Barcellona. 17 agosto 2017. "Non ci condizioneranno...", by, Pier Luigi Cavalchini

Pier Luigi Cavalchini
C'è un aspetto da mettere in rilievo che, pur non essendo positivo, fa ben sperare: la strage di Barcellona ci  ha dimostrato che "non ci abbiamo fatto il callo", che ancora abbiamo voglia di reagire ... e con forza. Il pensiero va immediatamente a Londra (due o tre volte nell'arco di una decina d'anni), a Parigi, ugualmente colpita più volte. Subito dopo va a Nizza, con una tremenda strage proprio nel giorno della festa nazionale, molto simile - nella dinamica - a quelladi Barcellona. Ma la "carrellata", purtroppo, non è finita. 
Giusto un secondo per ordinare le “immagini” ed ecco le esplosioni alla stazione Atocha di Madrid (una decina di anni fa), le stragi poco medializzate delle metropolitane di Mosca e San Pietroburgo, fino a Bruxelles, a Berlino e alla Svezia. Una striscia di sangue - con medie di morti che oscillano fra i venti e i cento ogni volta - che trova nell'amplificazione dei "media" e nella "propagazione della paura" il migliore terreno di coltura.

Una condizione, secondo i più nefasti auspici,  da "retrovia delle aree di guerra", che ricorda la Saigon del conflitto in Viet Nam oppure la Algeri dell’OAS, dei “pieds noir” e della “guerra strisciante”.
Nessuno si deve sentire tranquillo... Tutto il territorio deve essere considerato "possibile area di guerra" (per chi - sbagliando - la ritiene una guerra). Invece si tratta solo e soltanto dei rigurgiti terroristici di "esigue minoranze" (così vengono definite dalle stesse agenzie dei Paesi Arabi)  che, però , sono dure a morire. 

Quindi, come giuistamente ha ripetuto il precedente premier francese Hollande: “la nostra risposta sta nel fare esattamente le cose che facevamo prima, con lo stesso spirito e con la stessa voglia di vivere”.
Questa volta si è notato, e non è cosa da poco, un minor entusiasmo da parte delle “folle arabe” solitamente descritte come hooligans accecati dall’odio. Le reazioni nelle capitali del Medio Oriente, della penisola arabica, dell’Iran, del Pakistan, degli stessi Stati del nord Africa, sono improntate alla "cautela"  ed  anche alla “disponibilità per un pronto aiuto”… Sicuramente un dato positivo su cui riflettere. Come è importante la presa di posizione che viene dagli arabi di oltre Oceano …
“The Council on American-Islamic Relations (CAIR), the nation’s largest Muslim civil rights and advocacy organization,” (1) , cioè "la più rappresentativa organizzazione islamica americana per la tutela dei diritti civili e per la rappresentanza legale", ha condannato con fermezza l’attacco terroristico di Barcellona, segnalandone - secondo le rivendicazioni fatte - la diretta origine "’ISIS" tramite sue cellule europee. Il "Council" ha ricordato che questo atto ha causato almeno 13 vittime ed un centinaio di feriti e che tutti i servizi investigativi sono all'erta per scoprire mandanti, collegamenti ed eventuali sviluppi. 
Sulla stessa lunghezza d’onda l’importante agenzia “Nihad Awad” che oltre a ricordare la gravità e l’assurda violenza del gesto ha rimarcato che “questi piccoli gruppi di bastardi non sono affatto da affiancare a qualcuna delle principali linee di pensiero islamico moderno”. “Rinnegati” che come tali devono essere trattati.

Il “CAIR”,  ha pure stigmatizzato i “tweets” nettamente islamofobi del Presidente Trump, scorretti, intempestivi e con dati falsi . Tra questi quello in cui cita il “Generale Pershing quando catturò alcuni terroristi… “. Secondo il presidente Trump “fu una lezione che assicurò 35 anni di libertà dal terrorismo”.
Il rappresentante del CAIR precisa, sullo specifico, che il John Pershing ha questa fama di “pacificatore” derivante da una serie di provvedimenti, anche molto pesanti, presi nelle Filippine tra la fine degli anni Ottanta e il Duemila, ma che difficilmente potrebbero essere esportati altrove (3). I casi di “Abu Ghraib” e molti altri segnalati nel corso delle due prime guerre del Golfo e, poi, negli interventi in Afghanistan e Siria-Irak lo stanno a dimostrare. La sola azione repressiva serve a poco, se non – addirittura – contraria agli interessi di pacificazione e collaborazione. La linea maestra la stanno dando – che piaccia o no – le “potenze arabe” del Golfo, l’Egitto, il Marocco, l’Iran (e, in un modo tutto suo, anche la Turchia di Erdog'an); una linea basata sull’isolamento dei gruppi islamici radicali che fanno della predicazione “contro la modernità” e “contro l’Occidente” la loro principale ragion d’essere. Un estremismo cieco che non ha scuse, giustificazioni e, tanto meno, motivazioni. Su questo sta lavorando il CAIR(4) e proprio grazie a questi segnali convergenti comincia a delinearsi una strategia efficacia contro il terrorismo di matrice "islamista". Ben diversa deve essere la nostra risposta rispetto alla "canea" di strumentalizzazioni mediatiche che hanno impestato radio,  TV, social e giornali e che, per meschini conteggi elettorali, propagano allarmismo e "paure" . Anche noi dovremmo imparare dal "CAIR" ed isolare, ma in modo risoluto e concreto, tutti  i "furbetti" del "non dialogo" che, specie in Italia, prolificano e "fanno audience".






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