Stati Uniti contro Europa. Ora è duello sull’acciaio

Trump pensa di imporre un blocco alle produzioni Ue. Bruxelles contrattacca: nel mirino agricoltura e difesa
Escalation. Dopo le frizioni sul clima, ora è l’acciaio il nuovo terreno di scontro tra Stati Uniti ed Europa
MARCO BRESOLIN INVIATO A BRUXELLES
Un’altra mina sta per esplodere sul terreno delle già tese relazioni tra Stati Uniti e Ue. Donald Trump è pronto a sferrare un colpo all’industria europea dell’acciaio e dell’alluminio, chiudendo le porte americane ai produttori del Vecchio Continente. E di conseguenza, da questa parte dell’Atlantico, già si preparano le contromosse. Anzi, “la rappresaglia”. Si rischia una escalation pericolosa. Dopo le frizioni sul Clima e sulla politica estera (in particolare nei rapporti con la Russia), il fronte commerciale è destinato a mettere a serio rischio i rapporti transatlantici.  

L’allarme è rimbalzato tra le varie direzioni generali della Commissione Ue nelle ultime settimane. Secondo quanto risulta a La Stampa, ci sono stati diversi scambi di corrispondenza interna con un invito: correre ai ripari al più presto. «Dobbiamo reagire e preparare le contromisure» ammette una fonte preoccupata per l’esito della nuova disputa, che potrebbe aprirsi nel brevissimo periodo. L’amministrazione Usa ha avviato un’indagine sugli effetti che le importazioni di acciaio e alluminio potrebbero avere sulla sicurezza nazionale, specialmente per il loro impiego nell’industria della Difesa. Donald Trump ha chiesto un report al più presto: «Lo vuole entro la fine di giugno», assicurano fonti europee. Washington ha infatti deciso di applicare l’articolo 232 del Trade Expansion Act, un trattato del 1962 fin qui raramente utilizzato, che permette di indagare sui “rischi” dovuti alle importazioni.  


Le preoccupazioni a Bruxelles riguardano le modalità di applicazione di questo articolo: secondo l’Ue l’amministrazione americana ha avviato un iter accelerato, scavalcando alcune procedure. 

L’indagine è globale, non riguarda solo l’industria siderurgica Ue. «È però evidente che l’Europa rischia di essere il partner commerciale più colpito» ammette una fonte spiegando i motivi dell’apprensione: a Bruxelles sono convinti che Canada e Messico (principali esportatori di acciaio negli Usa) sarebbero esclusi dalle restrizioni, mentre la Cina (che oggi mette sul mercato il 50% della produzione mondiale) è già oggetto di misure difensive. Dunque si tratterebbe principalmente di misure anti-europee. 

Quali sono i rischi a cui va incontro l’industria siderurgica europea che esporta negli Usa? Tre le opzioni considerate dagli esperti della Commissione: aumento delle tariffe, introduzione di quote e - nel caso peggiore - un bando totale. Fonti diplomatiche rivelano che l’esecutivo Ue ha chiesto agli Stati di fornire un elenco di prodotti che potrebbero essere colpiti. Un paio di settimane fa la commissaria al Commercio, Cecilia Malmstroem, ha scritto al suo omologo americano Wilbur Ross. Prima di tutto ha provato a spiegargli che Usa e Ue dovrebbero fare fronte comune contro la Cina in questa battaglia. Poi gli ha assicurato che non ci sono prove che l’import dalla Ue possa minacciare i produttori americani e nemmeno che i prodotti europei siano in grado di mettere a rischio la sicurezza Usa. Anche perché, secondo le stime, negli Stati Uniti solo il 3% dell’acciaio viene usato dall’industria della Difesa. 

Se la diplomazia non dovesse bastare, a quel punto arriverebbero le contromosse. Le ipotesi che vengono ventilate negli uffici della Commissione puntano in alto. Si parla di una “rappresaglia” con dazi sui prodotti americani, in particolar modo nell’agricoltura e nella Difesa. Bruxelles vorrebbe inoltre coinvolgere altri Paesi e spingerli - in nome della “sicurezza nazionale” - a una sorta di protezionismo anti-americano nei settori dell’IT e dell’Hi-Tech. Di certo l’Ue non ha alcuna intenzione di restare a guardare. 


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