Laura Barone: Un percorso poetico tra i versi, alla ricerca dell'essenza del sentire comune e universale

by Pier Carlo Lava
Alessandria Post è lieta di pubblicare in esclusiva per il blog un intervista della scrittrice e poetessa Laura Barone.
Laura Barone vive a Milano, ha iniziato a scrivere versi molto presto, i primi componimenti risalgono al periodo della sua adolescenza. Il suo percorso poetico è stato, per la maggior parte del tempo, un percorso in solitaria tra i versi, alla ricerca dell'essenza di quel sentire comune e universale  che è in ciascuno di noi e che il poeta ha il compito di portare alla luce dandogli nuova forma e significato. L’abbiamo intervistata, queste le sue risposte alle nostre domande.

Ciao Laura e benvenuta nel blog, ci racconti chi sei e qualcosa della città dove vivi? 
Grazie a te per avermi invitata, sono nata a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, in pieno Boom economico e lì, sono cresciuta, fino all’età di otto anni. Nel ’68 dopo la morte di mio padre, avvenuta qualche anno prima, ci trasferimmo con mia madre e mio fratello a Galatina luogo d’origine dei miei. 
Nel periodo in cui, la stragrande maggioranza della gente emigrava dal Sud al Nord in cerca di fortuna, noi facemmo il percorso inverso.                                                 .              

A Galatina ho vissuto anni molto belli, intensi, ma anche molto difficili. Dopo il liceo mi iscrissi all’università. Era un periodo pieno di grandi ideali e di battaglie politiche, io, nel mio piccolo, mi impegnai sul fronte dei diritti umani. Diventai responsabile del gruppo in formazione di Amnesty
International che si era costituito all’Università. Dopo la laurea in Lingue feci le valige, volevo tornare a Londra dove avevo già vissuto ma un’ottima offerta di lavoro deviò il mio percorso a  Roma dove rimasi tre anni. Il mio desiderio, però, era quello di tornare nel luogo dov’ero nata e così, alla fine degli anni ’80, sono ritornata a Milano dove, attualmente, lavoro, per il Comune, come Funzionario dei Servizi Formativi. Mi occupo d'insegnamento della lingua Inglese e di orientamento scolastico. Amo molto il mio lavoro; insegnare è uno dei più bei mestieri al mondo anche se non tra i più facili.  

Sono molto legata a Milano, è diventata una città molto diversa dalla città che ricordavo da bambina ma, pur con le sue contraddizioni, resta una città bellissima e ricca di stimoli.  

E’ una metropoli camaleontica sempre in grado di trasformarsi e rigenerarsi. E’ sobria, non si compiace di se stessa e per chi lo sa cogliere, ha sempre un fascino  discreto e quell’intramontabile eleganza che dura nel tempo. Certo, molte cose sono cambiate e la crisi si sente anche qui, ma Milano non indugia su se stessa, continua a camminare velocemente  e forse questo è il segreto della sua capacità di affrontare e superare le difficoltà che incontra.


Quando hai iniziato a scrivere, cosa ti ha spinto e come definiresti una poetessa? 
Ho  iniziato a scrivere molto presto, la prima poesia l’ho scritta a 12 anni, e fu pubblicata sul giornalino della scuola.
Non è facile dire cosa mi abbia realmente spinto verso la poesia. Da bambina, sicuramente il desiderio di creare un rifugio per la mia fantasia.  Da adulta credo sia prevalso l’amore per questo genere letterario e la necessità di creare un nuovo linguaggio per dar voce a quel magma interiore che scorreva e scorre incessantemente in cerca di qualcosa che lo riporti alla luce e gli dia nuovo significato e nuova vita.
Quando mi chiedono chi è un Poeta, mi piace citare Giorgio Caproni che lo definiva ” il minatore dell’anima” . In realtà il compito del poeta è proprio quello di tentare di raggiungere il fondo di Sé per   portare alla luce  quel sentire universale che è in ognuno di noi. Il Poeta deve assumersi la responsabilità, anche nei confronti del lettore e avere il coraggio di andare fino in fondo per assolvere questo compito di ricerca che lo porterà inevitabilmente a scoprire gli altri in se stesso.

