Verdini ora fa il centrista “Ok al Senato così com’è ma non entriamo nel Pd” (CARMELO LOPAPA)

Varato il nuovo gruppo “Ala”. Tra i dieci anche alcuni ex cosentiniani Toni soft con Berlusconi: “Lo strappo fa male,non ci capivamo più”.
ROMA . «Se mi piace Renzi? Fino a questo punto non sono arrivato... ». E la sinistra pd stia tranquilla, «non abbiamo alcuna intenzione di entrare nel partito, se avessi voluto, lo avrei fatto nel Pci da ragazzo, nella rossa Toscana». Eccolo Denis Verdini, in gran spolvero, graffiante e battutista, nervi tesi e sorrisi tirati per una delle sue rarissime uscite pubbliche. Ed ecco il gruppo al Senato “Ala”, dopo settimane di battaglia navale coi forzisti. Si scrive Alleanza Liberalpopolare Autonomie, si legge nuovi “responsabili”: pronti a sostenere il governo Renzi sulle riforme e su tutto quel che sarà di loro gradimento, come si intuisce dal manifesto politico.
Sala Nassirya di Palazzo Madama, ore 11, è qui che si consuma lo strappo dei «dieci piccoli indiani», come si definiscono. Dieci assai verdiniani, in realtà, per nulla anti-berlusconiani. Tutti eletti nel 2013 nel Pdl, come sottolinea con un pizzico di orgoglio il senatore toscano, tra orgogliosi amici di Cosentino come Vincenzo D’Anna (che perde le staffe quando un cronista
dell’Huffington glielo ricorda: «Essere amici non vuol dire essere correi») ed ex uomini di Raffaele Lombardo, quali Antonio Scavone e Giuseppe Compagnone. Sono sette invece i deputati pronti a lasciare Fi alla Camera, guidati da Luca D’Alessandro e Ignazio Abrignani. Attenderanno ancora la prossima settimana per tentare di conquistare altre tre pedine e dar vita a un sottogruppo al Misto. Ma al colpo grosso sta lavorando soprattutto Saverio Romano per convincere la dozzina di Scelta civica a creare un vero e proprio gruppo autonomo di 20. Del resto, tutti nel calderone della maggioranza si collocano, a cominciare intanto dal nuovo gruppo al Senato guidato da Lucio Barani. Questa legislatura, dice a chiare lettere il loro leader, vogliono essere liberi di completarla. E faranno di tutto per condurla in porto. E dopo? Nel Partito democratico non hanno alcuna intenzione di confluire, rassicurano dopo le polemiche di questi giorni e le sollevazioni popolari alle Feste dell’Unità in giro per l’Italia. «C’è una prospettiva politica che è nelle cose e che porta all’area moderata - spiega Verdini perché il centro determina sempre la vittoria dell’una o dell’altra parte ma per determinarla deve avere la libertà di potersi muovere». Liberi di muoversi a piacimento, senza più vincoli e cerchi magici a sbarrare la strada, insomma. E la prospettiva sembra essere proprio quella che porterà a un patto con gli altri centristi oggi in Area popolare. Nei confronti di Silvio Berlusconi l’ex braccio destro non affonda il coltello. Anzi. «Lo strappo fa male e addolora- confessa non rinneghiamo nulla, solo che ci sentivamo a disagio dove eravamo». Solo il forfait sul Patto del Nazareno all’origine della rottura, minimizza lui. «Berlusconi è stato sempre lungimirante in questi venti anni, questo però non significa che si vedono sempre le stesse possibilità » dice l’ex coordinatore pdl.
Articolo intero su la Repubblica del 30/07/2015.


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