Mariateresa Bocca: L’Università del tempo libero è una accademia del sapere, di partecipazione, condivisione e crescita.

by Pier Carlo Lava
Alessandria Post è lieta di pubblicare un intervista in esclusiva per il blog, della poetessa e scrittrice Maria Teresa Bocca.
Laureata in lettere moderne, vive a Vigevano è divulgatrice culturale per Feltrinelli, tiene conferenze e incontri di divulgazione letteraria, collabora con il  Comune durante le rassegne letterarie, insegna all'Università del tempo libero e si occupa di lettura creativa ed emozionale, ha scritto e pubblicato "La musica della luna" e le sillogi poetiche "Sinestesie" e "Prosimetrum". Queste le sue risposte alle nostre domande.
Ciao Mariateresa e benvenuta nel blog. Ci racconti qualcosa della città dove vivi?
Grazie di avermi accolta nel blog e di avermi offerto la possibilità di parlare della mia città. Vigevano, prima di essere un luogo fisico e geografico, per me è un’idea, una realtà dello spirito, uno spazio reale ed ideale, che raccoglie la storia illustre e nobile degli Sforza, il segno del genio leonardesco, antiche tracce di un passato che ancora palpita e  mi parla, che ancora racconta e bisbiglia di antichi fasti.  Amo ogni pietra con cui è stato costruito questo borgo medioevale, amo ogni passaggio, ogni strada del centro storico, amo la Piazza ducale e il cielo che sopra di essa si apre per raccoglierne i colori e brillare della luce degli affreschi, amo le campane del duomo, dai rintocchi pesanti e austeri, amo la torre del bramante, all’ombra della quale ogni giorno distendo la mia vita. Ecco, questa è il mio “natio borgo”, un tempo anche capitale della calzatura, ora meno fiorente ma sempre prodiga di lavoro. Amo la gente di vigevano, anche se a volte è troppo chiusa e riservata, amo la mia campagna, fatta di pioppeti e risaie, amo il mio fiume azzurro, il Ticino, e il parco che ancora vive dei colori caldi e pieni della terra lomellina. 

Tu insegni all’Università del tempo libero. Ce ne vuoi parlare?
Sono ormai cinque anni che dedico il mio tempo e le mie competenze nel campo della comunicazione e della letteratura italiana ai miei “ragazzi” della terza età, una esperienza straordinaria, che mi arricchisce e mi sprona a trovare sempre nuove proposte culturali da offrire ad allievi desiderosi di apprendere e conoscere cose nuove. Con entusiasmo e passione preparo le mie lezioni, ogni volta sempre diverse e varie, ogni volta spunto di riflessioni e di reciproco interesse e curiosità.  Da quest’anno sono anche consigliera nel Direttivo, con il compito di ideare, programmare e organizzare momenti culturali come conferenze, congressi, lezioni a tema, interventi di esperti nelle diverse discipline di studio, eventi anche a carattere artistico e momenti di confronto e approfondimento culturale. L’Università del tempo libero è una accademia del sapere, dove il tempo si trasforma in ogni forma di bellezza, dove lo spirito comune è di partecipazione, condivisione e crescita.

Cosa ti ha spinto a scrivere e come definiresti una scrittrice?
L’amore per la scrittura mi ha sempre accompagnato fin da bambina, quando mi ritrovavo con la penna in mano per scrivere  di ogni sentimento e emozione provata durante le mie giornate. Non concepivo di trascorrere neppure una sola ora senza scrivere, era una esigenza dello spirito. Sapevo già quale sarebbe stata la mia strada e, quando frequentai prima  il Liceo Classico e poi la facoltà di Lettere moderne alla Cattolica di Milano, coronai il mio sogno di poter affinare le mie abilità, con lo scopo anche di insegnare la felice arte della scrittura. Gli anni di insegnamento furono una continua occasione per diffondere la passione per quest’arte, ma fu la malattia a farmi decidere di lasciare la scuola per dedicarmi alla formazione del personale sanitario nel campo della comunicazione al malato oncologico e, dopo anche questa esperienza di ben 15 anni,  l’approdo alla scrittura. Io non mi definisco una scrittrice, lo trovo presuntuoso. Io sono solo una donna che affida alla penna le parole che il ritmo del cuore detta, sono una lettrice del mio animo e mi limito a narrare sentimenti che giorno dopo giorno lo assottigliano, facendolo diventare la tela sulla quale la vita disegna i suoi ricami. Io sono solo la voce di ciò che mi risuona dentro e in punta di piedi lascio che sul foglio si dispongano le parole di cui è  composto questo canto. Scrittrice è invece colei che lascia una traccia nella realtà, che parla e il suo messaggio diventa  universale, che racconta storie nelle quali gli altri possono identificarsi. Io mi limito a guardare la vita da una fessura, in silenzio, senza disturbare…