Che differenza c’è, se esiste, fra uno scrittore e un poeta? 
Beh, non è semplice dare una risposta a questo quesito e il discorso sarebbe molto lungo. Molti scrittori sono anche poeti e molti poeti sono scrittori. Entrambi possono seguire o infrangere regole, possono trattare, anche se con modalità diverse, gli stessi temi ed avere gli stessi ideali. Il percorso di ricerca è sicuramente per entrambi un percorso sofferto. Fondamentalmente, quello che differenzia uno scrittore da un poeta è l’utilizzo di uno stile e di un linguaggio differenti. In un certo senso lo scrittore è più concentrato sull’evento mentre il poeta privilegia la parola. Entrambi cercano il ritmo nelle frasi e nei versi per suscitare emozione nel lettore.

Come sei arrivata a pubblicare il tuo primo libro e quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato? 
Ci sono arrivata quasi per caso. Inizialmente, non era mia intenzione pubblicare nulla. Ho sempre vissuto la poesia come una dimensione personale Persino in famiglia non sapevano che scrivessi poesie da oltre 40 anni. Sono stata incoraggiata a farlo da persone che stimo e che apprezzano quello che scrivo ma, per decidermi a pubblicare, ho  dovuto fare, su di me, una vera e propria azione di forza per vincere quella sensazione di pudore che spesso mi frena.
La prima vera difficoltà riguardava il contenuto del libro. In un’opera correttamente strutturata è importante trovare un argomento che faccia da filo conduttore a tutta l’opera e questo, per la modalità e spontaneità con cui spesso un poeta scrive, non è facile.. Un altro elemento che crea non poche difficoltà a chi scrive, è la dimensione del dubbio e dell’imperfezione che ogni poeta vive e che fa sentire ciò che egli scrive, sempre come incompleto.
Per quanto riguarda la parte editoriale, con la pubblicazione di “Germogli di sole”, posso dire d’essere stata molto fortunata e di non aver incontrato particolari problemi. Avevo un solo dubbio, se indirizzarmi verso il self publishing o orientarmi verso una casa editrice. Grazie ad un’amica ho risolto il problema ed ho contattato  le Edizioni Milella che mi hanno dato la possibilità di pubblicare il libro che verrà presentato ufficialmente i primi di Gennaio a Lecce.  

Le tue poesie sono comparse in varie antologie: “ Il Federiciano”, “ Verrà il giorno e avrà un tuo verso” e “Orgoglio Donna”, inoltre altri tuoi componimenti sono comparsi sulle riviste: “Malvagia” e “ALevante”, ce ne vuoi parlare? 
Nel 2015 ho sentito parlare del Concorso “Il Federiciano” e del “Paese della poesia”, Rocca Imperiale, dove si tiene appunto, il festival della poesia. Il Federiciano è un’operazione, molto interessante, di promozione della poesia e del territorio, fatta da Giuseppe Aletti un editore originario di Rocca. Un po’ per curiosità ho deciso di partecipare al concorso e andare a visitare il paese e, anche se non sono rientrata tra i vincitori,  ho comunque ricevuto dall’editore  la proposta d’inserire alcune  mie poesie nell’antologia da loro prodotta. La stessa cosa è avvenuta per l’antologia “Orgoglio donna” un’antologia tutta al femminile prodotta dall’editore Santoro di Galatina. 
Per quanto riguarda la rivista “Malvagia”, nel 2001, avevo conosciuto Pino Polistena che con Carlo Cassola, ne era il fondatore. Polistena lesse alcune mie poesie, gli piacquero, e decise di pubblicarle in un numero della  sua rivista. 
A Levante è invece la rivista con cui collaboro regolarmente, nata da un’idea di Giovanni Santi, si occupa di cultura e territorio nell’area del Salento ma si sta diffondendo e sta ampliando la propria area di diffusione e  anche oltre la regione Puglia.

