Vivere nella città proibita

“Beh, pensai, però a Pechino le autorità vietano di aprire anche le finestre. Ecco: a Torino da ieri le autorità consigliano di tenerle chiuse”
Illustrazione di Gianni Chiostri
da: http://www.lastampa.it/ Pubblicato il 20/10/2017
GIUSEPPE CULICCHIA
Della mia unica visita a Pechino, oltre va da sé alla meraviglia per la Città Proibita e per gli innumerevoli monumenti e le svariate meraviglie del nuovo che avanzava e che continua ad avanzare a ritmi per noi inimmaginabili, mi è rimasta in tutti questi anni un’immagine che si staglia nella mia memoria più di ogni altra: quella di una città immersa nella nebbia, come un tempo accadeva a Torino e lungo la valle del Po in certe giornate d’inverno, e che però nebbia non era, ma smog. Ricordo bene la cappa gigantesca poi fotografata e diffusa sotto forma di pixel grigi grazie a Google Images in tutto il pianeta, e il pensiero che formulai all’epoca: in un posto così, non ci vivrei mai. Bene. Poi, tempo dopo, mi capitò di salire sulla collina di Superga in una giornata apparentemente abbastanza limpida. E non potei fare a meno di notare come su Torino si stendesse un asfittico soffitto grigio/marrone. Sempre su Google Images, non solo il capoluogo piemontese ma l’intera Pianura Padana era coperta nelle foto satellitari da quel mortifero tappeto.  

Beh, pensai, però a Pechino le autorità vietano di aprire anche le finestre. Ecco: a Torino da ieri le autorità consigliano di tenerle chiuse. E questo provvedimento arriva dopo che già ci era stato sconsigliato di fare jogging, e dopo che ci era stato detto di non accendere il riscaldamento (oddio, in città in questo periodo non si sa se per fortuna o per disgrazia durante il giorno ci sono sempre più di 20°, quindi non se ne avverte la necessità), e dopo che ci hanno comunicato che il divieto di circolazione tra le 8 del mattino e le 19 era stato esteso non solo ai diesel Euro 3 ma anche agli Euro 4 e subito dopo agli Euro 5. Ora: la cappa grigio-marrone che staziona sopra il cielo di Torino, è bene chiarirlo, non è colpa della Sindaca Appendino. E nemmeno dell’ex Sindaco Fassino. Se ne sta lì da molti anni, almeno nei periodi in cui sulla città non piove. Questo lo scrivo inutilmente, lo so, perché immagino che in Rete e non solo già si sia scatenato il «dibbbattito» con le reciproche accuse et cetera. Però la Pianura Padana è oggettivamente - e ripeto: non da oggi, ma neppure da ieri - la zona più inquinata d’Europa, almeno dal punto di vista delle polveri sottili. Dunque in assenza di un Archimede - quello delle tavole di Walt Disney - capace di piazzare un enorme ventilatore sul Monviso e di spazzare via la nube tossica che ci sovrasta, risolvendo una volta per tutte il problema, è evidente che qualcosa bisogna pur fare per tutelare nella misura in cui è possibile la salute dei cittadini. Un’altra immagine che mi porto dietro, non pechinese ma zurighese, risale ai primi Anni Novanta. In visita presso amici svizzeri, sussultai quando vidi che per disfarsi della bustina del tè buttavano l’etichetta nel contenitore della carta, la graffetta in quello dell’acciaio e la bustina vera e propria in quella dell’umido. Mi sembrarono pazzi. Sbagliavo. I pazzi siamo stati noi, a ridurre come sappiamo questo nostro solo e unico habitat. Sia come sia: domani mattina, una volta sveglio, non potrò come d’abitudine aprire le finestre. Solo che guardando al di là dei vetri non vedrò Pechino, ma Torino. Un’altra città proibita.  


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