Multa all’accattone, by, Agostino Pietrasanta

Domenicale ● Agostino Pietrasanta
L’elettore, si ripete, ha sempre ragione e certamente ha le sue ragioni. Se poi, in campagna elettorale, le ragioni vengono riconosciute come tali, l’eletto dovrà dare risposta e, quando ad ogni angolo di strada si è proclamata la liberazione della città, coerenza vuole che si proceda con i dovuti riconoscimenti. Ovviamente il concetto di liberazione pone problemi di straordinaria estensione: altra cosa è liberare una nazione dai totalitarismi, oppure contrastare le esperienze devastanti del terrorismo, cosa ancora diversa evitare al cittadino/elettore la spiacevole vista dell’accattonaggio: cosa rilevante, ma senza pretesa di impraticabili confronti.
Succede, in ogni caso, che anche nella nostra città, l’accattonaggio dia fastidio a parecchi, forse alla maggioranza del cui voto bisogna fare memoria e buon uso. E così il sindaco, appena eletto, emana un’ordinanza che commina multe a chi porge una mano per ricevere un po’ di elemosina.
Con tutto rispetto ed onesta valutazione, il sindaco è persona di indubbia raffinateza intellettuale e personalmente ho potuto constatare, quando l’ho incontrato più di un decennio addietro, la sua perspicacia culturale. Proprio per questo l’ordinanza mi lascia pensoso e sospeso per una serie di interrogativi di cui qui farò seguire limitato cenno.
Egli ricorderà sicuramente il passaggio dei “Promessi Sposi”, in cui il Manzoni, convinto liberale, sia pure cattolico, osserva che anche i provvedimenti “…più gagliardi, non hanno virtù di diminuire il bisogno del cibo”; mi stupisce che non ne abbia tenuto conto. Si pongono due banali cenni di osservazione o di interrogativo: chi chiede l’elemosina sarà in grado di pagare una multa? Se non è in grado di farlo, nessuna persona al mondo potrebbe tirargli di tasca ciò che non c’è, neppure con eventuale quanto censurabile violenza ed in tal caso l’ordinanza non potrà che accontentare l’elettore di bocca rozza; se poi chi pratica l’accattonaggio lo fa più per necessità che non per vizio, scacciato da una parte della città, non potrà che raggiungerne un’altra. Ed anche l’elettore privo di buon fiuto finirà per rendersene conto.
In fondo certi interventi “…per quanto gagliardi” inducono a ripensare ancora alle osservazioni manzoniane (per tacere d’altri): finiscono per imitare chi pensa di ringiovanire alterando in anagrafe la sua data di nascita. Ed allora mi chiedo: quali effetti concreti si sperano da certe disposizioni?
Certo non si tratta di soluzione facile, dal momento che l’opinione pubblica ha le sue inclinazioni di…giudizio e, mi si permetta, le sue contraddizioni. Mi è successo di ascoltare l’invito/invettiva di un distinto signore ad un “afro/asiatico” che chiedeva elemosina: “vai a lavorare!”; mi pungerebbe vaghezza di risentire lo stesso distinto signore mentre si lamenta che ci sono gli immigrati che rubano il lavoro agli italiani. Direi in sostanza che siamo un po’ tutti fatti così, ma qualcuno un po’ di più; per chi ci vuole diversi sarà opportuna una buona dose di fantasia.
Valutazione diversa se l’accattonaggio diventasse molesto; tuttavia, a parte il fatto che a questo si è già provveduto, sia pure al netto di un’ adeguata e non sempre facile valutazione della molestia, a mio sommesso avviso, per queste cose dovrebbe avere effetto il codice penale: sono convinto che un’amministrazione di destra democratica, considerata la convinzione con cui sostiene la cultura della legalità, dovrebbe essere del tutto convinta e soddisfatta dall’applicazione del predetto codice.
Insomma non si risolve la complessità col semplicismo. Mi si potrebbe opporre che ci sono forme di accattonaggio indotte da forme organizzate di criminalità. Dalla padella si cade nella classica brace riservata al solo fuoco infernale: credete che la criminalità organizzata si lasci intimorire da una multa?
Confessiamolo: si opera spesso per seguire il vento del consesno che è il contrario dei venti della democrazia che si esprime nella dialettica e nel dibattito serio e motivato.
Al fondo di tutto, per non farla anche più lunga, sta il solito equivoco: identificare l’ordine pubblico (cosa seria) con la sicurezza; peggio illudersi che la repressione risolva con l’ordine pubblico anche la questione sicurezza. La sicurezza si risolve quando si risolvono i problemi a monte e quando è difficile farlo, non conviene procedere fomentando le illusioni. Farebbe più esito, anche se più problematico consenso elettorale, coinvolgere i cittadini sulle cause delle contraddizioni e provare a rimuoverne qualcuna.







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