Catastrofe rimossa, di Agostino Pietrasanta

di Agostino Pietrasanta
La questione dei profughi fa notizia, una notizia prevalentemente accompagnata dalla preoccupazione, manifestata dal cittadino europeo di doversi confrontare con il diverso. Non avrei nulla da obiettare perché si tratta di preoccupazione comprensibile, dal momento che siamo obbligati ad assistere ad una mortificante incapacità e confusione dei Paesi occidentali a prendere atto di un fenomeno epocale “indesiderato”, ma inevitabile.Tuttavia fa meno notizia la preoccupazione di una minoranza più avvertita e consapevole di un conseguente massacro indicato da alcuni come una nuova e diversa Shoah; anche sulla nostra pubblicazione ne abbiamo accennato. Ora arrivano, da qualche tempo, notizie di campi di vera e propria tortura nei percorsi di passaggio dei profughi verso una speranza di salvezza e verso traguardi europei, sempre più ostili e murati. Anche per questo sorge conseguente un interrogativo. Siamo davanti ad una vicenda paragonabile alla catastrofe (Shoah) del secolo scorso in cui sono periti sei milioni di Ebrei?

Sarà da osservare in premessa che, nella descrizione storiografica, risulta spesso o quasi sempre improprio l’accostamento di eventi inevitabilmente distinti per ambito territoriale, per i tempi di svolgimento e per il carattere dei protagonisti; un illustre storico riteneva che la mancanza di contestualizzazione costituisse l’unico peccato che neppure Padre eterno perdona. Tuttavia entrando nel merito provo a sottolineare analogie e contestuali distinzioni. Mi pare di capire che i massacri dei profughi non nascono da una volontà generalizzata di sterminio paragonata a quella ipotizzata dai nazisti nei confronti del popolo ebraico; non mi pare sia provata l’intenzione di distruggere una stirpe ed una razza, solo per il fatto che esiste. Per il resto le analogie non mancano. Ci sono campi, nei luoghi di passaggio in cui si sfrutta il lavoro coatto di un numero imprecisato di vittime, definite tali per i trattamenti ricevuti dai miliziani sfruttatori che non si fanno scrupolo di eliminare chiunque si ribelli o non sia in grado di affrontare fatiche e condizioni insopportabili per un essere umano. Ci sono torture e soppressioni in numero e dimensioni di cui le democrazie occidentali o non recepiscono notizia o non somatizzano gli effetti di conseguente devastazione. E questa è caratteristica che richiama la conoscenza che a suo tempo si ebbe nel corso del 1942/44 delle stragi operate dai nazisti, senza peraltro decidere in merito e di conseguenza.
Ancora. Solo pochi media denunciano, con scarso ascolto le possibili conseguenze del disinterresse alla vera natura dell’evento, come dire alla sua epocale inevitabile tappa dei processi di globalizzazione; l’unico interesse diffuso e generalizzato va alle possibilità di improponibili respingimenti.
Infine c’è la questione, a mio modesto parere, risolutiva in fatto di analogie. Come i governi alleati ritenevano prioritarie le operazioni belliche rispetto alla questione ebraica, cosi oggi l’Occidente ritiene prioritari i destini degli Stati nazionali e della loro possibile uscita da una crisi del tutto inedita. Certo non voglio banalizzare; senza forzare sui collegamenti, in ogni caso tanto le operarazioni belliche erano urgenti negli anni della seconda guerra mondiale, quanto l’uscita dalla crisi è importante oggi. Resta il fatto che i problemi interni ai popoli dell’opulenza non possono rimuovere altri e forse più devastanti scenari di carattere internazionale; purtroppo di fronte a questi scenari solo un mondo solidale potrebbe globalmente e in cordata rispondere con risultato positivo.
Il presupposto sta nel prendere atto di ciò che succede, senza confondere avvenimenti diversi, ma senza dimenticare che il passato rischia continui ritorni.
P.S. Un blolg amico riporta il commento di un attento lettore al nostro domenicale della settimana scorsa dal titolo “Spurio accordo contro Francesco” e rileva che nella lettera dei “sessantadue” sulla “Amoris Laetitia” non viene usata l’espressione “..eretico Francesco”. Vero; c’è però l’affermazione che nel documento ci sarebbero sette (!) posizioni eretiche. Mi viene spontaneo chiedere al garbato e (ribadisco) attento lettore: uno che esprimerebbe, a detta dei “sessantadue”, ben sette eresie, come si potrebbe definire?
Spero che eventuale risposta, ogni lettor sganni.
Commenti:
elvio bombonato in 26 novembre 2017 alle 09:19 ha detto:
Aggiungo una tragedia nella tragedia: il destino dei minori non accompagnati, i bambini e ragazzi di entrambi i sessi, dai 10 anni in su, che vengono inviati dalle loro famiglie in Europa affinché cerchino un talora fantomatico parente in Svezia Danimarca Germania ecc.
Metà di loro fugge dai centri di accoglienza, in aumento anche in Italia, dai quali comunque al compimento del 18° anno di età vengono mandati via. I Comuni non hanno i fondi per mantenenerli. Alcuni arrivano in aereo e atterrano a Fiumicino, accompagnati da un adulto che all’arrivo scompare (vedi il mio articolo “Minori stranieri non accompagnati” su AP del 18/10/2016: alla fine del quale auspicavo un don Bosco o un donLuigi Di Liegro redivivi a occuparsene). Che fine fanno? Di sicuro cadono nelle mani delle mafie. Nel 2016 in Italia su 13.705 minori non accompagnati arrivati, ne sono scomparsi 5.222. Nel 2017 il fenomeno è aumentato. Lo Stato fa poco o nulla; i prefetti fingono di ignorare il lproblema.
Le ipotesi di EXFAM, Save the children, Gruppo Abele e altre organizzazioni umanitarie sono le seguenti:

– i più fortunati vengono venduti e adottati ilegalmente.
– altri vengono impiegati come Schiavi- braccianti, pagati 1 euro al giorno. In Italia il centro del commercio è (era? a Guidonia).
– altri fatti prostituire.
– altri comprati dall’ISIS; usati anche per giustiziare i prigionieri: abbiamo visto le foto postate sui siti arabi e non solo.
– altri usati nel commercio degli organi. Esistono in Asia Orientale alcune cliniche specializzate, dove vanno europei e statunitensi bisognosi di trapianto. Gli organi provengono anche da adolescenti, di varie nazionalità. Immagino il medico, uno specialista, che toglie l’organo dal ragazzino e lo trapianta . E poi cosa accade? E’ vero, o si tratta di una leggenda? Il trapiantato non vuole sapere, né gli viene detto, chi sia il donatotore. Paga e torna a casa: occhio non vede cuore non duole. E anche se fosse vero, quante probabilità ci sono che l’organo da lui ricevuto sia quello tolto da un vivo e non da un morto? Piuttosto che morire in un naufragio, così si rende utile all’umanità. Come le madri che mandano le figlie (79 quest’anno: Televideo RAI) decenni a farsi saltare in aria (Nigeria soprattutto).


Carlo Baviera in 26 novembre 2017 alle 18:13 ha detto:

Un intervento opportuno che giunge proprio nel giorno in cui viene reso pubblico il Messaggio di Papa Francesco “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” per la Giornata mondiale per la Pace 2018. Augurandosi che anche queste indicazioni non siano ritenute da parte dei 62 esimi ecclesiastici

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