OCCUPAZIONE FEMMINILE: TANTO ENTUSIASMO È GIUSTIFICATO?
“Le donne trascinano l’occupazione: una su due al lavoro, è record”. “Una donna su due è occupata, è il record dal 1977”. Così questa mattina titolavano i quotidiani La Repubblica e Il Corriere della Sera in relazione ai dati diffusi ieri da ISTAT sull’occupazione in Italia. Secondo l’Istituto nazionale di statistica la lieve crescita congiunturale dell’occupazione che si è registrata nel mese di giugno 2017 è “interamente dovuta alla componente femminile”. Sarebbe stato addirittura battuto un record: era dal 1977 che non era mai successo che l’occupazione femminile si attestasse al 48.8%.
Evviva. Alleluja. Finalmente le aziende italiane, e più in generale il tessuto produttivo, hanno cominciato a comprendere che le donne sono un agente di cambiamento. Da domani molto probabilmente verranno studiati nuovi servizi, orari, congedi, strumenti per la paternità, verrà equiparato lo stipendio femminile a quello maschile e le donne avranno veramente pari opportunità di carriera rispetto ai propri colleghi. Ma è proprio così?
Partiamo da un dato: il 58% delle donne residenti nel nord Italia sono occupate, al centro sono il 55% e al sud sono il 33%.Ma cosa si intende per occupate? È veramente equiparabile il mercato del lavoro, e di conseguenza la galassia delle tipologie contrattuali, del 1977 a quelle di oggi? Quesiti che in qualche modo vengono sollevati anche da Chiara Saraceno e Maurizio Ferrera nei loro rispettivi corsivi su La Repubblica e Il Corriere della Sera.
Chiara Saraceno punta il dito sulla riforma del sistema pensionistico scritta da Elsa Fornero che ha allungato i tempi del pensionamento per un gran numero di donne che oggi sono ancora sul mercato del lavoro e contribuiscono, a suo avviso in modo decisivo, all’aumento dell’occupazione femminile. Ferrera sottolinea invece come la fotografia dall’ISTAT metta in mostra un confortante aumento dell’occupazione femminile, ma congiunturale e non strutturale.
Strutturale. È questo quel che dobbiamo cercare, un aumento dell’occupazione delle donne italiane, ma in modo strutturale, paritario e rispettoso dei loro diritti di lavoratrici. Parole d’ordine da scrivere nell’agenda politica? Genitorialità, equità del compenso, parità di trattamento, stesse possibilità di crescita professionale.
Monica Cerutti
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