Tu hai scritto “La musica della luna” e le sillogi poetiche “Sinestesie” e “Prosimetrum”. Ce ne vuoi parlare?
“La musica della luna” è un racconto breve, un testo nato tutto d’un fiato. A dieci anni dalla malattia che ha cambiato la mia vita, a dieci anni da quel tumore che mi stava strappando alla vita, nasce una prosa che vuole essere la testimonianza di una sofferenza profonda e lacerante, di una esistenza stravolta dal male e di un’anima che ha toccato l’abisso del dolore. Ma è anche la narrazione della forza che ho trovato dentro di me, dello slancio vitale che mi ha fatto riemergere, della guarigione che prima è avvenuta nella mente e solo dopo nel corpo. Vuole essere un canto di speranza, che nasce dal buio più cupo e che si apre ai colori più accesi, vuole essere come un sorriso che si distende sul viso dopo aver pianto tanto, come la luce del mattino dopo  una notte di incubi, come un abbraccio, di quelli che temi di non  poter ricevere mai. “Sinestesie” e “Prosimetrum” sono invece sillogi poetiche. La prima è il mio timido affacciarmi alla poesia nella forma della prosa d’arte, il secondo è il tentativo di unire prosa e poesia in un unico respiro.  La prosa d’arte, un genere letterario che vanta origini nobili, fra le mie mani diventa una forma di scrittura animata da un forte afflato poetico, pur nella sua composizione in prosa. Ogni testo è come una piccola rivelazione, la descrizione di un miracolo di vita, la sorpresa di fronte alla meraviglia del mondo, una intermittenza del cuore. Le parole poetiche hanno la rapidità di un battito di ciglia, ma la lentezza di un respiro che si sospende davanti a qualcosa che stupisce. Ricorro spesso alla sinestesia, una figura retorica che mi permette di accostare sfere sensoriali diverse e dare così voce ad ogni sussulto della mia anima. 
Come sei arrivata a pubblicare il tuo primo libro e quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato?
Per caso, su Facebook, lessi di una piccola casa editrice, “Antologica Atelier”. Subito mi rivolsi alla straordinaria Lucia Lanza, che mi ha offerto la possibilità di una pubblicazione. Sono ormai diversi anni che mi affido alla sua competenza e raffinata gentilezza, è lei che conferisce una veste editoriale alle mie creature. Nessuna difficoltà dunque.

Sei divulgatrice culturale per Feltrinelli a Vigevano, dove tieni conferenze e incontri di divulgazione letteraria. Ce ne vuoi parlare?
Dal 2012 collaboro con Feltrinelli, che ha subito creduto al mio progetto di divulgazione letteraria attraverso conferenze in libreria aperte a tutti. L’idea mi è nata quando, pensando all’immenso repertorio di argomenti letterari, ho contattato la direttrice, la Dott. Marta Moretto, per una conferenza che avesse lo scopo di avvicinare alla letteratura un pubblico vasto ed eterogeneo. Io avrei messo a disposizione la mia esperienza di insegnante e il mio interesse per le letture degli autori e delle loro opere da una prospettiva diversa rispetto a quella scolastica. Iniziai con “Emily Dickinson: la poetessa di cuore e di parole”, un incontro durante il quale ho scavato a fondo nell’animo della poetessa e delle sue poesie di seta, tanto da coinvolgere le emozioni più profonde del pubblico, anche offrendo una lettura creativa di alcuni suoi testi. Fu un successo. Da allora, quasi ogni mese propongo una conferenza che riempie la libreria. Sono felicissima. Una volta l’anno, invece, organizzo un evento, sempre sotto l’egida di Feltrinelli e all’interno della Rassegna letteraria della città, che vede come protagonista un autore internazionale, di cui presento l’opera. Quest’anno è stata la volta di Amos Oz, mentre l’anno scorso ho avuto l’onore di presentare in prima nazionale, l’ultimo romanzo di Isabell Allende.

Ci risulta che collabori con il Comune durante le rassegne letterarie. Ce ne vuoi parlare? 
Come ho appena accennato, durante la Rassegna letteraria di Ottobre, Il comune organizza conferenze e incontri con personaggi del mondo culturale e due premi, uno alla carriera in ambito nazionale e uno internazionale. Di solito per conto di Feltrinelli mi occupo di conferenze che anticipano l’arrivo dell’autore straniero: sono veri e propri eventi in grande stile. La location è la prestigiosa Sala dell’Affresco all’interno del Castello Sforzesco, dove viene allestito uno spazio in tema all’argomento trattato dall’autore nel suo libro. Questa’anno, per ”Giuda” diAmos Oz, abbiamo preparato una tavola imbandita secondo l’uso ebraico, grazie alla collaborazione di sponsor che hanno offerto tutto il necessario. Sempre per il Comune, mi occupo della “giornata mastronardiana”, durante la quale tengo una conferenza sul nostro autore vigevanese, lucio Mastronardi.

Quali sono i tuoi autori preferiti e come vedi il presente e il futuro della cultura nel nostro Paese?
A parte i grandi classici della letteratura italiana e straniera dell’Ottocento, amo leggere anche autori contemporanei, primo fra tutti Amos Oz, che ho sempre adorato, Hesse, Eco…Ecco, io amo l’arte, la bella scrittura, i contenuti ricchi di valore e di significato, ma amo soprattutto la scrittura che fa riflettere senza angosciare: leggere deve essere un momento costruttivo che sollecita le emozioni senza sfregiare o arrivare come un pugno alo stomaco. Un esempio. Non riesco a leggere autori come la Vinci o Tarabbia, la loro prosa mi ferisce, mi agita, non mi coinvolge, anzi mi allontana… Lasciamo perdere poi i libri commerciali di autori improvvisati o di personaggi del mondo dello spettacolo. E’ solo carta su cui è stato scritto qualcosa, niente di più. Evito per delicatezza di fare esempi. La cultura, ma questa è una mia modestissima idea, non deve provocare, urtare, dissacrare, profanare. Avrà un futuro solo se presterà attenzione alla qualità, alla bella scrittura, all’armonia, all’uso di una lingua ripulita da inutili e peraltro discutibili rozzezze.

Stai già scrivendo il tuo prossimo libro e nel caso stai pensando a nuove tecniche di marketing promozionale?

Si, sto elaborando la mia nuova silloge, che si intitolerà “Il profumo del calicanto”, un viaggio nei suoni, nei colori, nelle forme della vita, ma non sto pensando ad altre tecniche di promozione che non siano quelle della pubblicazione con” Antologica”e dell.

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