Salviamo il nostro GRANO

foto: http://poesie.eldy.org/
Gli agricoltori della Coldiretti sono scesi in piazza contro il trattato di libero Ceta tra Ue e Canada che legalizza l’agropirateria e favorisce l’invasione di prodotti alimentari canadesi trattati con sostanze vietate in Italia
Il Parlamento deve dire NO al CETA perché
  1. ben 250 denominazioni di origine italiane riconosciute dall’Unione Europea non godranno di alcuna tutela sul territorio canadese
  2. per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy
  3. con l’azzeramento strutturale dei dazi all’importazione il Ceta spalanca le porte all’invasione di grano dal Canada trattato in pre raccolta con il glifosato, vietato in Italia
  4. il Ceta prevede il via libera all’importazione a dazio zero per circa 75.000 tonnellate di carni suine e 50.000 tonnellate di carne di manzo dal Canada dove vengono utilizzati ormoni per l’accrescimento vietati in Italia
  5. nel Trattato manca il riferimento alla portata vincolante del principio di precauzione che, in Europa, impone cautela nelle decisioni che riguardano questioni scientificamente controverse circa i possibili impatti sulla salute o sull’ambiente, compresi gli Ogm.
La distanza con cui misuriamo la nostra azione nei confronti della demagogia della parte minoritaria della rappresentanza agricola è frutto di un attento esame di quanto comporterebbe la mancata ratifica dell’accordo Ceta.
Certo è più facile distruggere che costruire sottraendosi a responsabilità di approfondimenti seri e di azioni anche difficili.

Sostenere che il CETA possa determinare condizioni di maggiore tutela per le produzioni di qualità significa introdurre una ferita non rimarginabile al nostro sistema di agricoltura distintiva e di prossimità, mentendo agli imprenditori agricoli sulle possibilità di sviluppo e di investimento sui mercati internazionali. Che dire, infatti, del contrasto del fenomeno dell’Italian sounding destinato ad essere immolato sul fronte dell’accettazione di nomi volgarizzati o di traduzione di nomi correnti all’estero a partire dal Parmesan. 
Certo, le nostre ragioni non restano inascoltate: siamo stati subito capaci di organizzare un ampio consenso civile e politico (da CGIL a AcliTerra; da Legambiente e Greenpeace a Slow Food, da Federconsumatori ed Adusbef al Movimento Consumatori e tanti altri ancora) per discutere della necessaria reciprocità delle regole dello scambio; ma vogliamo che i nostri sforzi atterrino finalmente in basso e trovino ascolto in termini di concretezza e realtà da parte degli agricoltori anche affiliati alle altre organizzazioni, con iniziative capillari a livello delle singole zone, chiamando a sostegno i Consorzi di tutela delle Dop e delle Igp a rischio degli atti di pirateria internazionale. Il senso è quello di un ulteriore grande sfida, non la più facile, ma che dobbiamo affrontare con la consueta convinzione di costruire un futuro nuovo per l’intero Paese. 
Coldiretti Alessandria



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