Passa ai contenuti principali

QUANDO SONO VENUTO… ERA UNA NOTTE DI MAGGIO, di Roberto Busembai

QUANDO SONO VENUTO… ERA UNA NOTTE DI MAGGIO, di Roberto Busembai

Sono arrivato intorno alle 23, 23 e 30 circa, dopo un lungo percorso, ricordo che appena sceso avevo un forte mal d’orecchi, era stato il trambusto del viaggio e di qualche finestrino rimasto aperto su quella corriera. 
Al tempo era uno dei mezzi più usato e veloce, dopo il treno, che uno si potesse permettere di usare, e comunque si aveva occasione di potere incontrare e dialogare con le altre persone. Eravamo in tanti, l’autobus era proprio pieno, un vociare e un giubilo nelle nostre facce e nei nostri pensieri, non vedevamo l’ora di arrivare e tutti con propositi diversi e alcuni anche molto seri….Ricordo che il giovane che era vicino a me, nella seduta, un ragazzino biondo con gli occhi azzurri, molto carino e simpatico, mi disse che lui ambiva a diventare medico, e….come si chiamava?…questo non lo ricordo, anzi se devo essere sincero non ricordo il nome di nessuno, dei tanti che eravamo, o forse, adesso che ci penso, non ce lo siamo mai detto. 
Un altro, quello un poco più bruttino, ma di una simpatia unica e esemplare, per tutto il viaggio ci ha fatto ridere e sognare con le sue battute, lui disse che il suo avvenire era quello di diventare attore, e che altro avrebbe potuto fare….tanto era istrione….una ragazza, dai capelli mori e con un sorriso che ammaliava, ricordo che in un momento di calma e di silenzio, mi si avvicinò dicendomi che lei non aveva ancora deciso cosa fare, ma di sicuro avrebbe lavorato e avuto anche dei bambini, poi con civetteria e timido sentire, mi sfiorò le mani e svanì in fondo alla corriera……
Avvenne però che durante il tragitto, dovemmo fermarci per un guasto, una ruota si era forata e ci vollero delle ore prima che fosse cambiata. Ma non ci fecero scendere, ci dissero che non occorreva, che poi avremmo perso tempo a riorganizzarsi, però questo me lo ricordo ancora, alcuni, credo due o tre di noi, si ostinarono con il conducente e in men che non si dica, scesero e di loro non si seppe più niente, si dice che avevano rinunciato al viaggio, che non se la sentivano di arrivare in fondo o forse era il destino che già faceva gioco, come suo solito, e anzi compiva qualche danno.
Ripartimmo fiduciosi e ancora lieti e decisi, io non avevo ancora deciso cosa diventare, al momento la cosa che davvero mi premeva, era quella di arrivare, per poi scendere finalmente e respirare, il mio grande bisogno era di respirare aria pura, poter correre fuori e sorridere di quello che avrei visto e trovato, poi che fosse il destino oppure il fato, a decidere la mia sorte, non mi importava, avevo dentro la voglia di vivere e di provare quella nuova cosa.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

Commenti

Post più popolari