Il miglior film di Paolo Villaggio? “Il segreto del bosco vecchio”

(barbadillo.it) - Non mi ha mai fatto ridere Paolo Villaggio nell’autocompiacimento della tanto pusillanime quanto feroce miseria piccolo borghese. Vi è però una sua interpretazione che si sottrae. “Il segreto del bosco vecchio” è un film del 1993 diretto da Ermanno Olmi, tratto dall’omonimo racconto giovanile di Dino Buzzati, girato nelle zone montane comprese tra Auronzo di Cadore, il valico alpino delle Tre Croci, ed il Comelico Superiore, nella località Valgrande.
La trama
Il colonnello in pensione Sebastiano Procolo è tormentato dalle proprie ambizioni, incattivito da una vecchiaia senza affetti. Incapace di sognare, è abituato a riportare tutto alla logica della ragione e del profitto. Vorrebbe diventare il proprietario delle terre che comprendono il Bosco Vecchio, da lui amministrate per conto del giovane nipote Benvenuto, ancora in collegio. 
Per coronare il suo sogno sarebbe disposto a commettere qualunque nefandezza, compresa l’eliminazione del nipote. Egli progetta inizialmente di radere al suolo gran parte del bosco di piante secolari, liquidando come “favole” le voci secondo le quali in esso abitino presenze animate, spirituali. 
Pian piano però il luogo, con la sua magia, fa presa sul suo cuore inaridito, ed egli comincia a sentire l’intimità di quella selva oltre quello che vede e quando il Vento gli farà credere che il nipote è morto e lui è diventato il padrone del bosco, Procolo sconvolto si reca nella notte a cercare di disseppellirlo dalla valanga in cui lo crede sepolto. 
Informato dal Vento che il nipote in realtà è in salvo al collegio, il colonnello muore serenamente lasciandosi paganamente congelare, riconciliato con il proprio demone, vedendosi simbolicamente passare al cospetto un battaglione di giovani soldati che gli tributano l’onore delle armi, al suono di una solenne marcia dal ritmo senza tempo del Mito. Con stile.

Di Eduardo Zarelli

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