Coldiretti boccia l'accordo di riforma Ue della legislazione Bio

La Presidenza maltese e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo preliminare sulla revisione dell'attuale normativa Ue in materia di produzione biologica ed etichettatura dei prodotti biologici. Il testo, una volta perfezionato, per assicurare, in particolare, la necessaria coerenza e correttezza giuridica sarà trasmesso alla presidenza della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo.
Coldiretti esprime sull’accordo una valutazione decisamente negativa in quanto la proposta iniziale della Commissione Ue,  finalizzata,  giustamente, ad elevare gli standard di qualità delle norme di produzione degli alimenti biologici è stata completamente stravolta a vantaggio degli interessi di gran parte dei paesi europei che, da nord a sud, mirano a proporre ai consumatori cibi che di biologico hanno ben poco.
 Non solo non c’è stato verso, infatti, di poter eliminare le numerose deroghe riguardanti sia le sementi biologiche che la zootecnia, ma addirittura si consente anche, per compiacere alcuni paesi del nord Europa, l’impiego dei così detti letti demarcati in serra che sono di fatto un modo per coltivare fuori suolo venendo meno ad uno principi fondamentali dell’agricoltura biologica. 
L’Italia è rimasta isolata nel tentativo, del tutto vano, di opporsi ad un sostanziale “tradimento” di quelli che dovrebbero essere i principi fondamentali dell’agricoltura biologica svenduti in nome di quella che, ormai, appare come un’abile operazione di marketing a danno dei consumatori in quanto le disposizioni di questa proposta di regolamento, appena approvata, sono ben lungi dal garantire un prodotto sostenibile ed a basso impatto ambientale che si differenzi in modo netto dagli alimenti convenzionali. L’unica alternativa è che il consumatore si orienti verso prodotti biologici italiani ottenuti con una normativa nazionale più restrittiva rispetto a  quella comunitaria. 

