IL LIBRO CHE NON HO ANCORA LETTO

Si naviga spesso tra file e tra siti, tra finestre virtuali e pagine aperte in un video di luce e colori, e si cerca e si spera anche di trovare, magari un accenno, un sorriso, una dolce risata nel cuore, un ennesimo nostro uguale, che gira in questo mondo di cose irreali, vaghe ma presenti e cerca, cerca come cercasse un tesoro con una mappa davanti che ne indica il luogo e noi lo stiamo a trovare.
E in questo mischiare le carte, anche se in maniera fantastica e non certo reale, cerchiamo pure qualche cosa da leggere, da poterci rilassare, ci sono persone e ormai direi quasi milioni, che hanno lasciato sui banchi e sugli scaffali il libro fatto di carta stampata e di lucide o opache copertine, e leggono su questo “infernale” mezzo di comunicazione, con la stessa tenacia e forse, spero, con lo stesso desiderio di leggere per conoscere e apprendere, e navigano, il termine è quello appropriato, come velieri in un mare in tempesta, si lasciano trasportare da onde giganti fatte di libri nascenti, di pagine volanti di tutto un immenso di mondo che ancora tende a posare lettere e frasi in un immenso che io ancora chiamo soprattutto e solamente “ virtuale”.
E allora io oggi mi immagino con questa potenza del tutto e del niente, di poter parlare di un libro che ancora devo leggere, si un libro che ancora non ho ne comprato, perchè io ancora sono un vecchio abituato ad avere tra le mani la carta stampata, sentirne il calore, il profumo e l'evanescente richiamo che nasce dal peso e dalla confezione, ne visto su questi siti vaganti, su archivi naviganti. Immagino di entrare nella testa di un qualunque scrittore, una normale persona che con cura e devozione riesce a elaborare senza tante minuziose parole, una storia comune, un storia anche d'amore, una storia di vita di trascorso normale e in questa ci mette, talvolta ignaro di farlo anche tutto se stesso e non nasconde tra le righe dei fatti, il suo processo di vita,i suoi sottili o giganti problemi sociali, la fragilità umana che lo assale perchè magari essendo scrittore, artista, poeta, ha maggiore sensibilità nel capire e sentire le cose, e allora scrive di se parlando di questo o di quello, di una donna che si ribella al suo stato sociale, che urla contro la violenza anche subdola di un uomo che non la vuole lasciare, di un uomo che si sente abbattuto per un lavoro che non riesce a trovare, per una vita vissuta ai margini perchè diverso magari non ha saputo trovare, un uomo che lotta per la sua integrazione, per la sua sola emarginazione dovuta a una "innocua" scelta sessuale o perchè nato in un altro nobile paese terreno che in un altro “uguale" non lo vuole accettare. E' un libro fatto di scene e di passioni, di lotte e di amori, perchè la vita è sempre quella e le storie inventate o vere che siano girano intorno a questi fantastici e spesso reali, momenti di gioia e dolore, di allegria e di pianto, e non ci possono essere intensi momenti esclusivi di vite fatte di pieni colori e di felicità immense come pure l'inverso di eterni dolori e continui momenti di pianti e disperazioni.
Si narra in questo libro di un luogo comune, che potrebbe essere una città conosciuta, un luogo di pace come un convento, o un deserto dove trovare rifugio nel vuoto e nel silenzio, un altissimo monte ricolmo di neve, un mare tranquillo di un verde speciale, una nave che porta lontano o un aereo che atterra in un posto straniero e lontano, può essere una casa qualunque, una famiglia composto da padre madre e due figli, ma spesso si tratta di solitudini vere, di famiglie disperse, di atroci dolori, amori lasciati, alcuni dovuti da un mero destino, altri dallo stesso volere dei personaggi. Può essere in un verde giardino, in un bosco autunnale, ai limiti di un ruscello o sopra un lago a navigare, può essere invece in una piccola stanza, dove da soli si torna spesso a pensare, dove il tutto l'intorno ci sopprime e ci arreca del male, o può essere invece su una spiaggia d'inverno da soli ad assaporare il sapore del sale che vola dal mare, e capire che la vita poi è bella anche per il solo farsi muovere i capelli dal vento impetuoso che sale.
E i personaggi potrebbero essere molti o pochi, alcuni o addirittura nessuno, perchè potrebbe essere un romanzo di solo pensiero, un saggio sul mondo o sull'animo intero, sul bisogno “banale” di poter dire le cose, o soltanto il pensare che naviga tra la mente di colui o colei che lo scrive, ma pensiamo lo anche tra le tante persone, un gruppo di amici che non si vuole disperdere, una storia d'amore tra due uomini o due donne, perchè anche questo se nel reale è difficile accettare, nel libro può liberamente accadere e non è assolutamente “anormale, o una comune ma grande e dolce storia tra una giovane coppia, tra due sposi novelli, tra due anziani che si tengono stretti in attesa, purtroppo, di doverci lasciare e avere la pena nel cuore di non sapere chi primo dei due dovrà enormemente soffrire la solitudine e il distacco. E ci saranno bambini, tanti bambini, perchè se deve essere un romanzo felice non possono mancare questi “angeli” terreni, queste nuove speranze che vorremmo divenissero il fulcro per un mondo migliore, bambini che corrono e giocano felici per le strade invece che in circoscritte mura di enormi metropoli di cemento ed acciaio, bambini che sognano e amano il prossimo come fosse una cosa “normale” e “ comune”, bambini che giocano e pensano e credono con tutto il loro piccolo ma immenso sapere, che un giorno possa ancora tornare un uomo vestito di rosso dalla lunga barba bianca che porta davvero nel sacco, un immenso regalo che comprenda davvero tutti , ma proprio tutti i bambini del mondo, un regalo che ha un nome “straniero” perchè difficile da pronunciare, un nome che ha solo quattro parole, PACE.
Ecco il libro che io ancora non ho letto si intitola PACE.
Roberto Busembai (errebi)
Immagine web

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