Non perdete mai l'equilibrio. Oppure fermatevi se qualcuno ha bisogno?

Capita. Capita di perdere l’equilibrio in bicicletta, di uscire fuori strada e di cadere rovinosamente a terra. Oggi è capitato a mia figlia a metà di un percorso nel tratto tra Mantovana e Sezzadio lungo la strada “dei boschi”, ed io ero lì con lei. Tutto bene, nel senso che al Pronto Soccorso un paio d’ore dopo è uscita sulle sue gambe, con un po' d’escoriazioni ben disinfettate e il braccio al collo. Capita, cercheremo di stare più attenti la prossima volta. 
Passato tutto mi resta lo stupore, più che la rabbia, d'aver assistito mia figlia per circa 20 minuti in attesa del trasporto all’ospedale e di aver visto passare almeno 10 macchine al nostro fianco; passare e andare via. Non si è fermato nessuno. Eppure lei era solo una ragazza di 17 anni, coricata a terra con il corpo impolverato, sangue e lacrime soprattutto per la paura, non un pericolo proveniente chissà da dove. 
Non sono arrabbiato, sono stupito perché se perdiamo l’equilibrio per un attimo rischiamo di incontrare un’Italia molto brutta che passa e va; certo, non tutta l’Italia è quella che questa mattina è passata lungo la strada “dei boschi” di Sezzadio. 

Quella è solo una rappresentanza che rischia d’essere semplicemente la parte di comunità che non si ferma nemmeno più a pensare, altro che fermarsi per aiutare chi ha bisogno. E mi è chiaro che non si tratta di omissione di soccorso ma di un atteggiamento d’egoismo, forse di una sorta di tutela personale, che ha convinto quelle persone ad accelerare. 
Il problema è che, di fronte a tante altre richieste d’aiuto, c'è sempre qualcuno che accelera e non si ferma.
Allora da padre, più che da rappresentante delle Istituzioni, mi chiedo se l’insegnamento che devo dare ai miei figli in considerazione a quello che è capitato oggi è “fermatevi se qualcuno ha bisogno” oppure “cercate di non perdere mai l’equilibrio”.




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