Se la protesta espugna il Palazzo

Illustrazione di Irene Bedino
da: http://www.lastampa.it/ Pubblicato il 05/09/2017
FRANCESCO BEI
La decisione clamorosa del Veneto di non applicare la legge sull’obbligatorietà dei vaccini – perché di questo si tratta - fa fare un notevole salto di qualità allo scontro tra no vax e resto del mondo. Non sono genitori arrabbiati o qualche arruffapopolo a protestare contro la linea decisa dal Parlamento a tutela della salute pubblica: per la prima volta è un’istituzione a salire sulle barricate. Al di là delle motivazioni giuridiche del provvedimento di sospensiva adottato da Luca Zaia, quello che colpisce è appunto il segnale politico che arriva a tutto il mondo della rivolta antiscientifica: «Non siete soli, avete ragione, siamo con voi».   
Alle legittime, anche se sbagliate, paure dei genitori un’istituzione risponde cercando di spiegare al cittadino la posta in gioco e poi aiutandolo ad adempiere alla legge il più facilmente possibile. Nella rincorsa populistica fra Lega e i Cinque Stelle, i no vax hanno trovato invece un’autostrada aperta per la loro propaganda. 
Il gruppo M5s del Piemonte ieri è arrivato a definire una «violenza politica» e una «violenta forma di discriminazione» prevedere che i figli dei no vax non possano frequentare la scuola. È la stessa «violenza politica» che applica la Germania, con i suoi 2500 euro di multa per la famiglia che non adempie, o l’Australia che arriva a 30 mila dollari, oppure la Francia che ci ha copiato e dal primo gennaio imporrà ai suoi bambini 11 vaccini (contro i nostri 10) e in caso di non ottemperanza ci sono 3700 euro di multa e la previsione del carcere. 

Da noi la multa è stata ridotta a 500 euro, sanzione quasi simbolica a fronte della gravità del comportamento di chi, per le proprie convinzioni, mette a rischio la salute del prossimo. Come quell’ostetrica di Senigallia che lavorava, non vaccinata, e si è ammalata di morbillo. E se qualche feto nel suo reparto subirà dei danni permanenti per colpa sua?   
Come giustamente ha fatto notare Lorenzo Guzzetti, il coraggioso sindaco di Uboldo (Varese) che su Facebook ha dato degli «irresponsabili» ai no vax, ricevendone in cambio ogni tipo di insulto e perfino minacce di morte, «la scienza non è democrazia». Se la terra è rotonda, l’opinione di chi sostiene che è piatta è sbagliata. Punto. Non c’è relativismo possibile. E bene ha fatto il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, a procedere in uno spirito di collaborazione con il governo, rimettendo nel cassetto ipotesi di provvedimenti simili a quelli del suo collega di partito Zaia. Le bufale che circolano sui vaccini sono invece impressionanti, di questo dovrebbe seriamente farsi carico il governo prevedendo una massiccia campagna di contro-informazione a partire dai social media. Roberto Burioni, il medico che cerca di smontare con pazienza le fake news sulla materia, giorni fa ha spiegato che la storiella dell’interesse delle multinazionali del farmaco è la bufala più grande di tutte: con i farmaci per la sola epatite C, contro la quale non abbiamo un vaccino, Big Pharma ha fatturato un totale di 1 miliardo e 721 milioni di euro nel 2015.  
Tutti i vaccini hanno venduto nel 2015 per 317 milioni di euro. Che sarebbe meno della metà dei farmaci contro l’HIV (altro virus per il quale non abbiamo il vaccino) che hanno fatturato 672 milioni di euro. Insomma, per Burioni il vero favore alle multinazionali lo farebbe semmai chi non vaccina i propri figli. 
È solo un esempio, ma il dovere di chi ha responsabilità pubbliche o si candida ad assumerle, dovrebbe essere quello di spiegare e guidare. Non di assecondare le paure più irrazionali per lisciare il pelo agli arrabbiati. 




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