SLC - CGIL: VERSO LO SCIOPERO DI POSTE

Alessandria: Ad una settimana dalla data prescelta per la mobilitazione nazionale, 4 novembre, ci sembra doveroso e utile ribadire le ragioni che ci spingono ad un'azione di lotta così eclatante e che sicuramente comporterà un disservizio evidente ai cittadini.
Vogliamo sia chiaro che lo sciopero di POSTE ITALIANE è volto anche a tutelare i cittadini dall'ennesima privatizzazione raffazzonata di un'azienda sana ancora in mano pubblica al solo scopo di far cassa per uno Stato che continua a buttare risorse ed opportunità in un pozzo senza fondo. Dei cittadini chissenefrega. Cosa intendiamo dire? Quante privatizzazioni ad oggi in Italia hanno avuto ricadute positive nelle tasche dei cittadini così come promesso dalla politica? Forse le telecomunicazioni? Davvero dobbiamo parlare ad esempio di Telecom? Davvero dobbiamo raccontare a tutti quanto sia dimagrita in termini occupazionali e quanto l'azienda proprio ora cerchi di far dimagrire le retribuzioni di quei lavoratori? E quali benefici ha portato questa situazione nelle tasche dei cittadini-utenti? Lascio a voi la risposta.
La posizione delle OO.SS. tutte sulle privatizzazioni non è pro o contro a prescindere. Solo qualche hanno fa chiedemmo la privatizzazione delle Terme di Acqui per toglierle dalle mani di una gestione pubblica incapace e dannosa. La gestione pubblica non è il male assoluto come non lo è quella privata. Ma in questo Paese ci pare proprio tutt'altra faccenda. 

Tutte le privatizzazioni conosciute sinora hanno visto arricchirsi un gruppetto di pochi e impoverirsi i più senza beneficio alcuno per la collettività. Ma una domanda ci assilla: se ogni governo sinora succedutosi compreso quest'ultimo ha portato avanti la stessa condotta e linea politica, per noi evidentemente perdente, una volta svenduti tutti i gioielli di famiglia  , nel futuro cosa ci venderemo ancora per potere galleggiare malamente come si è fatto sinora? Dopo che avremo creato ulteriori disoccupati, dopo aver impoverito ulteriormente il Paese, dopo aver vessato ancora una volta i cittadini, cosa faremo? Questo non è un modello di sviluppo. Questa non è politica industriale.
Cosa faremo quando l'UE ci sanzionerà, come in passato per le quote latte, per aver portato avanti un modello di recapito a giorni alterni sul 25% del territorio nazionale nonostante un esplicito divieto. Pagheremo quelle sanzioni coi soldi delle tasse dei cittadini lavoratori di poste che hanno perso il lavoro e coi soldi dei cittadini utenti che pagheranno per non aver ricevuto un servizio o averlo ricevuto pessimo ! Questo il Governo lo sa bene. Anche di questo dovrebbero tenere conto gli amici sindaci. I loro cittadini saranno cornuti e mazziati. Il servizio peggiorerà, come si può già constatare sul territorio casalese e della Val Cerrina, e se le cose procederanno su questa strada molti piccoli uffici saranno spresidiati per la mancanza di personale, già oggi evidente, o per la diseconomicità del sito. Risultato: la condanna dei piccoli borghi e delle comunità più remote sperdute fra le nostre belle colline o fra le pieghe dell'appennino. Cittadini di serie A e cittadini figli di nessuno. Vogliamo davvero questo? Questo aumenterà la coesione sociale di questo paese oggi in balia di sottoculture e nostalgie pericolose? E' questo il rispetto per i principi della Carta Costituzionale di chi oggi ci propone un referendum per modificarla in maniera così pasticciata ed ambigua?
Poste Italiane è la più grande azienda di questo Paese. Conta quasi 140 mila dipendenti dalle Alpi a Scilla. E' una rete che tiene assieme questa nazione da quando è nata e lo fa sotto un contratto nazionale più che dignitoso che garantisce prospettive ai propri dipendenti ma soprattutto lo fa gestendo milioni e milioni di dati sensibili di privati cittadini. Davvero qualcuno vuole che quei dati cadano completamente in mano e senza controllo alcuno ad aziende e aziendine private o peggio in pasto al mercato? Davvero dobbiamo trasformare i cittadini di questo Paese in meri consumatori da spremere ?
L'azienda per noi deve rimanere integra e cioè composta dalla rete degli uffici e dal recapito (i portalettere) così come è oggi. Nessuno scorporo, solo l'attuazione seria e coerente di quanto annunciatoci in passato col piano di rilancio quinquennale che tendeva a recuperare importanti quote di mercato su più direttive oggi ancora disponibili. Noi vogliamo che il servizio per i cittadini migliori e migliorino le condizioni per i lavoratori. Vogliamo che l'azienda investa i propri utili su se stessa. E' molto più semplice fare funzionare Poste che privatizzarla e smembrarla un po' alla volta e di nascosto. 
I problemi che vive oggi il settore recapito sono stati cagionati in passato dalla politica che aprì il mercato alle aziende private senza regola alcuna. Risultato: oggi esistono 3000 agenzie di recapito privato che non applicano il contratto nazionale dei dipendenti di Poste Italiane e di conseguenza riescono ad abbattere il costo del lavoro. Spesso non pagando affatto i dipendenti che purtroppo sempre più di frequente sono, oltre ai giovani in cerca di prima occupazione, pensionati che non"tirano" la fine del mese. Il servizio offerto è nella media pessimo. La concorrenza che si è innescata è chiaramente al ribasso sul costo del lavoro e non sulla qualità del servizio. Tutto ciò a danno di lavoratori e cittadini. La politica fa finta di non sapere. 
Alla luce di quanto vi abbiamo raccontato, possiamo davvero considerarci un Paese civile e industrializzato? 
Proprio per questo vogliamo scioperare, per difendere un'idea di Paese completamente diversa, per difendere i lavoratori e i cittadini di questa povera nazione così mal condotta.

Marco Sali
(segr. gen. Prov.)

SLC - CGIL Alessandria                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

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