semplici pensieri sulla nascita
Forse veniamo chiamati a capire il senso della
nascita, quella materiale che vediamo in chi ci è Caro e quella interiore che
si confronta con qualcosa che non solo è vivo ma è colmo di possibilità. Noi
auguriamo buon compleanno a chi amiamo, a chi ha una relazione con noi e non di
rado a persone sconosciute che proprio tali non sono fino in fondo, visto che
qualcosa in loro riconosciamo e vorremmo fosse una cosa buona. Nascere si
ripete dentro di noi ma riconoscerlo è difficile, cioè è difficile sentire il senso
del nascere. Lo si confonde con il nuovo, con un'emozione forte, con l'amore ma
tutto questo è contenuto nella nascita cioè in quel venire al mondo non è di
per sé nascere, tant'è vero che spesso poi le vite ricombinate si ripetono.Proviamo
a riflettere su questo venire, affacciarsi, esserci dentro nel mondo con un
verbo che è movimento positivo: un entrare. Quando si entra in una situazione
di è timorosi il giusto e insieme pieni di possibilità. Forse per questo
nascere una seconda o ennesima volta, possedendo una memoria di essere stati è
una nascita differente, difficile e vera. Con la memoria noi apparentemente
restringiamo il campo del possibile, le relazioni sociali fanno il resto finché
ci si arrende e si è in balia degli anni, di ciò che sembra predeterminato,
come avessimo messo in disparte le emozioni, la capacità di cominciare davvero
qualcosa di nuovo.
Eppure se la memoria, la condizione precedente, resta nel
suo ambito le possibilità sembrano ancora agibili, nascere ovvero costruire il
nuovo sembra possibile. Quello che dobbiamo aggiungere è la fiducia, cioè il
riconoscimento di incompletezza (quello che un bimbo fa naturalmente) e la
sconsideratezza ovvero la capacità di non sottostare alla logica che determina
il comportamento come prosecuzione del passato.Per questo forse capire la
nascita implica una presunta follia pacifica, una rottura di regole che doni
energia, una meraviglia costante, affidamento e l'apertura alla possibilità che
ciò che era impensabile accada. Ma nascere è fatica, rischio, rottura delle
abitudini e ognuna di queste condizioni dello spirito si frappone tra i nostri
occhi interiori e la visione di noi, di ciò che ci è possibile. In fondo siamo
noi e solo noi che nell'escludere la possibilità del nuovo lo neghiamo. Forse
per timore di quel dolore iniziale che porta il nascere, o della sua solitudine
che ci mette davanti alla necessità di riconoscerci direttamente mentre
preferiamo specchiarci negli altri. Forse per il timore che lasciata una mano
non ci sia un'altra che dia sicurezza al procedere nel nuovo,
nell'inconosciuto. Forse per tutti questi motivi e chissà quanti altri ma
portare in noi la riflessione, che significa vedersi nello specchio interiore,
ci porta nella possibilità. Fuori dal tempo e dal destino, nel far accadere.
Quando siamo nati la prima volta non l'abbiamo scelto ma poi crescendo la
scelta è tornata nelle nostre mani. Basta saperlo un poco e cercare di capire
se ci interessa davvero. Ecco, credo si cominci da questo.
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