I punti principali della riforma sono sinteticamente illustrati di seguito. Con riferimento alle aziende miste, in deroga al principio generale proposto dalla Commissione europea, volto a vietare le aziende agricole miste, ossia quelle che producono sia i prodotti convenzionali che quelli biologici, il testo finale consente a tali aziende di continuare ad esistere se possono essere effettivamente separate le due attività in unità di produzione chiaramente distinte.
Per evitare le contaminazioni e le potenziali frodi nelle aziende agricole miste, gli agricoltori e gli altri operatori devono garantire la separazione degli input necessari alla produzione biologica e convenzionale e dei prodotti finali. Inoltre, il testo dell’accordo prevede che le aziende agricole miste devono coinvolgere diverse varietà vegetali e specie animali separazione efficace della produzione biologica da quella convenzionale, dovranno essere definiti dalla Commissione mediante atti delegati. Inoltre, è prevista una certificazione di gruppo per i piccoli agricoltori renderebbe la loro vita più facile e per fare in modo che l’agricoltura biologica sia per loro più agevole.
In merito alla contaminazione dei prodotti biologici da sostanze non autorizzate, il Parlamento ed il Consiglio hanno respinto la proposta della Commissione europea volta a definire, in questo stadio, soglie più severe per la presenza di sostanze non autorizzate nei prodotti biologici rispetto ai prodotti convenzionali. Sono state invece introdotte delle misure precauzionali che devono essere adottate per evitare la contaminazione di sostanze non autorizzate in tutta la filiera del biologico. Le soglie Ue di contaminazione con sostanze non autorizzate per i prodotti biologici rimangono uguali a quelle applicate ai prodotti convenzionali. Gli Stati membri che attualmente applicano limiti nazionali più vincolanti per le sostanze non autorizzate nei prodotti biologici (come l’Italia), possono continuare a farlo a condizione che tali norme nazionali non vietino, limitino o ostacolino nel loro territorio l'immissione in commercio di prodotti biologici prodotti da altri Stati membri nel rispetto delle norme generali della produzione biologica dell'UE. Quindi, ad es. in Italia, possono essere commercializzati prodotti importati come biologici anche se sono contaminati con prodotti fitosanitari non ammessi per il biologico nel nostro Paese. Altro aspetto disciplinato riguarda le colture fuori suolo. Il principio fondamentale della produzione biologica è basato sulla coltivazione e la produzione di piante che deve avvenire nel suolo, e per 'suolo' significa che il terreno superiore è a contatto con il sottosuolo, in modo che le radici possano crescere nel sottosuolo. Pertanto, la produzione idroponica, vale a dire le piante in crescita in solvente ad acqua, dovrebbe essere per principio vietata.
Tuttavia, i negoziatori del Parlamento, del Consiglio e della Commissione hanno convenuto una deroga, al principio fondamentale dell’agricoltura biologica, per gli agricoltori che producono con colture coltivate in letti demarcati in serra, che saranno autorizzati per l’utilizzo di tale pratica per un periodo di 10 anni sulle superfici che sono state certificate come biologiche prima del 28 giugno 2017 in Finlandia, Svezia e Danimarca. L'aumento di queste superfici non sarà consentita e la deroga dovrà terminare nel 2030. Inoltre, la Commissione dovrebbe riferire al Parlamento e al Consiglio nel 2025 sull'uso dei letti demarcati nell'agricoltura biologica. Nel frattempo la Commissione valuterà la compatibilità di questa pratica con i principi della produzione biologica e, alla luce dell'esito di tale analisi, potrà presentare una proposta legislativa. Per quanto concerne le sementi biologiche, le deroghe che consentono l'utilizzo di sementi convenzionali nella produzione biologica potranno essere utilizzate sino al 2035, ma la data di scadenza potrebbe essere anticipata o posticipata, a seconda della maggiore disponibilità di sementi prodotte con metodo biologico. Per affrontare l'attuale indisponibilità dei semi ottenuti da produzione biologica, è stata introdotto un sistema per dare maggiore trasparenza all'attuale situazione del mercato facendo più luce sull'offerta e sulla domanda esistenti, allo scopo di incoraggiare i produttori di sementi a investire maggiormente nello sviluppo di varietà biologiche. Tale maggiore trasparenza dovrebbe portare ad eliminare le attuali deroghe (da sempre in vigore) che consentono l’utilizzo di semi non biologici nella produzione biologica. Il nuovo sistema prevede, in ciascuno Stato membro, l’istituzione di un database informatico sui materiali biologici di riproduzione vegetale e di sistemi nazionali che potrebbero collegare gli agricoltori biologici con gli operatori che sono in grado di fornire quantità sufficienti in un tempo ragionevole. Se i dati raccolti dimostrano che la qualità e la quantità di materiali di riproduzione biologica non sono ancora sufficienti, le autorità competenti potrebbero continuare a consentire agli agricoltori di utilizzare semi non biologici per la produzione di prodotti agricoli e alimentari etichettati biologici. Per quanto concerne i controlli, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno respinto la proposta della Commissione europea, rivolta a migliorare i controlli dei prodotti biologici per aumentare la fiducia dei consumatori, trasferendo tutte le disposizioni relative ai controllo nel regolamento sui controlli ufficiali per gli alimenti e i mangimi. E’ stato tuttavia approvato l'approccio della Commissione europea rivolto ad adeguare la natura e la frequenza dei controlli al rischio di verificarsi e la gravità della mancata osservanza delle norme UE in materia di produzione biologica. Sulla base delle nuove norme del regime, in generale, è previsto almeno un controllo fisico annuale sullo stato di conformità alle norme UE che gli agricoltori, gli allevatori, i trasformatori, gli operatori economici e gli importatori, dovrebbero sottostare. Solo se gli operatori presentano un profilo a basso rischio e se non sono stati riscontrati errori nel corso degli ultimi tre anni, la frequenza dei controlli fisici in loco potrà essere ridotta a un anno. Inoltre, i controlli non saranno limitati ai prodotti finali, come suggerito dalla Commissione, ma saranno effettuati in tutta la filiera di produzione biologica per garantire la tracciabilità di ciascun prodotto biologico in tutte le fasi della sua produzione, preparazione e distribuzione e per dare ai consumatori garanzie che i prodotti biologici acquistati siano veramente biologici. I controlli sono anche importanti per migliorare la fiducia dei consumatori nei prodotti importati nell'UE e inoltre dovrebbero rendere più equa la concorrenza dei prodotti UE rispetto ai prodotti importati. L’accordo prevede l’adozione del "sistema di conformità" che diventerà la norma per quanto riguarda il riconoscimento degli organismi di controllo privati nei paesi terzi. Tali organismi dovranno quindi conformarsi alle norme di produzione e di controllo dell'UE al momento di stabilire se un prodotto da esportare verso il mercato dell'UE è biologico o meno. Tuttavia, le norme previste in materia di "equivalenza" richiedono che i paesi non appartenenti all'UE rispettino standard analoghi a quelli applicati nell’UE, ma non saranno gli stessi per un periodo di cinque anni, entro il quale dovranno adeguarsi. Quindi, solo dopo un periodo transitorio di cinque anni, cioè dal 2025, tutti i prodotti importati dovrebbero rispettare gli standard europei. Ciò potrebbe causare ad un aumento incontrollato delle importazioni nel periodo transitorio. Tuttavia, per evitare problemi di approvvigionamento sul mercato dell'Unione europea, la Commissione potrà autorizzare l’importazione di prodotti dai Paesi terzi e dalle regioni ultra periferiche dell'UE, che non sono più conformi alle norme per la produzione biologica UE. L'autorizzazione potrà essere rilasciata per un periodo rinnovabile di due anni e potrebbe essere giustificata da differenze nell'equilibrio ecologico della produzione vegetale o animale o da condizioni climatiche specifiche. Ciò consentirebbe l’etichettatura come biologico del prodotto finale importato senza il rispetto delle norme UE. Inoltre, metodi di produzione equivalenti nei paesi terzi potrebbero essere riconosciuti in base a accordi commerciali specifici. In seguito alla revisione tecnica e giuridica e tecnica del testo finale relativo all’accordo raggiunto e all'approvazione formale da parte del Consiglio, il nuovo atto legislativo sarà sottoposto al Parlamento europeo per una votazione in prima lettura e al Consiglio per l'adozione definitiva. Il nuovo regolamento si applicherà a decorrere dal 1º luglio 2020.


Coldiretti Alessandria

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