I professori non mollano, niente esami a settembre

In 79 atenei scatta lo sciopero contro il blocco degli scatti salariali. «Cancellato il primo appello, è l’unico modo per farci ascoltare»
da: http://www.lastampa.it/ Pubblicato il 28/08/2017
FLAVIA AMABILE ROMA
L’università sta ripartendo ma per gli esami c’è ancora tempo. Quest’anno, infatti, gli studenti non potranno contare sul primo appello post-vacanze ma dovranno aspettare. Da oggi ci sono 5444 professori e ricercatori universitari e ricercatori di enti di ricerca italiani di 79 differenti università in sciopero per denunciare i cinque anni di blocco degli scatti salariali, unica categoria pubblica a cui si applica questa restrizione, come denunciano i docenti. 
Dopo diversi inutili tentativi di far sentire le loro ragioni, hanno deciso di passare all’azione bloccando gli esami, una forma di protesta a cui non facevano ricorso da oltre quarant’anni. Alle loro spalle non c’è alcun sindacato o organizzazione. Alcuni mesi fa è stato creato «Il Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria», un comitato promotore spontaneo di ricercatori e professori. All’inizio dell’estate il Movimento ha scritto una lettera aperta spiegando la necessità di protestare e invitando i colleghi a unirsi alla mobilitazione. La lettera ha ottenuto grande successo, è stata firmata da professori di tutte le principali università italiane. Il record appartiene alle università milanesi: in 382 hanno aderito tra Politecnico, Statale e Bicocca. Molto alto il consenso dell’iniziativa anche a Pisa con 264 adesioni, a Bologna con 213 e a Bari con 162. Saranno i docenti firmatari a scioperare ma non è detto che non si uniscano alla protesta anche altri colleghi. 


Il malcontento della categoria è grande e si riferisce a una vicenda che si trascina da anni. Il governo Berlusconi bloccò gli scatti per tutto il pubblico impiego dal 2011 al 2014. Si trattava di 3milioni e mezzo di persone con un risparmio per la spesa pubblica di circa tre miliardi di euro per ogni anno. Mentre tutti gli altri pubblici dipendenti, dai magistrati alle forze dell’ordine, dal primo gennaio 2015 hanno avuto aumenti che tenevano conto anche degli scatti mancati (senza arretrati) e hanno ottenuto anche gli effetti giuridici degli scatti, per i professori universitari invece, questi cinque anni è come se non fossero esistiti: nessun adeguamento, nessuna modifica alle loro retribuzioni. 

I professori quindi chiedono lo sblocco degli scatti e il riconoscimento dei loro effetti giuridici. Per raggiungere questo obiettivo hanno organizzato una protesta che prevede lo slittamento degli esami legati alla sessione autunnale, dal 28 agosto al 31 ottobre, l’ultima utile per l’anno in corso. Questo vuol dire che lo sciopero non si riferisce all’anno accademico 2017-2018 ma all’anno 2016-2017. Non sarà uno sciopero selvaggio, per evitare di danneggiare gli studenti sono stati previsti alcuni limiti: l’astensione potrà durare per un massimo di 24 ore, annullando così uno solo dei tre soliti appelli previsti (negli atenei dove l’appello previsto è uno soltanto questo sarà in ogni caso garantito). Nessun problema per le sedute di laurea e nemmeno per i test di ammissione a Medicina previsti o agli altri corsi a numero chiuso.  

In ogni caso, ci sono università che hanno già emanato circolari per spiegare gli effetti concreti dello sciopero e altre che lo faranno nei prossimi giorni. L’Ufficio comunicazione di Ca’ Foscari, ad esempio, ha diffuso una lunga nota per spiegare le modalità di agitazione previste. 
«Nel periodo autunnale, dal 28 agosto al 31 ottobre 2017 - fa sapere l’ateneo - i docenti potrebbero astenersi dal tenere l’appello dell’esame di profitto già programmato, per la durata massima di 24 ore corrispondenti alla giornata fissata per l’appello così come comunicato da ogni professore al direttore di Dipartimento o nella propria pagina personale». «I docenti che aderiranno», precisa l’Università, «garantiranno comunque un appello straordinario a partire dal quattordicesimo giorno successivo alla data dello sciopero, riservato a quanti erano regolarmente iscritti all’appello di esame». E’ stata decisa una proroga delle verbalizzazioni degli esami interessati al 14 ottobre, in modo da assicurare ai laureandi lo svolgimento dell’esame di laurea. Anche per le agevolazioni economiche (borse di studio e altro) il termine per la maturazione dei requisiti di merito è stata spostata al 14 ottobre anziché quella prevista del 30 settembre.  

L’Università di Genova, dove alla protesta hanno aderito 118 docenti, ha pubblicato un vademecum composto da cinque punti che rispettano i limiti dell’astensione di un giorno, la necessità di un nuovo appello entro 14 giorni. Ma è previsto anche un prolungamento della sessione nel caso in cui la data scelta sfori la finestra temporale della sessione. Vademecum a parte, a Genova non si escludono anche forme di protesta alternative come organizzare le prove in corridoio e fuori dalle aule. 



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