Il Volo schifa Trump ma non la Piazza Rossa (8 gennaio 2017)

Il Volo schifa Trump ma non la Piazza Rossa

correva l'8 gennaio 2017...
(Carlo Piano per la Verità) - Che possa non piacere Donald Trump, che lo si possa trovare stonato è comprensibile. Però tra qualche giorno sarà lui a capo della Casa Bianca e, come funziona da quelle parti al contrario che da noi, sarà il presidente di vincitori e vinti. Si gioca duro in campagna elettorale, ma poi basta: si va avanti insieme. Lo ha detto durante il victory speech, appena dopo il risultato: Prometto a ogni cittadino di questo paese che sarò il presidente di tutti gli americani. È una cosa davvero importante per me. Aggiungendo di voler cercare collaborazione, e non conflitto, con le altre nazioni del mondo.
Quindi rifiutare di cantare alla sua cerimonia d' insediamento non è uno schiaffo al tycoon Donald Trump, quanto piuttosto agli Stati Uniti e alla più grande democrazia del mondo. Che la ripulsa sdegnata venga da un gruppo italiano tra i più conosciuti all' estero non è simpatico né per il Paese né tantomeno per la nostra diplomazia.

Oltretutto un trio di talentuosi giovanotti come Il Volo, la politica la dovrebbe lasciare da parte. Volarci sopra, come ci volava sopra Giacomo Puccini con la Tosca e la Turandot. Per mesi negli Usa Nessun dorma interpretata dal Volo è stata prima in classifica dei brani classici su iTunes. E il loro concerto del 4 marzo alla Radio city music hall di New York è già sold out. Forse fisseranno una seconda data. L' arte non si abbassa alle beghe dei partiti, anche se si chiamano democratici e repubblicani, ma i tre tenorini sì. Quindi hanno risposto che il 20 gennaio sul palco a Washington loro non ci saranno.
Abbiamo rifiutato l' invito perché non siamo mai stati d' accordo con le sue idee, spiegano, non possiamo appoggiare un uomo che ha basato la sua ascesa politica sul populismo oltre che su atteggiamenti xenofobi e razzisti. Anzi, la cerimonia neppure la seguiranno in tv, almeno Gianluca Ginoble, che è considerato il bello del gruppo, protagonista sulle pagine di gossip per cambi di fidanzata. In un' intervista al Corriere della sera ha dichiarato: Se si gioca Roma -Inter guarderò la partita. Sul fatto che rappresenti bene l' Italia, una certa Italia nel pallone, non ci sono dubbi.
Comunque lui e i compagni Ignazio Boschetto e Piero Barone non hanno avuto le stesse remore a esibirsi a Mosca e in altre città della Russia in quattro concerti, nel 2016. Con Toto Cutugno addirittura sulla Piazza Rossa. E Vladimir Pu tin, oltre a essere grande amico di Trump e accusato dalla Cia di averne favorito e truccato l' elezione, non incarna un esempio di democrazia.
E non si può neppure dire che Il Volo disdegni il richiamo dei multimiliardari come Trump, visto che nel 2012 sono stati gli unici stranieri ad essere ingaggiati per l' illuminazione del l'albero di Natale al Rockfeller Center di New York, insieme con Mariah Carey, Rod Stewart e Stefan Green. Chiamarli era stata un' idea di David Rockfeller, padre padrone della JPMorgan chase, una delle più grandi banche al mondo.

Insomma, parliamo di una stirpe di capitalisti davanti alla quale la ricchezza di Donald Trump strappa un sorriso. Sono considerati una delle famiglie più potenti nella storia degli Stati Uniti d' America. Ma forse, in questa scelta natalizia, valevano di più i dollari.
Se poi andiamo a vedere l' ascesa dei tenorini negli Usa, si scopre che il grande artefice e impacchettatore del loro successo è stato Tony Renis. Uno che non ha mai nascosto le sue simpatie repubblicane. Oltreoceano l' hanno soprannominato mister Quando quando quando. Frequentava Gregory Peck, Charlton Heston, Kirk Douglas e soprattutto conosceva personalmente Ronald Reagan e la moglie Nancy. Insomma uno sicuramente più vicino a Trump che a Hillary Clinton. Quindi il diniego del Volo si spiega ancora meno.
Può darsi si siano un po' montati la testa, perché come artisti abbiamo una grande eco e non potevamo cantare per una persona con cui non condividiamo quasi niente. Ribadiamo, non si trattava di fare un concerto per la chiusura della campagna elettorale di Trump, come per esempio è successo con la Clinton e Bruce Springsteen sul palco dell' Independence mall a Philadelphia. I tre italiani erano stati interpellati, a risultato ampiamente acquisito, da una nazione amica che si chiama Stati Uniti per salutare l' insediamento del presidente. Che si chiami Trump, Clinton o persino Paolo Gentiloni non importa. Dovrebbe essere considerato un privilegio. Eppure.
Diciamo che il trio ha voluto seguire una scia già aperta da Andrea Bocelli, anche se non si è capito bene se fosse stato contattato o meno. Un portavoce di Trump ha detto che è stata la Casa Bianca a rifiutare un' offerta di Bocelli. Mah. Di certo hanno declinato l' invito Elton John e Gene Simmons, cantante e bassista dei Kiss. L' attore Alec Baldwin, che da mesi sta facendo un' imitazione del tycoon al Saturday night live, si è offerto scherzosamente di cantare alla cerimonia Highway to Hell - Autostrada per l' inferno- degli Ac/Dc.
Certo, per i tre ragazzi del Volo poteva essere una grande soddisfazione e, permettetemi, anche per noi italiani. Ma forse, in fondo, ha ragione Placido Domingo quando dice che sono simpatici, ma non sono cantanti d' opera: hanno solo aggiunto delle arie al loro repertorio. Ricordiamoci da dove vengono, dal talent canoro per bambini Ti lascio una canzone.

Come scrive il critico musicale Michele Monina tre bimbiminkia prestati al bel canto direttamente da Antonella Cleri ci. Forse ha ragione lui, la Casa Bianca era davvero troppo. Magari anche per Donald Trump, ma per loro di sicuro.

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