RICORDO DI GUIDO MANZONE, by Renzo Penna

Guido Manzone
Renzo Penna. Alessandria
Quando Guido Manzone mi telefonava, rigorosamente al telefono fisso di casa, era, generalmente,  per lamentarsi dei guai che, più sovente a livello locale, o a quello nazionale, la sinistra stava combinando. Mi indicava i fatti e i responsabili e se, timidamente, obiettavo qualche difesa la sua replica era ancora più dettagliata e impetuosa. Così non mi rimaneva che ammettere le colpe e convenire sulle denunce. 

Per questo rimasi stupito la volta, un anno e qualche mese fa, che la telefonata di Guido esordì con un: “Devo farti i complimenti per il libro che hai scritto”. E proseguì con : “E’ l’unico tra quelli del settore che ho letto, anche di ottimo livello storico e politico, che si basa sui racconti dei sopravvissuti e per questo costituisce una testimonianza diretta degli accadimenti. Persone che i bombardamenti li hanno vissuti direttamene e a rivelarlo è un dato assolutamente autentico, la polvere soffocante che si levava nei pressi dell’esplosione della bomba per la caduta degli edifici, ricoprendo ogni cosa con una patina grigia. E’ l’unico libro che fa rilevare questo particolare ricordato in tutte le interviste che hai effettuato”. Un po’ sorpreso non mi rimase che rispondere: “Se lo dici tu ci credo” e acconsentire, ringraziandolo, alla sua proposta di scrivere una breve recensione del volume. 
Da qualche tempo Guido Manzone, per l’aggravarsi della malattia, non partecipava più, come aveva fatto per molto tempo, alle riunioni del direttivo di “Città Futura” che ogni venerdì pomeriggio si tengono alla Camera del Lavoro di Alessandria. 

Così è capitato, con Nicola Parodi, Claudio Lombardi e Filippo Boatti che si andasse a trovarlo, per completare e aggiornare le discussioni, direttamente a casa sua. In una di queste occasioni Guido mi raccontò la sua esperienza e i suoi ricordi dei bombardamenti della Seconda guerra Mondiale e della lotta partigiana. Quella domenica del 30 aprile del 1944, quando la città fu sconvolta da un massiccio bombardamento che tra il Cristo e la Pista fece 239 vittime, Guido, che aveva sette anni e abitava in una villetta di fronte alla caserma Valfrè, era solo in casa. Una bomba colpì e distrusse gran parte della sua abitazione, ma lui si salvò e rammentò che un barista di un vicino locale lo aiutò e gli lavò la faccia, che era tutta ricoperta di polvere, con il selz. In particolare mi ricordo che si commosse nel riportare un episodio accaduto a Ponzone, dove i suoi erano sfollati. Un giovane partigiano durante un rastrellamento dei fascisti venne colpito a morte e la madre, per non rilevare i nomi dei partigiani amici del figlio, interrogata se lo conosceva rispose di no. Episodi, entrambi che ho riportato nel libro con il titolo “Mi trovavo nella parte che non è crollata”
.
Guido mantenne la promessa e con l’aiuto della moglie Renza realizzò una breve, ma intensa recensione di “Vittime Dimenticate” che mi fece arrivare. Credo sia stata una delle ultime cose che Manzone scrisse e venne pubblicato sul sito online dell’Associazione. Dove, periodicamente, vengono riprodotti alcuni dei suoi numerosissimi articoli.
Nel primo anniversario della sua scomparsa mi fa piacere ricordarlo per conto delle amiche e degli amici di “Città Futura” e ringraziarlo per quel suo pensiero.

Alessandria, 19 luglio 2017 

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