Alessandria, San Rocco, il Tinaio degli Umiliati, il Gualdo e la storia

Alessandria, San Rocco, il Tinaio degli Umiliati, il Gualdo e la storia

Alessandria: Piazza San Rocco interno cortile
Piazza San Rocco- la Chiesa di notte
pubblicato da Pier Carlo Lava
Alessandria: Il Tinaio degli Umiliati via Lumelli 13, l’oro blu e i jeans del Medioevo. di Piercarlo Fabbio
Di grande importanza nella città medievale la presenza degli Umiliati Questo movimento religioso, nato in Milano verso il 1150, presto si espande nel Nord Italia e, per ragioni ancora ignote, trova in Alessandria uno dei punti di maggiore dinamismo. Monaci e laici lavorano negli opifici annessi alle cinque “case” cittadine: San Michele di Bergoglio, la più antica, e poi San Matteo, Santa Maria di Foro, San Siro, San Giovanni del Cappuccio.(http://urbanlogin.cultural.it/).
Abbiamo chiesto a chi è un profondo conoscitore della storia della vecchia Alessandria, di parlarcene, ecco cosa ci ha scritto in merito:
by Piercarlo Fabbio.
Alessandria è architettonicamente contaminazione allo stato puro. Specie dalle parti della sponda destra del Tanaro ove una trama viaria di probabile impostazione settecentesca si mischia con elementi novecenteschi, oppure con piccoli saggi di grandi architetti, come ad esempio il chiostro attiguo alla Chiesa di piazzetta Bini, probabile opera giovanile di Alessandro Antonelli(quello della Mole torinese per intenderci), nonché
Il Gualdo
fabbricati tra i più antichi della città come il cosiddetto Tinaio degli Umiliati quasi coevo alla fondazione della città.
L’effetto scenografico delle vie Lumelli e Morbelli che si congiungono in largo Vicenza aggiungono fascino di correlazione fra medioevo e modernità in una zona ove lo Spedal Grande di via Treviso probabilmente era l’istituzione di maggior interesse insieme al complesso conventuale di San Giovanni del Cappuccio.
Se quindi potessi avere una macchina fotografica che scinde le epoche e esplode le strutture al fine di consentirci dal di fuori la loro vista, ci troveremmo in mezzo ad un coacervo inestricabile di stili, di epoche e soprattutto di storie di uomini e donne. Che poi sono quelle che più mi attraggono.
Il Tinaio degli Umiliati con la neve
Se però faccio attenzione ad una cosa, cioè al “Tinaio”, scopro subito una storia antica, ma non per questo meno suggestiva, anche se occorre trasferirsi oltretanaro e cambiare il nostro tempo con il tempo in cui la Cittadella non c’era ancora e Borgoglio era uno dei borghi fondanti di Alessandria, anche se non viveva un buon rapporto con la città sua figlia. Provo dunque a trasferirmi anima e corpo…
Nei pressi della Chiesa di San Michele in Bergoglio, escono dagli edifici attigui, assai indaffarati, operai particolarmente sporchi, che probabilmente fanno parte di un Ordine religioso, quello degli Umiliati, che a fine 1100 si è ecumenicamente stabilito sulle due sponde del Tanaro. In sponda di Rovereto nei pressi di San Giovanni del Cappuccio, l’attuale San Rocco.L’Ordine si compone di Monaci, di Suore, di laici, uomini e donne). Lavorano la lana, la tessono, la filano e la tingono. Sulla sponda di Rovereto l’opificio è anche di grandi dimensioni, oltre 300 mq., ma anche qui in Bergoglio si lavora di continuo pur se in locali più angusti.

Pianta della città di Alessandria
Quindi una fabbrica degli Umiliati vi è anche qui. Gli operai così sporchi, che vedo indaffarati ora sulla pubblica via a rovesciare mastelli d’acqua bluastra nei rigagnoli a cielo aperto che contraddistinguono le “rugate” di Borgoglio, sono proprio dei tintori. Perché il colore di giornata è il blu? 
Parlo con uno di loro, tal Lodovico (il cognome non l’ho compreso bene, ma mi pare faccia Grassi o giù di lì), che a sua volta si sorprende della mia ignoranza in materia, visto che tutti da queste parti conoscono perfettamente il colore dell’”oro blu”, che a Borgoglio, ad Alessandria, come a Tortona, si coltiva persino nei fossati delle fortificazioni. 
Ma come un minerale che si coltiva? Non un minerale, ma una pianta, il gualdo (nome botanico: 
Stemma Tinaio degli Umiliati
Isatis Tinctoria), erbacea biennale dai fiori gialli, anche se in questo caso interessano assai più le foglie. In effetti “il colorante si estrae dalle sue foglie raccolte durante il primo anno di vita.
Dopo macerazione e fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che agitata e ossidata produce un precipitato. Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della lanasetacotonelino e juta, ma anche in cosmetica e colori pittorici” (Wikipedia)
Perché oro blu. Semplicemente per la ragione che la zona dell’alessandrino è uno dei luoghi a maggiore produzione di gualdo di tutta l’Italia settentrionale e addirittura non esporta solo stoffe colorate, ma anche il colorante stesso. Il grosso della produzione va verso Genova, che colora tessuti di fustagno utilizzati per coprire le merci nel porto o per sacchi di contenimento per le vele delle navi. Una certa produzione si avvia anche verso Chieri, dove pure vi è una fiorente industria tessile, i cui prodotti sono comunque inviati verso Genova. 
All’estero il colore è conosciuto come “blu genoa”, o in francese bleu de Gênes, cioè, infine “blu jeans”.
Cristoforo Colombo non ha ancora scoperto l’America e Alessandria già ha pensato con che colore vestire gli americani. 
Ringrazio Lodovico con la sua faccia blu e lo lascio alla sua opera che già ora ha il sapore di un fatto storico. Lui non lo sa, ma di lì a poco, il gualdo verrà soppiantato dall’indaco cinese o generalmente esotico e magari i figli o i nipoti di Lodovico non faranno più il mestiere del padre e soprattutto i Visconti, signori di Milano e di Alessandria, dovranno dare addio ai lauti guadagni che il gualdo – pur tra vicissitudini colturali, meteorologiche e storie di contrabbando – forniva loro tra dazi e imposte.
Piercarlo Fabbio

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