EZIO & ROMINA – LA VINCITA, di Roberto Bontempi

EZIO & ROMINA – LA VINCITA, di Roberto Bontempi


EZIO & ROMINA – LA VINCITA
Ezio aveva finito i lavori di casa mentre la sua Romina era al lavoro. Aveva considerato due opzioni: starsene in poltrona con una gassosa, ciabatte e rutto libero alla Fantozzi, o tutto questo con in più la tv accesa.
Però cominciò a pensare che c’era anche dell’altro al mondo e, messosi un po’ decente, si avviò al bar e, trovato un tavolino riparato dove potersi distendere quasi come nella sua poltrona, ordinò una gassosa.
Beveva e regolava i rutti in modo che fossero un tantino controllati e con l’occhio andò a un biglietto del ‘gratta e vinci’ caduto in terra a chissà chi. Doveva essere uno che si era appartato per mettersi a grattare un bel mazzetto di tagliandi.
Quel po’ di carta era sfuggito alle grattate del proprietario ma non non a quelle di Ezio che, non potendo crederci neanche guardando e riguardando, si ritrovò vincitore di diecimila euro.
Quando se ne convinse e riuscì a controllare i battiti cardiaci lo intascò come niente fosse, attento a che la tasca non avesse buchi, e con indifferenza tornò a casa.
Qui improvvisò una tarantella napoletana, un flamenco e addirittura una acrobatica giga da far west. Poi si rimise in ciabatte a incorporarsi alla poltrona ricominciando a non pensare a niente.
Ma quel cervello, per quanto poteva, aveva bisogno di esplodere in sogni e follie.
Così, al suo ritorno, Romina lo trovò immerso in un mare di preventivi: un appartamento al mare, un suv, una camera attrezzata per la registrazione di brani musicali e via dicendo. Le sembrò un insieme disordinato di cartacce che al suo ritorno, disfatta da una giornata di fatica, assolutamente non era disposta a tollerare.
Ezio, tutto preso a calcolare, a stento aveva alzato la testa per salutare e questo avrebbe fatto uscire dai gangheri un portone non solo quella beata donna.
“È così che metti in ordine, vigliacco?” sbottò senza dare spazio a eventuali repliche. “Io mi faccio un cu… quello che sai, e tu giochi a far casi … quello che sai, in casa? E questo cosè?”
Ezio con un sorrisone e a gesti, cercava il fiato giusto per urlare ‘È vincente, è un biglietto vincente. Ho vinto al ‘gratta e vinci’. Ci pensi, amore? Ora potrò contribuire con dei soldi alla conduzione del nostro ménage’.
“Io guadagno i soldi e tu spendi la paghetta che ti do in queste assurdità?” continuava a strillare lei facendo a pezzi il tagliando.
Quando Ezio riuscì a farle capire cosa aveva fatto si gettarono sul pavimento alla ricerca di ogni pezzetto per ricomporre il puzzle.
Ma capirono presto che era una impresa impossibile con lo scotch e la coccoina disponibili. Da quella ricomposizione era uscito meno comprensibile del mostro di Frankentein.
Alla fine di piagnistei di disperazione lei azzardò:
“Forse sotto quel tavolino ci sono altri biglietti”.
“Ma dovrebbero essere vincenti” parò lui. “Però se ne comperiamo un bel po’ e siamo sempre fortunati, possiamo rigrattare quello buono.”
“Credo sia questa l’unica cosa da fare. E crepi la micragna.
Lo sai, In-Ezio, che dal vuoto assoluto del tuo cervello, a sprazzi nasce qualche idea intelligente?”
Roberto Bontempi


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