Hai ricevuto vari riconoscimenti, e vinto la XIX edizione del premio “Fazio Degli Uberti” di Pisa, ce ne vuoi parlare?  
Credevo molto nella poesia che avevo inviato, al concorso, era una poesia sulla solitudine. Vincere il primo premio, è stata davvero una grande soddisfazione. Chi scrive versi ha bisogno, non tanto delle luci della ribalta, quanto di capire realmente a che punto è del suo percorso di ricerca. Vincere un premio di poesia di questo livello, incoraggia molto a continuare specie chi, come me, è “uscito allo scoperto” da poco tempo e si sta domandando se abbia o meno compiuto il passo giusto.

Hai conseguito il terzo posto in classifica nei concorsi: “Nel segno di Pisa”, “Il Campanile”, Premio “Federica - Le parole della Vita”, oltre ad una segnalazione di merito al Premio Letterario “Vitulivaria”, ce ne vuoi parlare? 
Sono tutti riconoscimenti  che , per me, hanno  un significato importante e sono legati a grandi soddisfazioni e bellissimi ricordi . Una cosa che mi piace dei premi, oltre al fatto di vedere riconosciuto il proprio lavoro, è l’occasione di incontrare persone meravigliose, animi poetici che, come me, credono realmente nel valore e nel potere della poesia.

L'Università Popolare “ Aldo Vallone” di Galatina (LE) ti ha dedicato una pagina nel suo sito web, ce ne vuoi parlare?  
Nel 2011 avevo terminato di scrivere la silloge  “Il canto dell’edera” e il direttore dell’università popolare di Galatina, Prof. Gianluca Virgilio,  che ne aveva curato la prefazione, mi chiese di selezionare alcune poesie e inviargli una biografia per inserirmi nella  pagina dedicata agli autori Galatinesi. Devo ammettere che, per me, è  stata una vera soddisfazione  veder fiorire in rete quella parte di “Salentinità” che è nel  mio DNA. 

Ci vuoi parlare anche delle altre raccolte: “Il velo e i pavoni”, “Il Canto dell'edera” e “Micron-Poetici”? 

“Il velo e i pavoni” è stata la mia prima raccolta. E’ un libro i cui componimenti fanno comprendere il modo in cui il  poeta  si affaccia sul mondo. che non sempre sente suo.  Fu il risultato di un lavoro svolto all’interno di un gruppo letterario  a Milano. All’epoca non si parlava ancora di self publishing facemmo quindi un’operazione di “stampa alternativa”. “Micron Poetici” è del 2011. E’ una silloge  che ha come caratteristica la brevità dei suoi componimenti; gli argomenti spaziano tra diversi temi sia di tipo sociale che politico.. Ne “Il canto dell’edera” c’è un percorso molto più sofferto, scaturito da un’esperienza di vita, ed affronta il tema della paura e dello smarrimento dinanzi al dolore. 


Recentemente è stato pubblicato il tuo libro di poesie “Germogli di sole”, ce ne vuoi parlare? 
Considero “Germogli di sole” la mia prima vera pubblicazione in cui affronto il percorso attraverso il dolore e la sua trasformazione. Un dolore che l’Uomo si trova spesso impreparato ad affrontare ma che può combattere solo affrontandolo e trasformandolo. Ciò può avvenire anche attraverso la poesia che ci può aiutare   a prendere coscienza  e trasformare il nostro pensiero e il nostro agire. Il libro è una sorta di guida che ci aiuta ad individuare e superare i periodi dolorosi trasformandoli in speranza   fino a farli germogliare in nuova e rigenerante forza vitale. 
La prefazione del libro è stata curata dal Prof. Franco Donatini dell’Università di Pisa e il libro, pubblicato a Luglio da Milella, verrà presentato  dal Prof. Carlo Alberto Augieri docente di Critica letteraria ed ermeneutica del testo, presso l’Università del Salento.

