od orchidee per omaggiare la commemorazione dei defunti. L’odore dei lumini aleggia nell'aria e si fa più intenso non appena si varca la soglia del cimitero per imboccare vialetti dai percorsi definiti che si conoscono a memoria.
Entro compunto e silenzioso nel giardino dei ricordi mescolandomi fra i tanti visitatori che come l’altro anno sembrano aver conservato lo stesso sguardo di malinconica riverenza, pronti anche stavolta a rendere gli onori ai propri cari secondo un vecchio copione tramandato dal tempo.
Vado da mia madre. Sulla lapide sono incise le parole della canzoneche avevo scritto per lei e che di tanto in tanto le facevo ascoltare tra una pausa di studio e l’altra:
“Mia madre ha gli occhi bagnati da un’eternità
e gli anni che sono passati son pieni di semplicità
E chiacchiera con una vicina
La senti cantare canzoni di ieri in cucina …”
Accanto a me una signora rivolge al suo caro estinto una preghiera tenendo tra le mani un rosario.
Mi vengono in mente gli anni trascorsi a Napoli. Lì la commemorazione dei defunti è qualcosa che va al di là del suo significato religioso. E’ un rito partecipato, colorito e a tratti folcloristico. Si parte la
mattina presto con tutta la famiglia al seguito come se si dovesse fare una gita fuori porta. Ci si veste al meglio per presentarsi ai propri cari al massimo dell’eleganza; qualcuno si porta dietro seggiole pieghevoli per sedersi davanti alla lapide e persino panini e bibite da consumare ad una certa ora, perché il “giro” è lungo e ci vuole una giornata intera per far visita a chi non c’è più.

Fuori dal cimitero, poco lontano, si vedono bancarellecon tanti dolci, palloncini e bambini con la faccia tuffata nello zucchero filato. Come una festa che anticipa i sapori del Natale.

Penso che il legame che si ha con chi ti ha tanto amato non si spezzi mai. E questo giorno serve solo a rinvigorirlo, a farlo uscire per un momento dal tuo cuoreper condividerlo con gli altri: “corrispondenza di amorosi sensi”, scriveva Ugo Foscolo nel suo capolavoro Dei Sepolcri.

E’ un rito che dovrebbe farci sentire tutti uguali nell'animo anche se dall'esterno non appare così: tombe spoglie di fiori che si contrappongono a sontuose cappelle di famiglia quasi a rimarcare certe differenze che si sono ostentate in vita.  Ma qui c’è Totò che c’insegna con la sua magistrale ‘A livella:

“Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive: nuje simmo serie... appartenimmo â morte!". 
(“Queste pagliacciate le fanno solo i vivi. Noi siamo seri … apparteniamo alla morte!”).

Sono pensieri che mi rinfrancano. Esco dal “mio” giardino dei ricordi avvolgendomi nel cappotto. L’aria pungente è un anticipo dell’inverno che verrà. Ascolto il vento che solleva la polvere.
E mi sembra già di sentirla addosso.

Dedicato a mia madre

(Se vuoi leggere il testo integrale di “Mia madre” clicca qui)

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