Nino Di Matteo: “Il mio futuro in politica? Non escludo nulla. Ma dopo non tornerei a fare il magistrato”
Dopo che alcuni
retroscena - poi smentiti - lo avevano indicato come ministro di un possibile
governo del M5s, il magistrato interviene sull'argomento: "Voglio
precisare - dice - che porterò a termine il mio impegno nel processo sulla
trattativa Stato-mafia e che, se dovessi essere, in futuro, chiamato a servire
il paese, con l’assunzione di un incarico politico, al termine di
quell'esperienza non tornerei in magistratura"
Il pm Nino Di Matteo che accetta un incarico da
ministro dell’Interno in un possibile governo guidato dal Movimento 5 Stelle. È
il retroscena pubblicato da qualche giorno fa da alcuni quotidiani, subito
smentito direttamente da Beppe Grillo con un post sul blog. Adesso però
sull’argomento interviene il diretto interessato. E lo fa senza chiudere a
priori a un suo possibile impegno politico. “Per quanto riguarda il mio futuro
non escludo nulla“, dice all’agenzia Adnkronos il magistrato palermitano, che
da poco meno di un mese è stato nominato sostituto procuratore della Direzione
nazionale antimafia.E visto che il pm simbolo del processo sulla Trattativa tra
pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra continua ad essere applicato al
procedimento in corso davanti alla corte d’assise di Palermo, ci tiene a
sottolineare due particolari: accetterebbe un incarico di governo ma solo dopo
la conclusione del dibattimento sul Patto Stato – mafia. E alla fine dell’impegno in politica non
tornerebbe a vestire la toga. “Voglio precisare – dice Di Matteo – che porterò a termine il mio impegno nel
processo sulla trattativa Stato-mafia e che, se dovessi essere, in futuro,
chiamato a servire il paese, con l’assunzione di un incarico politico, al
termine di quell’esperienza non tornerei in magistratura”. Il processo Trattativa è cominciato nel 2012:
alla sbarra ci sono politici come Nicola
Mancino, ex ufficiali dei carabinieri come il generale Mario Mori e il generale
Antonio Subranni, boss mafiosi come Totò
Riina e Leoluca Bagarella. I testi da sentire in aula sono già terminati e all’inizio
dell’autunno dovrebbe iniziare la requisitoria: secondo le previsioni la
sentenza dovrebbe arrivare tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Prima
dunque delle elezioni politiche che si prevedono per la primavera del 2018.
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