"Quello che l'acqua nasconde", di Alessandro Perissinotto

recensione di Rossana Massa

"Quello che l'acqua nasconde" è indubbiamente un bel romanzo, Perissinotto si conferma tra i miei autori italiani contemporanei preferiti, sarà anche perché racconta una Torino, che ricordo bene. Anni di piombo, anni Settanta. 

Torino ancora città industriale, grigia, con le periferie costruite dal geometra più che dall'architetto e per questo pratiche e semplici ma dall'anima grigia. 
Torino dove la lotta era dura, senza paura, quanto cruenta e spesso cupa. Si respirava un sottile senso di minaccia ovunque e la lotta tra Rossi e Neri, tangibile.

Cercavo di starmene fuori, disturbata dal fatto che, persino all'Università, chi facesse saltare lezioni ed esami ai poveri, fossero spesso i figli rivoluzionari dei ricchi.

Tuttavia il protagonista del romanzo è benestante e famoso. Un genetista di fama mondiale, statunitense, originario di Torino, che a Torino torna per affrontare alcuni casi di malattia su base genetica. Lo attende un amico d'infanzia, che un po' l'ammira e un po' lo invidia. È un modesto professore di biologia, divorziato.
Ha tuttavia da raccontare alla bella moglie dell'esimio professore di un passato del marito assai diverso da quanto potesse immaginare. Non era figlio di un notaio, nella Villa antica che aveva detto essere della famiglia ...c' era stato in colonia col parroco...e da quella rivelazione in poi è tutto un crescendo nel dramma. 
Un dramma che porta dai manicomi torinesi all'Irlanda, dagli omicidi brigatisti alle persecuzioni di aguzzini legittimati.

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