IL FARO di ALBERTO PALMUCCI


Sono solo stanotte
ad ascoltare il vento
che fischia tra le case,
sui fili telegrafici,
fra le antenne stecchite
protese a una preghiera
come braccia di spettri.
Lunga,
come un fantasma,
il Faro allunga
la sua bianca polvere di luce
sulla città
a perdersi nel mare.
Forse di là,
sull’orizzonte che non vedo,
per qualcuno varrà la vita
quest’ombra di luce
che scivola via.
Per me è solo una fiammella
che brucia dalla tomba
di un’altra vita.
Io
ho mani e piedi
inchiodati
a un tronco d’albero.
E almeno diventassi
come quelle antenne
lassù
sulle case:
come una croce
tener le palme
aperte sul mondo
a un vano abbraccio.
ALBERTO PALMUCCI











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