L’alba, Salvatore Ciaramella


L'alba ferma
l'inverno, il sole
esilia e questo
vento porta l'odor
sfumato dei fiori,
tra le vie offuscate
del paese, la nebbia
stende un'ala di solitudine,
il silenzio piomba
nei pomeriggi e non
tregua, non logora
un filo di calore
sull'ansia, che mi forza
un sospiro, fra un sorridere
stretto penso al detto breve
di un conforto.
Il vecchio, sulla vecchia
foce, ribadiva tante volte
che l'opera invernale
si appresta e ci raduna
tutti dietro al gelo della finestra
e qui, quello che si consuma
e brucia, è il tempo
fra un largo silenzio
che mi smarrisce
in quest'animo d'inverno,
triste e polveroso.

Il tempo ruba la vita,
la mia via dolce
assapora la malinconia,
col gelo sui nidi delle
rondini e uno sciame
di erbe si allontana
dai pioppi e gli ultimi
fili fragili, annidati,
cadono a terra dai rami,
dall'ombra imbrunita
del sole, sento piovere desolazione,
il mio amore è lì, oltre
la vista nevosa
fra le terre calde, serene,
negli assolati pensieri
brevi o solitari e
qui non sanano i cinguettii
fra le rose e la neve
che mi brucia tra la luce
passiva e le onde
del suono di un mattino,
che si apre con un profumo
d'un odore intenso dolce e privo di te.


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