Quali sono i tuoi autori preferiti e come vedi il presente e il futuro della cultura nel nostro paese? 
Di autori ne ho letti molti ma ne citerò solo alcuni sia per  la poesia che per  la prosa.
Come poeti, i primi ad ispirarmi, nel periodo della mia adolescenza sono stati sicuramente Giovanni Pascoli, Giacomo Leopardi, Salvatore Quasimodo e Federico Garcia Lorca, 
Ho letto molti poeti della letteratura italiana e straniera dell’800 e del ‘900 tra questi voglio ricordare: George Byron, John Keats, Charles Bukowsky, Pablo Neruda. Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Patrizia Valduga, Giorgio Caproni e molti altri. Ultimamente  sto rileggendo : Nazim Hikmet, Rumi, Khalil Gibran e  Yogananda
Per la prosa mi piacciono molto autori come: Herman Hesse, Oriana Fallaci, Virginia Woolf, ,Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Cesare Pavese, George Orwell, Carlo Levi, Oscar Wilde, Franz Kafka, Andrea Camilleri.                           .
Per quel riguarda lo stato della cultura e in particolare della poesia in Italia c’‘è gente sicuramente più autorevole e preparata di me che potrebbe dire la sua, mi limiterò a dare il mio modesto parere in proposito. 
C’è chi sostiene, molto brutalmente,  che con la cultura “non si mangia” e chi è convinto, che  la poesia sarebbe morta. Il periodo che viviamo è sicuramente un periodo di crisi e la poesia resta sempre un prodotto di nicchia ma posso dire che il mondo della poesia attualmente è vivissimo e ricco di veri talenti. Ho avuto occasione di conoscere persone che hanno veramente grandissime doti anche se, spesso, non riescono ad emergere. Il problema è che, in questa società, tutto è destinato a trasformarsi in  business e la poesia, a questo, si presta ben poco. Credo che, Il futuro della cultura, ed in particolare della poesia, dipenda dalla sua capacità d’adattarsi e a comprendere  ciò che offre  l’era digitale che stiamo vivendo. Il poeta deve fare i conti con l’innovazione tecnologica, acquisire nuove competenze e raccogliere la sfida. Solo così sarà in grado di raggiungere un maggior numero di pubblico magari con l’ausilio delle altre arti. Io credo molto nell’arte visiva abbinata alla poesia, personalmente amo molto la pittura surrealista contemporanea ma non trascurerei neppure la musica che potrebbe continuare a fare, come già fa da molto tempo, da colonna sonora  evocativa agli eventi  poetici. Ma anche altre arti come la danza e il canto potrebbero unirsi a questa nuova sinergia. 

Stai già scrivendo il tuo prossimo libro e nel caso stai pensando a nuove tecniche di Marketing promozionale? 
Materiale per pubblicare un nuovo libro ne ho già prodotto molto ma va riorganizzato e strutturato. In questo periodo sto scrivendo tantissimo ma, soprattutto, sto sperimentando.. Per l’argomento del prossimo libro, ho in mente un tema che spero di riuscire a sviluppare e trasformare in qualcosa d’interessante. Credo che un’ottima e nuova idea di marketing promozionale possa essere una presentazione legata a qualche evento, ci sto ancora pensando, per ora ho creato un mio sito che dovrò comunque implementare e collegare alla vendita diretta del libro.

Pensi di sfruttare le nuove piattaforme per il self-publishing come ad esempio Amazon e altri siti simili?  
Le prime tre silloge sono state pubblicate con ilmiolibro.it a cui sono iscritta. Il self publishing è un’operazione molto interessante da monitorare con attenzione che offre la possibilità del print-on-demand, che potrebbe diventare un’ottima alternativa alla distribuzione tradizionale. So che alcuni amici poeti non sono d’accordo con me , molti preferiscono i canali tradizionali dell’editoria ma io sono convinta che questo tipo di pubblicazione acquisterà la dignità che merita ed entrerà a pieno titolo anche negli ambienti più selettivi e chiusi alle novità, è solo questione di tempo.

Programmi per il futuro e sogni nel cassetto? 

Oltre al fatto di continuare a scrivere poesie, che è il mio desiderio principale, ho in mente un progetto che spero di riuscire a concretizzare al più presto. Riguarda la creazione di un gruppo letterario, con competenze a livello informatico, in grado di auto formarsi e lavorare in autonomia. L’idea è ancora in embrione ma spero di riuscire a realizzarla in tempi non lunghissimi. Il tutto dovrebbe confluire in un’associazione culturale che potrebbe interessarsi anche di viaggi letterari. Qualche sogno, però, consentimi ancora di tenerlo nel cassetto… cosa sarebbe un poeta senza i sogni?

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