Pd senza idee sfida Appendino. Ma è polemica sul capogruppo

Lo Russo attacca la sindaca, "solo annunci e propaganda" e poi le lancia l'amo: "Pronti a darle una mano sul bilancio". Ma il partito è immobile e tra i consiglieri monta il malcontento
L’opposizione logora (molto più del potere) e il Pd di Torino lo sta scoprendo a sue spese. Dopo l’uno-due inflitto da elezioni amministrative e referendum costituzionale il partito subalpino resta tramortito in un limbo fatto di attese che sanno tanto di impasse, con sortite sporadiche quanto poco efficaci contro la pur claudicante giunta Appendino. A sei mesi dalla Caporetto, il partito che per 23 anni ha retto le sorti del capoluogo piemontese resta lì, sospeso, condannato a fare opposizione a un sindaco che ormai ha superato la fase critica di assestamento e si appresta a guidare la città per almeno altri quattro anni e mezzo. E mentre il capogruppo Stefano Lo Russo convoca una conferenza stampa per riprendere, una dopo l’altra, le scivolate della giunta pentastellata, il segretario Fabrizio Morri annuncia la “calendarizzazione di una fase di ascolto presso i circoli della città, partendo dalle periferie (ça va sans dire ndr). Per capire come ha fatto Appendino a fare il pieno dei voti nei quartieri popolari”. Insomma, dalle parti di via Masserano siamo ancora all’analisi del voto. Un lutto mai pienamente elaborato, cui ora si somma quello sul referendum. In mezzo, una serie di iniziative mai partite, dal consigliere per ogni circoscrizione, che prevedeva un presidio territoriale costante da parte degli eletti dem in Sala Rossa, alla convention sui cento giorni di Appendino, a lungo annunciata e poi sfumata. “Forse serve anche a noi qualche idea nuova” concede Morri, che a quanto risulta è dimissionario da sei mesi e resterà in sella per almeno altri sei. ... continua su: http://lospiffero.com/ls_article.php?id=31172




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