Avrò cura di te di Massimo Gramellini - Chiara Gamberale
by Maria Cristina Pesce
Amarsi é l'opera di
due architetti dilettanti...che sbagliando e correggendosi a vicenda imparano a
realizzare un progetto che prima non esisteva. Noi. (Massimo Gramellini, Chiara
Gamberale)
“Avrò cura di te”, un
romanzo a due voci, un dialogo epistolare, tra una donna, Gioconda, e un
angelo, Filèmone, in scena i tormenti e i dolori sentimentali di una
trentaseienne.
Scritto a quattro
mani, da Massimo Gramellini e da Chiara Gamberale, ricorda lo stile di ambedue,
quasi un continuum di
“Cuori allo specchio” del giornalista de La Stampa e di “Per dieci
minuti” della scrittrice romana. Un racconto che concilia, attraverso la
formula della corrispondenza, due penne e due generi diversi che nella
differenza e nella contrapposizione trovano la loro forza e logica
espressiva. “Avrò cura di te” non è “Fai bei sogni”, non ha la
stessa profondità né la stessa forza avvincente ed é probabile
che molti lettori siano stati sfiorati dal sospetto che sia un prodotto editoriale ‘sfornato’
ad hoc, di sicuro
gradimento, visti i
precedenti
successi dei due scrittori.
Ma è un romanzo che sa
toccare le nostre corde più intime, è denso di sentimenti e di concetti dal
taglio psicologico in cui molte donne possono rispecchiare i malesseri, le
complessità e le difficoltà delle dinamiche affettive, delle storie d'amore. “La
vita per chiunque abbia l’ardire di credere in lei è un ingegnoso gioco di
specchi”.
Due personaggi in
primo piano, uno emotivo e confuso, l’altro saggio e poetico, ma é attorno
all’amore, che si snoda la storia, quel sentimento che tutti vogliamo e che per
incapacità di costruire, di ascoltare l’altro, per quella tendenza umana di
tentare di plasmare l'altro in base alle nostre aspettative, per inseguire la
nostra personale idea dell'amore, perdiamo. O ancora per paura, per possesso,
per impazienza, per narcisismo o per la ricerca di una perfezione assoluta,
poco umana, tendiamo a incrinarlo, a distruggerlo. Solo quando l’abbiamo perso,
pur essendo fautori della sua scomparsa, cerchiamo disperatamente di
riconquistarlo, aggrappandoci fino all’ultimo per non doverci
guardare dentro, per non essere messi di fronte ai nostri sensi di
colpa, alle nostre carenze, ai nostri errori, all'inevitabile cambiamento di
noi stessi, dell’altro e del rapporto. “L'amore perfetto non esiste. Quello
reale é la somma di tante le imperfezioni. L'amore più duraturo spesso é il più
improbabile”.
In secondo piano, ma
non certo di meno spessore, altri personaggi, l'eccentrica madre, un padre
chiuso nel suo mondo, un'amica travagliata da una relazione extraconiugale, il
ricordo della dolce figura della nonna, l'ex marito.
La difficoltà ad
elaborare la perdita affettiva, il vuoto “Nessuno potrà mai
riempire da fuori il vuoto che porti dentro”, il fallimento, l’ansia, la solitudine, la
confusione, la rabbia, queste le tematiche che dovrà affrontare Gioconda,
abbandonata da Leonardo, dopo il suo tradimento con il padre di uno
dei suoi alunni.
Giò vive
drammaticamente la separazione dal marito dibattendosi tra i due modelli
antitetici che si porta dentro, l'espressione dell'amore coniugale incarnato
dai nonni, eterno e perfetto e quello dei genitori,
precario e conflittuale. Due modi di amare diversi, la pazienza,il sacrificio,
la tenerezza contro l'impulsività, l’egoismo, l'individualismo. Gioconda, Giò, é un'anima inquieta,non si ama,"E'
faticoso essere obbligati a frequentare noi stessi, quando siamo i primi a
detestarci", ha alle spalle
un'infanzia difficile che il fallimento del suo matrimonio porterà a galla,
spingendola a rifugiarsi nella casa che era dei nonni per ritrovarsi, un
viaggio interiore che inizierà, non a caso, il 14 febbraio. Un
percorso di crescita e di dinamiche interne che durerà un anno e che
la metterà di fronte a se stessa, scaverà sui suoi reali bisogni,
sull'essenza, che le insegnerà a passare dall'Io al noi, ad ascoltare meno
la testa e più il cuore. “Sai quanto é difficile far intendere il linguaggio
dei sentimenti a chi crede che esistano soltanto i pensieri e le emozioni”.
L'immaginario angelo
Filèmone non é altri che l' Io più profondo con cui intimamente
Giò ha il coraggio di parlare mettendo a nudo la parte più fragile,
peggiore e disorientata di sè. Da questo scambio Gioconda, accompagnata
dall'angelo 'Custodde' nel viaggio alla scoperta di se stessa metterà i
tasselli a posto, una donna più consapevole del suo narcisismo, dei suoi
errori, dei suoi egoismi e vittimismi.
"Saper amare.
Un'impresa ostinata che non richiede ricompense nè riconoscimenti
ufficiali, spesso nemmeno da parte dell'oggetto del nostro amore"
Un romanzo che si
snoda attraverso la corrispondenza tra la professoressa e il
magico angelo, una narrazione che nonostante la forma epistolare che
talvolta rallenta la lettura, é scritto molto bene, con un linguaggio forbito,
colto, ricco di aforismi. Un racconto che si declina tra passato,
presente e futuro, tra ricordi e scoperte, che concilia la
spiritualità e la liricità di Gramellini con l’intensa emotività
femminile della Gamberale, narratrice di donne 'smarrite', sempre in
'viaggio' per ricostruire se stesse.
Chi di noi non
vorrebbe avere un angelo con cui instaurare un dialogo continuo e che si prenda
cura di noi, che puntualmente risponda ai nostri interrogativi, alle nostre
paure? che sa magicamente toccare le nostre corde più intime ed emotive, che sa
alleviarci e guarirci dal dolore?
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