LE GRAVI EPIDEMIE: PESTE, LEBBRA E MALARIA, MA NON SOLO

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LE GRAVI EPIDEMIE: PESTE, LEBBRA E MALARIA, MA NON SOLO
Dalla pagina Facebook di Richi Tor
LE GRAVI EPIDEMIE: PESTE, LEBBRA E MALARIA, MA NON SOLO
Come è noto, il Medioevo ha conosciuto diverse epidemie: la più grave è indubbiamente quella della peste, proveniente dall’Oriente. Sono conosciute due forme:
– Bubbonica, caratterizzata dall’indurimento e della suppurazione dei gangli, che uccideva nel 60-80% dei casi.
– Polmonare, mortale nella sua forma fondamentale, che uccideva nel 100% dei casi. Veniva trasmessa all’uomo dalla pulce del topo nero e poi per contatto diretto.
La prima epidemia bubbonica risale al 540 e, con pause tra i 9 e i 12 anni, durò fino al 750 nei paesi mediterranei. La seconda, quella conosciuta un po’ da tutti, cominciò invece nel 1347 ed era di tipo polmonare e bubbonica. Ci furono diversi ritorni, come nel 1374-75 e fino al termine del XV secolo, poi fino al XVIII. Sparì misteriosamente, come accadde prima nel secolo VIII, probabilmente scacciata dal colera o dalla pseudo-tubercolosi (malattia benigna studiata di recente che immunizza al 100%) e anche dalla considerevole riduzione di topi neri davanti al terribile topo grigio.
Le gravi malattie come la peste incidevano profondamente sulla vita di tutti i giorni: tra queste vi era anche la lebbra, che costringeva i malati a marcire un po’ alla volta nel loro universo chiuso, tenuti rigorosamente separati dall’umanità “normale”, con l’eccezione dei nobili. Basta ricordare in tal proposito il re lebbroso Baldovino di Gerusalemme che viveva in mezzo alla gente. La malattia, che colpì fino al 5% degli Occidentali nei secoli XII e XIII, scomparve in seguito in modo sorprendente, forse cacciato dalla tubercolosi, di cui di recente si è provato che il bacillo ostacolava il portatore della lebbra. 
Ma aldilà della peste, un’altra grande malattia disastrosa per l’occidente medievale sembra essere stata la malaria, che oggi colpisce tutto il Terzo Mondo. Il Medioevo ha conosciuto l’indebolimento duraturo, la mancanza di dinamismo e gioia, “lo sguardo triste e il passo strascicato” delle popolazioni affette da febbri, colpite in permanenza sulle coste del Mediterraneo, oltre alle morte rapide della gente del nord, giunta senza diffidenza nelle regioni dove la malaria uccideva. Furono tante le vittime: cardinali, papi stranieri, imperatori, eserciti germanici, pellegrini in viaggio verso Roma. Talvolta morivano a migliaia in pochi giorni. 
Durante l’epoca medievale sono state conosciute poi anche altre malattie: il vaiolo ad esempio, arrivato verso il 570 in Occidente e colpevole di numerose stragi. Venne riportato a più riprese nei secoli successivi dalle Crociate. Vi era poi la dissenteria che nel 580-582 colpì tutte le Gallie o le varie malattie da cattiva nutrizione, come il fuoco di San Lorenzo, il fuoco di San Silvestro o casi da ipernutrizione (idropisia, obesità e gotta). Il fuoco di Sant’Antonio è segnalato a partire dal 590: era una grave intossicazione dovuta al consumo di segala cornuta ed un male che assunse spesso andamenti epidemici, come nel 945 fra Parigi e Reims.
È corretto concludere dunque che periodicamente, in connessione con cattivi raccolti, carestie o cause fortuite o imprevedibili (si vedano le navi portatrici di peste a causa della presenza di topi neri), le epidemie distruggevano una parte della popolazione occidentale dell’epoca. Le cure praticate dai medici non erano molto efficaci e questo li metteva in cattiva luce di fronte alla popolazione, ma di questo parleremo un’altra volta.
(Immagine: Il Trionfo della Morte di Pieter Bruegel, 1562, riflette al meglio il terrore causato dalla grande epidemia di peste nell’Europa medievale)
Fonte bibliografica:
R. Delort, La Vita Quotidiana nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari 2011

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