IL PERCORSO TRACCIATO DA EMMA BONINO È QUELLO CHE HA INTRAPRESO LA REGIONE PIEMONTE

In Consiglio regionale è stata presentata la campagna “Ero Straniero – L’umanità che fa bene” a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare che vuole superare la legge Bossi-Fini e cambiare le politiche sull’immigrazione puntando su inclusione e lavoro. A declinare le motivazioni della necessità di avanzare una proposta di questo tipo è intervenuta anche l’onorevole Emma Bonino, Ministra degli affari esteri del Governo Letta.

Ho firmato a sostegno di questa proposta di legge qualche settimana fa insieme al Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino. Si tratta di un progetto che incrocia perfettamente il lavoro che stiamo facendo come amministrazione regionale in particolare in relazione al disegno di legge regionale per l’immigrazione, che abbiamo voluto chiamare di Promozione della Cittadinanza. La parola “cittadinanza” non è messa lì a caso perché vuole sottolineare anche l’approccio culturale differente con il quale stiamo lavorando.

Credo che il tema della migrazione economica richieda un intervento legislativo nazionale. Proprio questa mattina sono stata in una comunità dove è emersa la situazione di un minore gambiano che non ha fatto richiesta di protezione internazionale perché non avrebbe intenzione di presentarsi davanti a una commissione territoriale a raccontare quel che lui non è. Ma ė quasi impossibile allo stato attuale immagine un percorso alternativo di regolarizzazione, pur essendo il ragazzo protagonista di un progetto di inclusione scolastica. Il senso di questa testimonianza è che ci sono persone in carne e ossa che sono costrette a intraprendere strade che non sono quelli che vorrebbero percorrere.

C’è bisogno inoltre di un intervento legislativo che finalmente non accosti il tema immigrazione a quello sicurezza perché dovremmo superare un approccio sbagliato che influenza anche l’opinione pubblica. È chiaro che non esistano soluzioni facili, ma non possiamo continuare ad avere paura della paura. Ci vuole coraggio perché c’è bisogno di mettere in risalto le buone pratiche e gli aspetti positivi dell’inclusione, più numerosi dei negativi. Dobbiamo ribaltare la narrazione per ribaltarne la percezione.
Monica Cerutti



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